Giornata mondiale contro il cancro: gli esperti dell'IARC puntano sul tumore della cervice uterina, che potrebbe virtualmente scomparire grazie alla vaccinazione HPV e alla diagnosi precoce
«La vaccinazione per l’HPV è sicura, efficace e cruciale per la lotta al tumore del collo dell’utero». Questo è in sintesi il messaggio che l’IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, ha voluto diffondere in occasione del World Cancer Day 2019. La scelta di guardare al tumore cervicale non è casuale, poiché è una delle forme di cancro che possiamo prevenire e curare con maggior successo. Tanto che l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) non esita a spendere un verbo impegnativo come “eradicare” quando presenta gli obiettivi contro la malattia. Come farcela? Con l’abbinata vincente: prevenzione (vaccinazione contro l’HPV) e diagnosi precoce (lo screening con Pap test e HPV test), oltre naturalmente alla capacità di trattare efficacemente le lesioni che si ritrovano.
L'IMPEGNO PER LE DONNE NEI PAESI POVERI
Nel mondo sono state colpite dalla malattia circa 570.000 donne nel 2018. Calano e di molto le nuove diagnosi nelle nazioni più sviluppate, il 90 per cento delle vittime (310.000 ogni anno) vive in paesi a reddito medio-basso. Sono soprattutto donne giovani, nel pieno del loro ruolo sociale e familiare. «Ognuna è una tragedia, e noi possiamo prevenirla» ha dichiarato il segretario generale dell'OMS. Un dramma che è ora di frenare. I ricercatori IARC, come molti colleghi nel mondo, stanno studiando soluzioni per rendere più accessibili ed economici lo screening e la vaccinazione.
ERADICAZIONE POSSIBILE
In Italia si contano circa 2.400 nuovi casi di tumore cervicale l’anno, soprattutto in donne giovani (dati AIRTUM/AIOM). Grazie soprattutto ai programmi di screening che permettono di diagnosticare e trattare lesioni in fase iniziale o pretumorale, la mortalità per questa malattia si è notevolmente ridotta, ma l’impatto resta ancora importante soprattutto laddove il Pap-test è meno diffuso. Arrivare vicinissimi allo zero con i nuovi casi di tumore del collo dell’utero è un traguardo difficile ma possibile. Lo dimostra l’esperienza dell’Australia, che ha annunciato che fra quindici anni conterà 4 casi ogni 100.000 persone, un dato da malattia rara. Grazie a vaccino e screening. «Ci hanno creduto e hanno investito molto in prevenzione e diagnosi precoce» spiega il professor Carlo Antonio Liverani, referente del Centro per la prevenzione, la diagnosi e la cura della patologia genitale HPV correlate presso il Policlinico di Milano. «La vaccinazione contro il papillomavirus è molto importante perché permette a donne e uomini di proteggersi da diverse malattie. Già 12 anni fa l’American Cancer Society dichiarava che lo scopo della vaccinazione profilattica è quello di ridurre l’incidenza di tutta la patologia genitale HPV-correlata, compresi i tumori e le lesioni precancerose di cervice uterina, pene, vulva, vagina e ano».
L'INFEZIONE DA HPV
L’infezione da papillomavirus di per sé è molto diffusa, si stima che la gran parte delle persone sessualmente attive vengano a contatto con il virus, che solitamente viene debellato dal sistema immunitario in breve tempo. Essere positivi all'infezione da HPV, dunque, non vuol dire essere ammalati, ma è un'indicazione preziosa per sottoporsi ai controlli opportuni e ridurre le possibilità di ammalarsi in futuro. In una percentuale ridotta di casi, infatti, l’infezione permane e può dare luogo a patologie benigne, come condilomi e verruche, e a lesioni che nel corso degli anni possono trasformarsi in un carcinoma. Almeno nove tumori cervicali su dieci sono dovuti all’HPV; nessun altro tumore consente una tale strategia preventiva, che oggi passa attraverso i tre tipi di vaccini disponibili, denominati in base al numero di ceppi di HPV contro cui agiscono: bivalente, quadrivalente e nonavalente.
