L'immunoterapia è meno efficace quando il microbioma è alterato dall'utilizzo degli antibiotici. Modificarne la composizione potrà essere utile per migliorare le cure anticancro. I risultati presentati ad ESMO
BARCELLONA - Immunoterapia e microbioma, un legame sempre più forte. Quando quest'ultimo è alterato, a causa dell'utilizzo degli antibiotici, le cure anticancro si fanno meno efficaci. E' questo il messaggio che emerge da diversi studi presentati al congresso dell'European Society for Medical Oncology. Un aspetto che in futuro dovrà sempre più essere tenuto in conto quando si somministrano terapie anticancro con farmaci immunoterapici.
L'IMMUNOTERAPIA DIPENDE DAL MICROBIOMA
L'immunoterapia ha rivoluzionato la cura di molte forme tumorali. Purtroppo però, ad oggi, non tutte le persone rispondono efficacemente a questa strategia. Per questa ragione da tempo la ricerca si sta dirigendo verso l'individuazione di nuovi approcci per aumentare la percentuale di chi risponde positivamente alle cure. Uno di questi potrebbe essere l'analisi del microbioma e la sua successiva modifica.
GLI ANTIBIOTICI ALTERANO LE CURE ANTICANCRO
In uno studio presentato ad ESMO, ad opera della dottoressa Lisa Derosa del Gustave Roussy Cancer Campus, è stato dimostrato che i pazienti con tumori solidi trattati con immunoterapia e che erano in terapia antibiotica rispondevano molto meno efficacemente alle cure rispetto a quelli che non avevano assunto antibiotici. "In particolare -spiega la dottoressa Derosa- ciò era particolarmente marcato quando l'antibiotico era stato somministrato sino ad un mese prima dell'immunoterapia".
Non solo, dalle analisi è stato possibile tracciare un profilo delle persone che rispondevano o meno all'immunoterapia in base alla composizione batterica delle feci. In particolare, analizzando queste ultime, è emerso che la presenza in alcuni pazienti del microrganismo Akkermansia muciniphila si accompagnava ad esiti migliori dell’immunoterapia. Un dato in linea con altri studi pubblicati sull'argomento.
CAMBIARE IL MICROBIOMA PER MIGLIORARE LE TERAPIE
Dati importanti che ora verranno ampliati grazie allo studio Oncobiome, frutto di un consorzio guidato dal Gustave Roussy, che punta ad analizzare le feci per individuare caratteristiche in grado di caratterizzare i pazienti che rispondono all'immunoterapia. "Questi dati -conclude la Derosa- ci dicono che il microbioma è un fattore importante nella buona riuscita delle terapie. Poterlo modulare con dieta, integratori e trapianto di batteri fecali potrà essere una strategia per migliorare le cure anticancro".
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.