Dopo lo studio, meglio correre. Un esperimento olandese dimostra che lo sport di tipo aerobico rafforza apprendimento e memoria
C’è chi preferisce affidarsi a cibi contenenti zinco, vitamina A, E e C, Omega 3 e 6, acidi grassi e diverse altre sostanze che favoriscono la memoria, chi invece sceglie di allenarla con sudoku o enigmistica, ed altri ancora con la vita sociale che permetterebbe anche alla memoria di adattarsi più facilmente a nuove soluzioni e situazioni. Tutte potenziali ed efficace strategie, ma un recente studio condotto dalla Radbound University Medical Center di Nijmegen nei Paesi Bassi, pubblicato su Current Biology, ipotizza risultati mnemonici migliori con un po’ di sano sport, praticato nel momento e modalità giusti.
ESERCIZIO FISICO 4 ORE DOPO LO STUDIO
E’ quello che ci vuole per potenziare la memoria, soprattutto a lungo termine. Meglio poi se lo sport è di tipo aerobico come corsa, nuoto, calcio ciclismo o tennis, e mediamente intenso (gli eccessi infatti potrebbero sortire effetti contrari). Ma se l’obiettivo è quello di ottenere ottime performance mentali, in vista di un esame importante ad esempio o in qualunque altro contesto sia necessaria una prova di memoria sopra la media, allora l’attività fisica va praticata esattamente quattro ore dopo la full immersion di immagazzinamento dati. Sono i consigli che si possono trarre dai risultati di uno studio olandese, condotto su una settantina di volontari in attività o in relax dopo un impegno di memorizzazione.
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L’ESPERIMENTO
Gli accaniti studiosi hanno avuto a propria disposizione 40 minuti per immagazzinare 90 immagini di diverse località e le rispettive informazioni. Poi casualmente sono stati suddivisi in tre gruppi di cui il primo invitato a praticare un po’ di moto, ovvero 35 minuti di cyclette a una potenza che poteva raggiungere fino all’80% della frequenza cardiaca massima, immediatamente dopo la prestazione di studio; il secondo a svolgere la stessa attività aerobica ma una volta trascorse quattro ore dalla chiusura dei libri e infine l’ultimo a crogiolarsi in un (meritato) relax. Nel frattempo gli studiosi sportivi e quelli sedentari sono stati anche sottoposti a una risonanza magnetica cerebrale, utile a registrare soprattutto l’attività dell’ippocampo, cioè l’area dedicata all’apprendimento e alla memoria. Ma l’esperimento non si è concluso qui, perché tutti i partecipanti alla sfida della memoria, sono stati invitati, 24 ore dopo, a rispondere a un test che misurasse il consolidamento dei loro ricordi nel tempo.
I RISULTATI
I migliori sono stati coloro che avevano praticato l’attività fisica 4 ore dopo lo studio, mostrando anche a distanza di tempo ‘immagini’ più chiare rispetto sia al gruppo che aveva praticato sport a ridosso dello studio, sia agli inattivi. «I nostri risultati - precisano gli autori dello studio - suggeriscono che l'esercizio fisico programmato con le modalità, l’intensità e nel periodo giusti può favorire il potenziamento della memoria a lungo termine e l’apprendimento, sia in contesti formativi, come lo studio, ma anche in ambito clinici». Come si spiegherebbe il fenomeno? «Merito dei neurotrasmettitori - aggiungono i ricercatori olandesi - ossia di alcune sostanze chimiche presenti del cervello, quali dopamina, noradrenalina e un fattore di crescita chiamato BDNF che vengono rilasciati in quantità più abbondanti durante l’esercizio fisico, e che sono necessarie alla trasformazione delle informazioni apprese in conoscenza impressa nella memoria». Un processo che richiede però il suo tempo, concludono i ricercatori: ovvero le informazioni mentali devono prima sedimentare per poi essere efficacemente elaborate in dati utilizzabili nel tempo e l’esercizio fisico rafforzerebbe questa facoltà di post-apprendimento.