I VACCINI DISPONIBILI
«Oggi - spiega Liverani - il vaccino nonavalente comprende i principali ceppi virali implicati in quasi il 90% dei tumori e dei condilomi: HPV 6 e 11 responsabili del 90% dei condilomi più altri sette ceppi oncogenici HPV 16-18-31-33-45-52-58, responsabili di poco meno del 90% dei cancri cervicali ed anali». In Italia quasi 5.000 casi di tumore ogni anno sono attribuiti ad infezioni croniche di ceppi oncogeni del papillomavirus, in particolare i tumori della cervice uterina e una quota variabile di quelli di ano, vagina, vulva, pene, cavità orale, faringe e laringe. «Oltre alla protezione da cancri e condilomi, la vaccinazione HPV comporta un risparmio di risorse economiche (le stime superano i 100 milioni di Euro all’anno) e un non indifferente contenimento dell’ansia, che quasi tutti i pazienti affetti da patologie HPV-correlate manifestano». Bisogna infatti considerare che si tratta di malattie che richiedono trattamenti e controlli spesso ripetuti, al prezzo stimato di 528 milioni di euro l’anno in Italia, oltre a un carico di paure e disagio fisico ed emotivo difficile da calcolare. In Italia il piano vaccinale prevede l’offerta attiva e gratuita della vaccinazione a bambini e bambine preferibilmente nel dodicesimo anno di età, ma l’immunizzazione è offerta anche a ragazzi e ragazze non vaccinati ed è raccomandata alle ragazze che a 25 anni vengono chiamate per il primo Pap-test. Alcune regioni contribuiscono con un regime di co-pagamento alla vaccinazione per altre fasce d’età.
NON SOLO PER ADOLESCENTI
I benefici della vaccinazione sono massimi se ci si immunizza prima di entrare a contatto con il virus, ma sono tutt'altro che trascurabili anche per gli adulti e anche se si è già stati infettati dall’HPV, spiega Carlo Liverani: «L’HPV è un virus subdolo, ha la capacità evadere il sistema immunitario e la produzione di anticorpi è tardiva e comunque scarsa. Per questo motivo sono possibili sia reinfezioni che nuove infezioni. Viceversa il picco di risposta anticorpale indotto dai vaccini è da 10 ad oltre 100 volte più elevato rispetto al titolo anticorpale indotto dall’infezione naturale». Per questi stessi motivi la vaccinazione HPV sta diventando una opzione di trattamento anche per le donne già colpite e curate da una malattia HPV correlata, perché permette di ridurre il rischio di recidive: «Si è potuto dimostrare come, dopo un intervento chirurgico di rimozione delle cellule pretumorali (intervento noto come conizzazione cervicale o LEEP) in pazienti infettate con HPV 16/18, solo il 2,5 per cento delle donne vaccinate ha sviluppato ricorrenza di malattia legata ad HPV 16/18, contro l’8,5 per cento del gruppo non vaccinato. La stessa cosa è stata dimostrata dopo rimozione dei condilomi floridi anogenitali, dove le recidive sono molto frequenti (e comportano interventi ripetuti con LASER o diatermocoagulazione), mentre dopo che il soggetto viene vaccinato le recidive diminuiscono drasticamente».
GLI EFFETTI AVVERSI
Stando agli ultimi dati del Ministero della Salute, è la metà degli aventi diritto che usufruisce della vaccinazione gratuita nel dodicesimo anno d’età. È probabilmente percepita come meno “necessaria” di altre, si temono effetti collaterali anche gravi (ormai smentiti da anni di osservazioni rigorose, come il tromboembolismo venoso, la sindrome di Guillain-Barrè o la sclerosi multipla). In realtà gli effetti avversi rilevati sono pochi e di lieve entità (dolore nel luogo dell'iniezione, raramente febbre, svenimenti come accade per altre vaccinazioni e legati probabilmente allo stress della procedura per alcune persone più sensibili). La stessa IARC, nel comunicato, prende posizione contro «Voci infondate sui vaccini HPV che continuano a ritardare inutilmente o a impedire la diffusione della vaccinazione, di cui c’è urgente bisogno per prevenire il cancro della cervice». Non è raro, osserva Liverani, «che le informazioni sbagliate arrivino proprio dai medici, per ignoranza o per mala fede. Chi è informato invece sa che il livello di sicurezza è elevato. Altrimenti io stesso non avrei vaccinato mia figlia».
VADEMECUM PER LA VACCINAZIONE HPV
Ecco in sintesi alcune indicazioni utili : «La vaccinazione HPV è raccomandata indipendentemente dall’età e dal genere (vaccinazione universale) ed è meglio venga effettuata in un centro vaccinale, piuttosto che acquistando il farmaco e portandolo in un ambulatorio per l’iniezione» sottolinea Carlo Liverani. In questo modo si seguono procedure altamente codificate e si evitano possibili complicazioni legate alla conservazione del medicinale. Riguardo a tempi e cadenza, «L’Agenzia europea del farmaco consiglia per femmine e maschi dai 9 ai 14 anni due sole dosi (la seconda a distanza di 6 mesi dalla prima); per femmine e maschi dai 15 anni e oltre, tre dosi (la seconda a due mesi dalla prima e la terza a sei mesi). In generale, deve intercorrere almeno un mese fra prima e seconda dose ed almeno tre mesi fra seconda e terza dose. Il ciclo vaccinale va completato entro un anno».
Fonti
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.