La terapia sperimentale con i campi elettrici migliora la sopravvivenza dei pazienti con glioblastoma, il più aggressivo tumore cerebrale. Fra i limiti il costo elevato
Piccoli passi in avanti nella lotta al glioblastoma, il più aggressivo tra i tumori cerebrali. La sopravvivenza a due anni dalla diagnosi è ferma al 25 per cento. Ma sul fronte della ricerca sono diverse le sperimentazioni in corso per far crescere questa quota. Pochi giorni fa i ricercatori italiani Antonio Iavarone e Anna Lasorella hanno svelato il meccanismo che permette al tumore di continuare a crescere. Mentre già in fase di sperimentazione sono sia l'approccio basato sull'editing genetico sia l'immunoterapia. Terza ipotesi al vaglio: l'applicazione di piccole scosse elettriche direttamente sulla testa dei pazienti, attraverso un casco da indossare per buona parte della giornata.
«QUALITA' DI CURA DEL CANCRO E RICERCA SCIENTIFICA VANNO DI PARI PASSO»
LA SPERIMENTAZIONE CON I CAMPI ELETTRICI
La notizia giunge da uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association, condotto su un gruppo di 695 pazienti: tutti già operati e trattati con chemio e radioterapia, secondo quelli che sono i protocolli terapeutici attualmente in uso. I ricercatori hanno suddiviso i pazienti in due gruppi: uno trattato soltanto con il temozolomide (il chemioterapico più efficace), l'altro con lo stesso farmaco e il piccolo casco, in grado di rilasciare campi elettrici. Due gli obiettivi: valutare la sopravvivenza senza malattia e quella complessiva (comprensiva anche del periodo vissuto affrontando una recidiva). I risultati hanno evidenziato un (lieve) miglioramento di entrambi i parametri. Nel gruppo dei pazienti trattati anche con i campi elettrici la sopravvivenza media senza malattia ha raggiunto i 6,7 mesi (rispetto ai 4 del gruppo di controllo), mentre quella complessiva i 20,9 mesi (a fronte di 16).
COSA SONO I CAMPI DI TRATTAMENTO DEI TUMORI?
Il «caschetto», collegato a una sorgente elettrica, è stato applicato per almeno 18 ore al giorno sul cranio rasato dei pazienti. Attraverso una serie di elettrodi, è stato così possibile emettere elettricità a bassa intensità (200 chilohertz). Questa, rilasciata direttamente nel cervello, è in grado di interferire con il processo di divisione cellulare: disgregandole e rallentando così la progressione della malattia. «L'erogazione di campi elettrici nei confronti di un tumore cerebrale ha evidenziato un risultato di non poco conto, ma non tutti i pazienti tollerano, anche psicologicamente, di portare continuamente questo caschetto, che può determinare anche infiammazioni fastidiose sulla pelle dove il caschetto viene applicato - afferma Riccardo Soffietti, direttore dell’unità operativa di neuroncologia dell’azienda ospedaliero-universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino -. Il principale problema che ne frena un uso estensivo è però il costo elevato: attorno ai ventimila euro al mese».
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).