Al Convegno dell'Associazione Americana di Oncologia sono stati sottolineati i molti progressi compiuti nelle terapie. Senza dimenticare il grande "potere" della prevenzione
«Stiamo facendo la storia, proprio qui oggi». Con queste parole il presidente dell’Asco (l’Associazioni americana di oncologia clinica) George W. Sledge Jr ha aperto il 47° Congresso degli oncologi americani, appena conclusosi a Chicago.
E per dimostrare i progressi compiuti nella ricerca sul cancro, l’Asco ha lanciato il sito web dinamico CancerProgress.Net, aggiornato in tempo reale su tutti i tipi di tumore e la loro «storia» (tassi di mortalità, sopravvivenza, incidenza) negli ultimi 40 anni.
Emergono così chiaramente i progressi fatti nella prevenzione, nella diagnosi e nelle terapie delle varie forme di cancro, che hanno portato a un numero crescente di guarigioni e ad un aumento della sopravvivenza a 5 anni del 18 per cento (soprattutto dal 1991, anno del massimo picco di mortalità), mentre il tasso globale di decessi è calato del 17 per cento.
Merito delle grandi scoperte degli anni ’70 e ’80, a partire dalla chemioterapia, ma anche del recente sviluppo dei nuovi farmaci biologici e “mirati” contro le mutazione genetiche legate ai tumori.
La sfida del futuro, secondo gli specialisti, sta tutta nella genetica: grazie alle scoperte legate al Dna si punta a tracciare i profili molecolari dei diversi tipi di cancro e di poter stabilire quale cura è più efficace per il singolo paziente, garantendogli durante e dopo i trattamenti la migliore qualità di vita possibile.
Per alcuni tipi di tumore si è assistito a un vero e proprio crollo dell’indice di mortalità: è il caso del cancro al seno (passato da un indice di mortalità di 32,1 su 100mila abitanti nel 1971 al 22,8 di oggi), per il quale la sopravvivenza a cinque anni è i passata dal 75 per cento del 1971 al 90 per cento di oggi; e del carcinoma del colon-retto (con un indice di mortalità passato dal 29,2 del 1971 all’attuale 16,7), il cui tasso di sopravvivenza dal 50 per cento è salito al 65,8.
E’ scesa di molto anche la mortalità per leucemie, il cancro alla cervice uterina (oggi quasi azzerabile se l’appuntamento con il Pap-test fosse un’abitudine per tutte) e linfomi.
Fanno eccezione alcuni tipi di tumore più aggressivi, come quello cerebrale, quello al fegato e il melanoma, per il quale però sono stati presentati degli studi che fanno ben sperare soprattutto per i malati più gravi con una neoplasia già in fase metastatica.
Un caso particolare è poi il cancro al polmone: se nel 1971 la mortalità era pari a 36,8, si è avuto un picco del 59,1 nel 1994, per poi scendere al di 50,7 attuale. «I progressi - hanno ricordato gli oncologi – sono frutto delle terapie più efficaci messe a punto negli anni, certo. Ma anche di una maggiore attenzione delle persone alla prevenzione. Perché in molti casi ognuno di noi può fare la sua parte per prevenire il cancro».
La prevenzione è il cardine della lotta al tumore ed è facile da praticare.
Vera Martinella
Laureata in Storia, dopo un master in comunicazione, inizia a lavorare come giornalista, online ancor prima che su carta. Dal 2003 cura Sportello Cancro, sezione dedicata all'oncologia sul sito del Corriere della Sera, nata quello stesso anno in collaborazione con Fondazione Umberto Veronesi.