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Oncologia
Francesca Morelli
pubblicato il 29-01-2013

C'è un nuovo test per il carcinoma prostatico



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Si chiama proPSA e si attua attraverso un esame del sangue. Affiancato al Psa, permette un'analisi più specifica e una selezione più attendibile dei pazienti a rischio

C'è un nuovo test per il carcinoma prostatico

Si chiama proPSA e si attua attraverso un esame del sangue. Affiancato al Psa, permette un'analisi più specifica e una selezione più attendibile dei pazienti a rischio

Cosa fare per una prostata in salute?

C’è un nuovo esame per la diagnosi del tumore alla prostata. Più specifico e accurato, consente di discriminarne la presenza in pazienti con PSA elevato e di limitare il numero di biopsie inutili.

Un traguardo importante se si considera che il tumore della prostata rappresenta fra la popolazione maschile la neoplasia più frequente, con 36 mila nuovi casi solo nel 2012. Una incidenza tuttavia in crescita: si stima che nel 2020 si supereranno le 43 mila diagnosi, con punte di oltre 50 mila nel 2050.

 

IL TEST proPSA

Si chiama ‘–proPSA’ o ‘p2PSA’ il nuovo test capace di stabilire, attraverso un semplice prelievo del sangue, il rischio di carcinoma della prostata. Alto il grado di attendibilità, molto superiore a quello del PSA la cui alterazione può dipendere non soltanto da una neoplasia della prostata ma anche da altri fattori, quali un ingrossamento o una infiammazione dell’organo.

«Affiancando al PSA totale e libero il nuovo marcatore p2PSA, il cui valore viene impiegato all’interno di una equazione chiamata PHI (indice di salute prostatica) - spiega Laura Conti, direttore del Servizio di Patologia Clinica dell’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma - riusciamo a definire con migliore specificità il carcinoma prostatico e a identificare con più accuratezza i casi che necessitano realmente di una biospia».

Questo significa limitare il numero di accertamenti invasivi inutili (in quanto negativi), oggi corrispondenti al 60-70% di tutte le indagini istopatologiche eseguite sulla postata, ma anche ridurre le sovra-diagnosi e i sovra-trattamenti in pazienti con malattia non destinata a una progressione. Il tutto a vantaggio del paziente, non più sottoposto a un disagio ingiustificato e a possibili complicanze legate all’esame, con ricadute positive anche sulla riduzione dei costi sanitari.

 

proPSA e PSA

Gli studi sinora condotti su quasi mille pazienti sembrano confermare che la concentrazione nel sangue di p2PSA e dei suoi correlati, il  –proPSA e phi, è significativamente più alta in caso di carcinoma prostatico, mentre non risulta influenzata da neoplasie intraepiteliali (lesioni iniziali e non invasive).

«Il nuovo test – continua la Dottoressa Conti – non sostituisce il PSA, che rimane utile per l’identificazione dei pazienti a rischio, ma ne migliora la selezione e aiuta la personalizzazione delle cure, identificando elementi prognostici rilevanti nella scelta del trattamento più adeguato».

Il test, disponibile in diversi centri e strutture del territorio, non è ancora rimborsato dal Sistema Sanitario Nazionale ed il costo si aggira attorno ai 150 Euro.


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