Il rischio di sviluppare tumori dell’area testa e collo (laringe, faringe, cavo orale) aumenta anche a causa dell’inquinamento. L’effetto deleterio della combinazione di smog, fumo e alcol
Sebbene ogni anno colpiscano oltre 10.000 italiani, se ne parla ancora molto poco. Sono i tumori del distretto testa-collo, ossia numerose forme di cancro che colpiscono la laringe (l’organo più spesso coinvolto), la bocca, la faringe, la lingua, le ghiandole salivari e le cavità nasali. E, se è notorio che fumo, alcol e papillomavirus siano fattori di rischio, ora si consolidano le evidenze di quanto anche lo smog possa incidere sulla comparsa di questi tumori.
I DATI
Se già le polveri sottili e l’inquinamento atmosferico sono state inserite dall’IARC, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’OMS, nell’elenco delle sostanze certamente cancerogene per l’uomo, altri dati hanno rafforzato il nesso con i tumori dell’area testa-collo.
Già nel 2018, ad esempio, una ricerca condotta in Sassonia su 2 milioni di persone esposte a livelli crescenti di inquinamento (valutato in base alla concentrazione di polveri sottili, biossido di azoto e presenza di aree verdi), ha ipotizzato un incremento allarmante del rischio relativo di tumori della bocca e della gola (più 53%) e dei tumori della pelle diversi dal melanoma.
Quest’anno, invece, uno studio condotto dalla Rush University Medical Center di Chicago, presentato al meeting annuale dell’American Head and Neck Society, ha messo ancora più in evidenza l’impatto dell’inquinamento atmosferico come fattore di rischio. «I risultati hanno mostrato - spiega Stefano Bondi, direttore dell’Unità operativa di otorinolaringoiatria dell’Istituto IRCCS di Candiolo, Torino - un aumento del rischio individuale del 2,5 per i tumori della testa e del collo, in particolare del cavo orale e della faringe, nelle persone di età superiore ai 65 anni, residenti in aree con alti livelli di particolato diesel, in gran parte emesso dal traffico».
DOVE E QUANTO SONO DIFFUSI I TUMORI DI TESTA E COLLO
I tumori testa-collo sono maggiormente diffusi nel nord Italia, probabilmente proprio a causa del maggior inquinamento atmosferico presente nelle aree settentrionali nel nostro paese. In Italia ci sono 57.900 persone che hanno avuto una diagnosi di tumori di faringe, laringe e del cavo orale (36.100 uomini e 21.800 donne), e nel 2020 (ultimi dati disponibili AIOM) sono state registrate 9.900 nuove diagnosi, spesso sottovalutati anche nei sintomi, ma che causano ogni anno oltre 4.000 decessi.
Complessivamente questi tumori costituiscono dunque meno del 5% di tutti i nuovi tumori diagnosticati ogni anno. Sono poco frequenti prima dei 50 anni, ma aumentano nettamente dopo i 50 anni soprattutto negli uomini, costituendo la quinta neoplasia più frequente nella fascia tra i 50-69 anni, e continuano ad aumentare con l’incremento dell’età. Sono più frequenti negli uomini rispetto alle donne, il rapporto fra maschi e femmine è di circa 3,2 a 1, ma arriva fino a 10 a 1 nel caso dei tumori della laringe.
I FATTORI DI RISCHIO
«Si tratta per lo più di uomini, tendenzialmente over 65enni e con un’incidenza da due a tre volte superiore rispetto alle donne, anche se il loro numero sta aumentando a causa del tabagismo diffusosi anche al femminile» ribadisce Stefano Bondi. La sopravvivenza media a 5 anni non supera complessivamente il 60 per cento. «Il 75 per cento di questi tumori è legato alla dieta, al consumo di tabacco e alcol - spiega ancora Biondi - l’effetto sinergico di queste sostanze è ovviamente deleterio. Un esempio? Chi beve più di 4 drink al giorno e fuma circa due pacchetti di sigarette ha un rischio aumentato di 35 volte e… se vive in un luogo inquinato, ovviamente il rischio diventa ancora più elevato».
QUALI I SINTOMI CHE DEVONO DESTARE PREOCCUPAZIONE?
«Raucedine, cambio del timbro vocale, calo della voce, sanguinamento dal naso, ulcere nella bocca che non si rimarginano, tumefazioni al collo, difficoltà di deglutizione e sensazione di difficoltà respiratorie (riduzione respiro) » elenca Bondi. «Questi sintomi diventano importanti e significativi e, quindi da indagare, se si protraggono oltre le tre settimane consecutive. Il medico di riferimento è in questo caso l’otorinolaringoiatra. Anche il dentista durante le visite odontoiatriche di controllo resta un punto di riferimento fondamentale per la diagnosi».
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Fonti
Paola Scaccabarozzi
Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.