La scoperta di un tumore al seno con la termografia è un caso molto fortunato. Per fare diagnosi precoce occorre affidarsi a mammografia ed ecografia mammaria
Diagnosi di tumore al seno con una fotocamera termica? No, grazie. Nei giorni scorsi diversi organi di informazione hanno riportato la curiosa notizia di una donna di Glasgow che - in seguito alla visita in un museo in cui era presente una fotocamera in grado di rilevare differenti temperature - ha scoperto di avere un tumore al seno. La notizia, seppur confermata, rientra in qui casi più unici che rari. Perché per fare diagnosi precoce di tumore al seno occorrono esami specifici quali mammografia ed ecografia mammaria.
L'IMPORTANZA DELLA DIAGNOSI PRECOCE
Il tumore al seno è la più frequente neoplasia femminile e la prima causa di mortalità per tumore tra le donne. In Italia, secondo gli ultimi dati AIOM, sono circa 53 mila le nuove diagnosi all'anno. Nonostante questi numeri, però, il tumore è anche uno di quelli che presenta i più alti tassi di guarigione. “Di fondamentale importanza - spiega Paolo Veronesi, presidente della Fondazione e direttore della senologia chirurgica dell'Istituto Europeo di Oncologia di Milano - è la diagnosi precoce. Prima si arriva a diagnosticare la malattia e maggiori sono le probabilità di successo. Oggi la sopravvivenza per il tumore al seno è dell’87% a cinque anni dalla diagnosi e se la diagnosi avviene in fase pre-clinica, ovvero quando la malattia non ha ancora manifestato sintomi e il tumore non è palpabile, si arriva oltre al 95%”.
L'USO DELLA TERMOGRAFIA MAMMARIA
Per arrivare presto ad intercettare la malattia esistono diversi esami strumentali. Nel caso della donna gallese protagonista della vicenda, tutto è nato dalla visita della “Camera Obscura and World of Illusions” presente nel museo. In una delle sale, nello spazio dedicato all’imaging termico con telecamere in grado di rilevare le radiazioni termiche di un corpo, la donna ha notato che l’immagine del proprio corpo a livello del seno sinistro presentava una colorazione anomala rispetto al resto del corpo. Insospettita ha immortalato il tutto facendolo poi vedere al proprio medico. Inviata da quest’ultimo ad ulteriori approfondimenti diagnostici, si è scoperto che la macchia anomala era un tumore al seno in fase iniziale.
Può dunque una semplice immagine ottenuta con una fotocamera sensibile alle temperature portare alla diagnosi di cancro? In passato tra i diversi metodi diagnostici per indagare la presenza di un tumore a livello del seno c’era la termografia mammaria. L’esame si fonda sull’aumentata produzione di calore da parte del tumore rispetto al tessuto sano circostante. Ecco perché l’eventuale presenza di una massa tumorale può essere visualizzata in un’immagine proprio come nel caso della donna scozzese.
SCARSA SPECIFICITA' E SENSIBILITA'
C’è un però. “L’esame, pur avendo un razionale scientifico, presenta una specificità e una sensibilità molto scarsa. Ciò significa che nei casi di tumore al seno in fase iniziale le probabilità di individuare la malattia hanno un’accuratezza del 40%. Una percentuale scarsissima che a partire dagli anni ’70 ha portato al progressivo abbandono della tecnica quale metodo di indagine” spiega Veronesi. Ma c’è di più: “Oltre ad avere una scarsa specificità e sensibilità - continua l’esperto - non sempre la positività significa presenza della malattia. Formazioni benigne o infiammazioni possono essere scambiate erroneamente per qualcosa di grave”.
MAMMOGRAFIA ED ECOGRAFIA MAMMARIA PER FARE DIAGNOSI PRECOCE
Fortunatamente grazie al progresso tecnologico la ricerca ha “partorito” tecniche di indagine molto più precise ed accurate come la mammografia con tomosintesi e l’ecografia mammaria. Grazie a questi test, da svolgere alternativamente o in coppia a seconda dell’età e del profilo di rischio personale, oggi è possibile arrivare ad una diagnosi precoce molto precisa. “Nel caso della donna scozzese - conclude Veronesi - si è trattato di pura fortuna. Il mio consiglio, oltre all’adesione alle campagne di screening offerte gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale, è di sottoporsi a partire dai 35 anni ad una ecografia mammaria una volta l'anno e, a partire dai 40 anni, una mammografia annuale”.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.