L'infiammazione è un fattore cruciale nella crescita tumorale. Un legame chiarito grazie agli studi del professor Alberto Mantovani, vincitore del premio Lombardia è Ricerca
A differenza di quanto si possa pensare i tumori non sono una cosa sola. Quella massa di cellule che cresce in maniera incontrollata lo fa grazie ad un contorno che gli addetti ai lavotri chiamano "microambiente tumorale", un insieme composto principalmente da cellule del sistema immunitario. Ed è proprio l'infiammazione generata da queste cellule che il tumore sfrutta a proprio favore per crescere. A chiarire questo legame, sconosciuto fino agli anni '90, ci ha pensato il professor Alberto Mantovani, professore emerito di Humanitas University e docente alla Queen Mary University of London. Una scoperta premiata con il riconoscimento internazionale "Lombardia è Ricerca" 2024 in occasione della "Giornata della Ricerca" dedicata alla memoria di Umberto Veronesi promossa da Regione Lombardia.
IL DOPPIO RUOLO DELL'INFIAMMAZIONE
Il legame tra infiammazione e cancro non è certo nuovo e affonda le sue radici alla fine del 1800. A quell'epoca lo scienziato Rudolf Virchow scoprì, all'interno dei tessuti tumorali, la presenza di un "infiltrato" di cellule del sistema immunitario. Ed è da quell'osservazione che negli anni successivi fu ipotizzato che l'infiammazione potesse giocare un ruolo importante nello sviluppo dei tumori. Ma se negli anni successivi fu dimostrato chiaramente che l'infiammazione, in generale, promuove la trasformazione delle cellule sane in cellule tumorali. Ma il ruolo dell'infiammazione come fattore in grado di sostenere la crescita della malattia è stato per lungo tempo sottovalutato.
LE SCOPERTE DI MANTOVANI
Partendo dall'osservazione che l'infiammazione non è altro che un'attivazione delle cellule del sistema immunitario, il professor Mantovani negli anni '80 e '90 ha incominciato a studiare in maniera approfondita il microambiente tumorale e in particolare l'interazione tra sistema immunitario e cellule tumorali. Negli studi portati avanti dal suo team di ricerca Mantovani ha contribuito in modo decisivo a chiarire questo legame focalizzandosi sul ruolo dei macrofagi associati ai tumori (TAM) e delle citochine infiammatorie. I macrofagi, cellule del sistema immunitario che normalmente aiutano a eliminare agenti patogeni e a promuovere la guarigione dei tessuti, nei tumori assumono invece una funzione ambigua. Con le sue ricerche il professore ha scoperto che i TAM si attivano in modo tale da supportare la crescita e la diffusione del cancro anziché contrastarlo. I TAM infatti vengono "reclutati" e "corrotti" dalle cellule tumorali per creare un ambiente "infiammato" e favorirne la crescita. Non solo, questa progressione è sostenuta anche dalla capacità delle cellule tumorali di creare un ambiente in cui il sistema immunitario viene spento dal tumore. Una caratteristica, quest'ultima, la cui scoperta ha dato poi il via al filone di ricerca che ha portato allo sviluppo dei primi farmaci immunoterapici.
IL CAMBIO DI PARADIGMA
A cambiare la visione sul ruolo dell'infiammazione quale sostegno alla crescita tumorale ci ha pensato un'importante pubblicazione ad opera di Mantovani insieme a Fran Balkwill nel 2001. Nella review scientifica i due scienziati esprimono chiaramente il concetto che l’infiammazione non è solo una conseguenza del tumore ma anche una delle cause che ne alimentano la crescita e il mantenimento. Un'analisi dettagliata che negli anni ha portato alla consapevolezza che le molecole infiammatorie secrete dalle cellule del sistema immunitario non sono "spettatori innocenti" ma piuttosto attori cruciali che facilitano l'invasione, la crescita e la metastasi.
LE APPLICAZIONI PRATICHE
Ed è proprio da questa consapevolezza che negli ultimi 20 anni è cresciuto notevolmente il numero di ricerche e sperimentazioni su come modulare il microambiente tumorale nella gestione del cancro. Il lavoro del professor Mantovani ha infatti portato alla nascita di un nuovo filone terapeutico: il targeting dell’infiammazione nel trattamento oncologico. L’idea che l’infiammazione sia un "motore" del cancro è ormai un pilastro nella ricerca e nella pratica oncologica. Non è un caso che in questi ultimi anni l'immunoterapia sia diventata a tutti gli effetti una strategia di cura per molti tumori così come alcuni farmaci (gli inibitori dell'angiogenesi e non solo) in grado di interferire con le cellule circostanti.
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.