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Oncologia
Daniele Banfi
pubblicato il 09-11-2024

Terapia ormonale: una donna su tre interrompe le cure anti-recidiva



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Nel tumore al seno la terapia adiuvante riduce le recidive. Una su tre la sospende ma la metà delle pazienti non è consapevole del rischio

Terapia ormonale: una donna su tre interrompe le cure anti-recidiva

Nel tumore al seno, una donna su tre interrompe la terapia adiuvante aumentando così il rischio di recidiva. Non solo, il 47% di esse non conosce realmente a cosa può andare incontro sospendendo il trattamento. A lanciare l'allarme sono gli oncologi dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM) in occasione del XXVI Congresso Nazionale. 

CHE COS'È LA TERAPIA ADIUVANTE?

Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica, nel nostro Paese nel 2023 sono stati diagnosticati 55.700 casi di tumore al seno. Fortunatamente la maggior parte di essi viene intercettata quando la malattia non è ancora metastatica, una caratteristica che aumenta le probabilità di guarigione e sopravvivenza nel lungo periodo. Terminate le cure primarie, una delle strategie più utilizzate per evitare che la malattia si ripresenti è la somministrazione prolungata di una terapia adiuvante.

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TRATTAMENTO DEI DATI PERSONALI

COSÌ SI RIDUCONO LE RECIDIVE

Dall'avvento dei primi protocolli di cura messi a punto dal professor Gianni Bonadonna negli anni '70 all'utilizzo di terapie endocrine sempre più efficaci, l'approccio adiuvante nel tumore al seno ha portato in questi decenni ad una riduzione notevole delle recidive. Come spiega la dottoressa Alessandra Fabi di AIOM, «nel carcinoma mammario il rischio di recidiva resta elevato anche a distanza di 20 anni dalla diagnosi. Per questo viene proposta l’ormonoterapia». Secondo un recente studio, come raccontato in questo nostro approfondimento, è emerso che il rischio di recidiva a 10 anni per tumori esprimenti recettori estrogenici (i piu’ comuni) è sceso dal 20,5% negli anni ’90 all’11,7% per le pazienti diagnosticate dopo il 2005. Ecco il perché dell'importanza di questa strategia. «Se assunta correttamente -aggiunge Massimo Di Maio, presidente eletto AIOM- la terapia ormonale adiuvante può ridurre del 40% le recidive tumorali e di un terzo la mortalità per carcinoma mammario».

UNA DONNA SU TRE ABBANDONA LA TERAPIA

Un successo che però non sembra essere percepito da una buona fetta delle pazienti. I dati presentati al congresso AIOM, frutto di un'analisi internazionale pubblicata lo scorso anno sulla rivista The Breast, sono trancianti: una donna su tre con tumore della mammella interrompe la terapia ormonale. Dal primo al quinto anno dall’inizio della cura, la percentuale di adesione diminuisce del 25,5%. Un dato confermato anche in Italia grazie ad un sondaggio realizzato su oltre mille donne da Fondazione AIOM: Il 35% afferma infatti di non considerarsi aderente alla terapia ormonale (il 18% non lo è completamente, il 17% solo talvolta). Le cause? Paura degli effetti collaterali, dimenticanza, ignoranza dei reali benefici della terapia o aspetti psicologici. E quasi la metà (47%) non sa che la mancata aderenza può causare la recidiva della malattia. 

L'IMPORTANZA DELLA COMUNICAZIONE

Un sondaggio che dice molto anche del dialogo tra medici e pazienti. «La comunicazione -aggiunge Di Maio- è fondamentale come azione di rinforzo per migliorare i livelli di assunzione delle cure e far comprendere che la terapia endocrina rappresenta, di fatto, un vero e proprio salvavita . I farmaci utilizzati possono causare effetti collaterali come vampate di calore, stanchezza, dolori articolari o nausea. È importante che l’oncologo fornisca alla paziente indicazioni, anche sugli stili di vita sani, per contrastare questi disturbi».

GLI STRUMENTI PER NON DIMENTICARE

Tra i motivi che portano a sospendere la terapia endocrina vi sono non solo gli effetti collaterali e la scarsa consapevolezza dei benefici, ma anche la dimenticanza. Le pazienti, cioè, non si ricordano di assumere il farmaco. «In un’altra metanalisi pubblicata su "Journal of Clinical Oncology" -prosegue l'esperto- sono stati analizzati 33 studi che avevano coinvolto complessivamente più di 375 mila donne sul tema dell’aderenza alla terapia ormonale per il tumore al seno e su come migliorarla. Sono stati sperimentati diversi modi per memorizzare questo appuntamento fisso, attraverso lettere, sms, notifiche sullo smartphone, telefonate o portapillole ‘intelligenti’, che hanno avuto un effetto significativo nel migliorare l’assunzione della cura nelle dosi e nei tempi prescritti dal medico». 

LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE

Per invertire la tendenza, dunque, occorre anche maggiore informazione. Ed è per questo che in occasione del congresso AIOM e Fondazione AIOM promuovono la prima campagna nazionale di informazione sul tema, che include, oltre al sondaggio, un opuscolo distribuito nei principali centri di oncologia, webinar per i pazienti e attività social. «Maggiore aderenza -spiega Saverio Cinieri, presidente della Fondazione AIOM- significa minor rischio di ospedalizzazione, minori complicanze associate alla malattia, maggiore sicurezza ed efficacia dei trattamenti, incremento della sopravvivenza e riduzione dei costi per le terapie. È importante che le pazienti siano consapevoli dei benefici della terapia adiuvante e siano informate su tutti gli aspetti della terapia: durata, scelta dello schema di trattamento ed entità degli effetti collaterali. Oggi esistono cure non solo molto più efficaci di un tempo, ma anche in grado di migliorare la qualità di vita».

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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