Antonio Moschetta, docente di medicina interna all'Università di Bari, commenta lo studio pubblicato pochi giorni fa su "Science". «Occorre migliorare le procedure di screening»
«Lo studio pubblicato su Science, secondo cui il 65 per cento dei tumori nasce per caso, non è un invito a trascurare gli stili di vita, bensì un messaggio che ci spinge a investire nella prevenzione, ma anche nella ricerca di metodi più innovativi di screening». Antonio Moschetta, docente di medicina interna e nutrizione clinica all’Università degli Studi di Bari ed ex direttore scientifico dell’Istituto oncologico “Giovanni Paolo II” del capoluogo pugliese, ha le idee chiare nel commentare la ricerca che ha fatto discutere nei primi giorni del 2015. I tumori sono la logica evoluzione di ciò che il fato vuole per ogni individuo o possono essere prevenuti, intercettati in tempo utile e curati?
PREVENZIONE EFFICACE
Bert Vogelstein, docente di patologia e oncologia medica alla Johns Hopkins University di Baltimora, è uno dei nomi più importanti nell’ambito della genetica applicata ai tumori (è stato lui a scoprire la mutazione del gene Apc responsabile dell’insorgenza del tumore del colon-retto). L’ultimo studio - basato su un modello statistico, mirato a valutare la ricorrenza delle mutazioni delle cellule staminali presenti nei singoli tessuti - è comunque interessante perché dimostrerebbe statisticamente che il 65 per cento dei tumori nasce dalla mutazione casuale delle cellule staminali.
Ciò, però, equivale anche a dire che «un terzo dei tumori nasce a tavola, cioè ha origine da una cattiva alimentazione. E suggerisce che abbiamo bisogno di fare più ricerca anche per migliorare lo screening e quindi la diagnosi precoce dei tumori - prosegue Moschetta -. La prevenzione contribuisce a decrescere la capacità di sviluppare tumori, ma anche a tagliare la “benzina” che alimenta ogni forma di cancro». Se è vero che in taluni casi il rischio di andare incontro a un tumore lo portiamo nel Dna dalla nascita, è altrettanto concreta la possibilità di prevenire o quanto meno ritardare l’insorgenza di alcuni di essi utilizzando le “armi” che possediamo quotidianamente: l’adozione di uno stile di vita salutare e il rispetto di un regime dietetico controllato.
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IL RUOLO DELLE STAMINALI
La mutazione del Dna può avvenire per caso in un compartimento e non in un altro, è quanto asserito da Vogelstein, secondo quello che è il comportamento delle cellule staminali. Ma, come precisa Moschetta, «questa constatazione non ci permette di dire che la prevenzione non esiste». La ricerca ha fatto molto discutere, negli ultimi giorni. Eppure le somme non sarebbero così negative come sono parse dalla lettura sommaria di alcuni articoli. «La mutazione cosiddetta “casuale” è la conseguenza dell’azione di una sostanza carcinogena: assunta attraverso la dieta, per via inalatoria tramite un virus. Conviene battere sul tasto della prevenzione per ridurre l’esposizione a sostanze potenzialmente dannose. Prima arriviamo alla diagnosi, maggiori chance abbiamo di curare efficacemente qualsiasi tumore».
@fabioditodaro
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).