La diagnosi precoce è spesso trascurata, secondo i dati che emergono da una ricerca della Fondazione Veronesi. Al via il mese della prevenzione
Non può essere un consiglio, anzi, sebbene sia il dato principale che emerge dall’ultimo sondaggio effettuato da Fondazione Veronesi. Meglio investire nella pianificazione della vacanze che nella prevenzione: così può essere riassunta l’indagine, condotta con il supporto di AstraRicerche intervistando oltre mille donne sparse su tutto il territorio nazionale, di età compresa tra i 18 e i 65 anni.
POCHE PREOCCUPAZIONI?
Capita che il pensiero voli ai problemi di salute, ma in una proiezione futura che riguarda almeno il lustro successivo. Molte donne, anche adulte, sono infatti convinte di godere di una buona condizione fisica. Certo, qualche acciacco è sempre possibile: ma non per questo imminente. Così le vacanze, l’abbigliamento e l’estetica arrivano a valere anche più della propria salute. Mediamente, infatti, le signore italiane dedicano i loro risparmi principalmente all’organizzazione dei periodi di ferie (531 euro all’anno) e al rinnovamento del guardaroba (395 euro all’anno). Una cifra decisamente inferiore, invece, viene destinata ai check-up periodici della salute (221 euro).
QUANTO SI SA DEL TUMORE AL SENO?
Partendo dalla considerazione generale, l’indagine aveva in realtà lo scopo di misurare il grado di consapevolezza delle donne riguardo al tumore al seno: più facile da curare rispetto al passato, ma pur sempre la neoplasia più diffusa nel gentil sesso. La ricerca, condotta su un campione rappresentativo dell’intera Penisola, ha evidenziato una consapevolezza piuttosto diffusa sull’impatto della malattia. Quanto alle causa scatenanti, quasi tutte hanno riconosciuto nella predisposizione genetica il principale fattore di rischio del tumore al seno (90%), mentre poco più della metà (56%) sapeva che i rischi aumentano con alcuni comportamenti non salutari: come sedentarietà e alimentazione scorretta.
Ma le “defaillance”, nel corso della rilevazione, non sono mancate. C’è, infatti, un 22% di intervistate convinte che «i deodoranti e la depilazione alle ascelle aumentano il rischio di contrarre un tumore al seno». Diverse anche le errate convinzioni in termini di diffusione della neoplasia. Ogni anno, infatti, in Italia si diagnosticano 47mila nuovi casi di tumore al seno: un dato noto soltanto al 46,6% delle donne interpellate, consce che lungo la Penisola vengano scoperti quattro nuovi casi di malattia ogni ora. Più della metà delle donne chiamate in causa, infine, ha affermato «che il secondo tumore più diffuso tra le donne è quello dell’ovaio»: decisamente meno diffuso, in realtà, rispetto a quello al colon-retto, al polmone, al corpo dell’utero e alla tiroide. Segno che di strada da fare, in termini di comprensione della malattia, ce n’è ancora abbastanza.
OTTOBRE MESE DELLA PREVENZIONE
Analizzando i risultati in base all’età delle donne, è emerso come le più giovani siano le meno informate sul tema: un dato da non trascurare se si considera quanto oggi gli specialisti puntino sull’importanza di una prevenzione precoce. Diversi studi, infatti, hanno evidenziato come un consumo di alcol maggiore nel periodo compreso tra la prima mestruazione e la prima gravidanza aumenti il rischio di sviluppare il carcinoma in situ e le neoplasie maligne della mammella. «I controlli periodici individuali devono iniziare già a 30-35 anni con un’ecografia mammaria annuale e dai quarant’ anni anche con una mammografia annuale, l’unico esame in grado di identificare ad esempio le micro-calcificazioni che sono spesso una spia di una iniziale lesione tumorale. L’età dai trenta ai cinquant’anni è la più delicata dal punto di vista diagnostico», ha affermato Paolo Veronesi, presidente dell’omonima Fondazione da tempo impegnata in azioni di sensibilizzazione alla lotta contro la scomoda malattia, nel corso della presentazione dei dati della ricerca.
IL RUOLO DELLA FAMIGLIA
A chi occorre rivolgersi per affrontare la malattia in tempo utile? Le donne adulte hanno indicato come figure di riferimento il ginecologo e il senologo. Diverso, invece, è il dato tratto da più della metà delle rappresentanti tra i 18 e i 34 anni: «Le figure cruciali per una migliore prevenzione sono le altre rappresentanti della famiglia». Tocca dunque alle mamme porre le basi adeguate, a partire dall’età dell’adolescenza: quando con l’autopalpazione si inizia a conoscere il proprio corpo. «Parlare di tumore al seno è sempre più importante, soprattutto tra le più giovani», ha chiosato Veronesi, la cui Fondazione soltanto nel 2014 ha finanziato l’attività di 28, tra medici e ricercatori, specializzati nel tumore al seno.
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).