Le conferme dei benefici da uno studio condotto su quasi 140mila uomini. Per star bene basta muoversi mezz’ora al giorno (quattro volte a settimana)
Fa sicuramente bene, perché ci difende dall’insorgenza di ictus e infarti. Ma mantenere un adeguato livello di attività fisica protegge anche dall’insorgenza di alcuni tumori: in particolari quelli del polmone e del colon- retto. L’associazione è inversa: maggiore è la capacità dell’organismo di rifornire di ossigeno i muscoli e i tessuti periferici, più basse sono le probabilità di andare incontro a una delle due neoplasie.
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SPORT NON FA RIMA CON MALATTIA
La notizia giunge da uno studio pubblicato sulla rivista Jama Oncology ed è la conferma, messa nero su bianco, di quanto si afferma da tempo: l’attività fisica è l’arma più efficace a disposizione dell’uomo per difendersi dai tumori. A questa conclusione i ricercatori statunitensi sono arrivati dopo aver monitorato 13.949 persone (già inserite nel Cooper Center Longitudinal Study) tra il 1971 e il 2009, misurando le condizioni generali di salute e i livelli di attività fisica. I dati sono poi stati incrociati con le diagnosi di tumore effettuate oltre i 65 anni, estratte dal registro Medicare, il programma di assicurazione medica in vigore negli Stati Uniti per gli over 65. Escludendo altre condizioni che hanno un ruolo tutt’altro che trascurabile nell’insorgenza di alcuni tumori - dall’età al fumo di sigaretta, dai livelli di colesterolo totale alla diagnosi di diabete -, gli oncologi hanno notato che gli uomini che avevano mantenuto un alto livello di attività fisica nel corso della mezza età avevano pressoché dimezzato il rischio di sviluppare un tumore al polmone (-55%) o al colon retto (-44%) rispetto agli altri.
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NESSUN EFFETTO SULLA PROSTATA
Sensibilmente ridotti a cinque anni sono apparsi anche i tassi di mortalità in chi non era riuscito a evitare l’infausta diagnosi. Se non si riesce a evitare la malattia, dunque, si può quantomeno fare di tutto per conviverci il più a lungo possibile. Dalla ricerca è infatti emerso come «elevati livelli di fitness cardiorespiratoria - un parametro che rilevai livelli di attività fisica attraverso un test da sforzo effettuato sul tapis roulant o su un cicloergometro - forniscono un beneficio sulla mortalità in età avanzata», ha affermato Susan Lakoski, direttore del programma di prevenzione cardiovascolare per i malati di cancro all’Università del Vermont e prima firma della pubblicazione. Nessun effetto protettivo è stato riscontrato rispetto al tumore della prostata.
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LE RAGIONI DEI BENEFICI
Del ruolo protettivo che l’attività fisica giocherebbe nei confronti dei tumori si parla già dal 1996, quando una ricerca pubblicata su Medicine & Science in Sport & Exercise aveva evidenziato - soltanto su uomini finlandesi - l’effetto “scudo” svolto rispetto al tumore della prostata. In realtà, però, su questa malattia emergono dati controversi. I risultati positivi emersi da altri studi andrebbero spiegati con una maggiore attenzione posta dai più sportivi nei confronti della salute, partendo dalla regolarità nei controlli che favorisce la precocità nelle diagnosi: cruciale per la terapia di questo tumore. Al momento non si conosce un effetto protettivo specifico innescato dall’attività fisica, sebbene diversi studi epidemiologici documentino una significativa riduzione dei rischi anche per il tumore al seno. Secondo l’American Cancer Societyi benefici sono da ricondurre principalmente «a un miglioramento dello stato di benessere, al mantenimento del peso corporeo e a una migliorata circolazione sanguigna».
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LA RAZIONE QUOTIDIANA
I maggiori benefici arrivano dalle attività aerobiche che aumentano la frequenza cardiaca. Via libera dunque a passeggiate, escursioni in montagna, percorsi in bicicletta, nuoto e corsi in palestra (gag, aerobica, step). La quantità e il tipo di esercizio da svolgere sono in funzione del livello di forma fisica individuale, ma ci sono diverse prove che documentano un beneficio anche con trenta minuti al giorno di movimento per almeno quattro volte alla settimana.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).