Sempre più chiara la relazione tra carenza e sviluppo della sclerosi multipla. Il parere del professor Alberto Ascherio della Harvard University in occasione della giornata dedicata alla patologia
Per anni la sclerosi multipla è rimasta un mistero. Difficoltà a fare diagnosi e totale assenza di terapie portavano chi ne era affetto alla sedia a rotelle come destino inesorabile.
Oggi, grazie all'avento di tecniche diagnostiche sempre più all'avanguardia e a terapie mirate, la sclerosi non fa più paura come un tempo.
Anche se la malattia è causata da una sorta di malfunzionamento del sistema immunitario - la sclerosi multipla è classificata come patologia autoimmune - non tutti gli attori in gioco sono chiari.
Uno di questi si chiama vitamina D: studi epidemiologici hanno osservato infatti che la carenza potrebbe essere considerata un fattore di rischio per lo sviluppo del disturbo. Non solo, l'assunzione anche nei malati è in grado di rallentare la progressione della patologia.
LA SCLEROSI MULTIPLA
Come spiega il professor Alberto Ascherio, epidemiologo della nutrizione presso la Harvard School of Public Health, «la sclerosi multipla è una malattia neurologica la cui frequenza è particolarmente elevata nei giovani adulti e in particolare nelle donne. La predisposizione genetica è importante ma circa il 90% dei casi avviene in individui che non hanno una storia famigliare per la malattia». Nei malati ad essere dannegiato è il sistema nervoso centrale. Problemi nel movimento, nell’equilibrio, nella percezione degli oggetti e nel pensiero sono solo alcuni dei sintomi che dipendono dalle aree colpite dalla malattia. Questo si verifica quando il sistema immunitario, per ragioni ancora da chiarire, produce anticorpi che distruggono la mielina, quella sostanza che isola le cellule nervose e che consente la conduzione degli impulsi elettrici.
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IL LEGAME TRA SCLEROSI MULTIPLA E VITAMINA D
Negli ultimi anni gli epidemiologi hanno scoperto che tra i possibili fattori ambientali e comportamentali che possono scatenare la malattia c'è anche la carenza di vitamina D.
«I dati ottenuti nell'ultimo decennio ci dicono che l'incidenza di sclerosi multipla è ridotta di circa il 60% in quegli individui che usano regolarmente supplementi di vitamina D rispetto a chi non ne utilizza. Similmente, il rischio di sclerosi multipla tende a diminuire con l’aumento dei livelli circolanti di vitamina D».
Dati importanti, ottenuti inizialmente in studi condotti negli Stati Uniti, ora confermati anche nella popolazione europea e australiana.
LE DOSI GIUSTE DI VITAMINA D
«In Italia - continua Ascherio - almeno il 50% degli adolescenti e giovani ha livelli di vitamina D insufficienti (< 50 nmol/L o < 20 ng/mL, a seconda dell’unità di misura adottata).
I risultati di studi osservazionali suggeriscono che il rischio di sclerosi in questi individui potrebbe essere dimezzato aumentando i livelli circolanti di vitamina attraverso sia una giudiziosa esposizione alla luce solare sia con il consumo di supplementi di vitamina D».
Allora più vitamina per tutti? Su questo punto, il parere degli esperti non è unanime. La dose di vitamina D necessaria per ottimizzare i livelli circolanti è di circa 20.000 unità internazionali alla settimana. «L’uso di supplementi potrebbe essere particolarmente importante in individui con una storia famigliare di SM, in cui il rischio di base e’ fortemente aumentato» spiega Ascherio.
NON SOLO PREVENZIONE
Ma le novità non sono solo sul fronte della prevenzione. La vitamina D infatti è fondamentale anche a malattia diagnosticata. Diversi studi hanno dimostrato che i livelli circolanti di vitamina D al momento dei primi sintomi neurologici contribuiscono a predire il decorso della malattia, ovvero la comparsa di nuove lesioni e la velocita’ a cui la malattia si sviluppa. Più sono bassi è più la sclerosi avanza. «Anche se esistono ancora incertezze questi risultati suggeriscono che la correzione dell’insufficienza di vitamina D in pazienti con sclerosi multipla dovrebbe essere considerata nel trattamento precoce della patologia».
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.