In laboratorio la combinazione di Car-T e terapie a bersaglio molecolare inibisce la crescita del tumore. Nuove speranze per un tumore che ad oggi non ha ancora una cura efficace
Tra tutti i tumori cerebrali nei bambini, i gliomi diffusi della linea mediana sono quelli che ancora non dispongono di valide cure. Una situazione di impasse che potrebbe presto essere sbloccata da una duplice strategia messa a punto dai ricercatori dell'Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma. Combinando una terapia farmacologica a bersaglio molecolare con la cura su misura con le Car-T gli scienziati hanno dimostrato in laboratorio che è possibile inibire la crescita del tumore. I risultati sono stati pubblicati dalla rivista Neuro Oncology. Uno studio reso possibile grazie al contributo di diverse realtà tra cui la Fondazione Umberto Veronesi.
COSA SONO I GLIOMI DIFFUSI DELLA LINEA MEDIANA?
I gliomi diffusi della linea mediana sono tumori cerebrali tipici dei più piccoli causati nella maggior parte dei casi da un'anomalia nella proteina H3K27M. Questi tumori si sviluppano nelle strutture mediane del cervello, in particolare nel ponte, la parte del tronco encefalico che regola funzioni vitali come il respiro e l’attività cardiaca. Particolarmente aggressivi, a causa della lorolocalizzazione non possono essere asportati chirurgicamente. Si tratta di tumori particolarmente rari: in Italia ne vengono diagnosticati in età pediatrica circa 20-25 casi ogni anno.
LA MANCANZA DI CURE
Purtroppo la sopravvivenza media ai gliomi diffusi della liena mediana è molto bassa e non supera l'anno. Meno del 5% dei piccoli sopravvive a 5 anni dalla diagnosi nonostante i trattamenti radio e chemioterapici. Per l'eterogeneità dei gliomi e per le difficoltà dei farmaci a superare la barriera che protegge i tessuti del cervello per arrivare al tumore, sino ad oggi non è stato possibile individuare una cura efficace.
COMBINARE DUE STRATEGIE DI CURA
Lo studio coordinato dall’Area di Ricerca di Oncoematologia del Bambino Gesù, diretta dal professor Franco Locatelli, è stato condotto in laboratorio partendo dalle cellule tumorali di pazienti affetti da glioma sottoposti a biopsia. Le indagini su tessuto, su cellule derivate dalle neoplasie e su modelli animali hanno permesso di identificare una terapia antitumorale mai sperimentata prima, basata sull'utilizzo di un farmaco sperimentale (linsitinib) in combinazione con linfociti T geneticamente modificati (cellule Car-T). Il farmaco, individuato attraverso uno screening farmacologico, è un inibitore specifico della proteina IGF1R (molecola presente sulla membrana delle cellule tumorali) capace di esercitare un’azione antitumorale diretta sulle cellule di glioma diffuso della linea mediana.
Le Car-T sono state invece programmate per riconoscere -e uccider - le cellule tumorali aggredendo una proteina espressa sulla loro superficie: l'antigene GD2 (GD2-CAR-T). La nuova terapia combinata, sperimentata in laboratorio su diversi modelli di glioma della linea mediana, si è dimostrata in grado di inibire la crescita del tumore. I ricercatori hanno dimostrato, inoltre, che la combinazione produce un effetto antitumorale più efficace rispetto ai due trattamenti usati separatamente: il farmaco amplifica l’attività delle cellule Car-T e si ipotizza che le Car-T riescano a "fare strada" al farmaco nel superamento della barriera protettiva ematoencefalica.
I PROSSIMI PASSI
I gliomi diffusi della linea mediana sono ancora orfani di trattamento, ma «i risultati preliminari dello studio sono incoraggianti» spiega il professor Locatelli. «La nuova strategia di cura ha fornito risultati pre-clinici promettenti e potrebbe rappresentare il primo passo per arrivare a trattare con successo una proporzione dei pazienti affetti da questa terribile forma di tumore». Come sottolineano i ricercatori, prima di passare alla sperimentazione sull’uomo andranno messe a punto le modalità migliori per veicolare farmaco e CAR-T nella sede tumorale e sarà necessario testare il mix terapeutico su modelli di tumore più complessi che consentano di anticipare e di valutare la risposta immunitaria e infiammatoria nei pazienti.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.