La caffeina contenuta in 2 tazzine di caffè è il limite da non superare per chi soffre di emicrania. Cautela anche con tè, bibite gassate ed energy drink
C'è chi, se non ingolla la prima tazzina di caffé appena sveglio, rischia di andare incontro a una giornata in preda al mal di testa. E chi, invece, deve controllare quello che è uno dei piaceri più diffusi tra gli italiani. Le persone che soffrono di emicrania - circa sei milioni nel nostro Paese: il 12 per cento della popolazione - sanno quanto anche l'alimentazione possa condizionare la gestione della malattia. Il caffè, in questo caso, è uno degli «osservati speciali». Come condiziona il rischio di sviluppare una crisi emicranica?
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CAFFE': CROCE O DELIZIA?
Considerati i consumi di caffè lungo la Penisola, stimati in sei chili all'anno per ogni individuo, tutti coloro soffrono della più comune forma di mal di testa sono sensibili all'argomento. Da qui anche l'interesse degli scienziati, tornati sulla questione con uno studio pubblicato sull'American Journal of Medicine. A firmarlo un pool di ricercatori israeliani e inglesi, che ha valutato il ruolo delle bevande contenenti caffeina come potenziale fattore scatenante dell'emicrania. A 101 persone affette emicrania episodica, è stato chiesto di compilare un diario alimentare per un mese e mezzo, inserendo anche le informazioni riguardanti i consumi di caffeina (presente anche nel tè, nelle bibite gassate e nelle bevande energetiche). Dopodiché, il lavoro è proceduto confrontando l'incidenza del disturbo nei giorni caratterizzati da un maggior apporto di caffeina con quella relativa ad altri in cui il consumo era stato sporadico o nullo. In questo modo, è stato possibile «annullare» l'effetto di altri fattori di rischio per l'emicrania: quali l'ansia, lo stress e la carenza di sonno.
AL MASSIMO 2 TAZZINE DI CAFFE'
Il ruolo della caffeina può variare con i consumi. Così il caffè, da «scudo», può trasformarsi in «innesco» per il mal di testa. «Mentre altri fattori scatenanti possono soltanto aumentare il rischio di emicrania, il potenziale impatto della caffeina è più complesso», ha affermato Elizabeth Mostofsky, epidemiologa della scuola di salute pubblica dell'Università di Harvard. Lo studio ha infatti svelato che, per i pazienti che soffrono di emicrania episodica, il consumo di una o due tazzine di caffè al giorno non sortisce alcun effetto. Ma andando oltre, le probabilità di essere colpiti da un attacco acuto nella stessa giornata o in quella successiva possono crescere. «L'impatto della caffeina dipende dalla dose e dalla frequenza di consumo», ha aggiunto l'esperta, prima firma della ricerca. Indicazioni dietetiche? «Oltre questo dato non possiamo andare, perché gli studi prospettici sul rischio a breve termine sono ancora pochi». Gli effetti negativi sono risultati più frequenti tra coloro che bevevano caffè in maniera sporadica. In questi casi, anche un consumo quotidiano inferiore a due tazzine si è rivelato, talvolta, un'insidia per il mal di testa.
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EMICRANIA: MEGLIO PARLARE DI MALATTIA
L’emicrania è una malattia neurologica determinata da una concausa di aspetti - genetici, biologici e ambientali - che si manifesta con un dolore pulsante localizzato nella metà della testa e del volto. Il paziente che ne soffre, non riesce a svolgere nessuna delle attività quotidiane. Ogni azione, infatti, aggrava il dolore e, a volte, gli attacchi vengono preceduti da disturbi visivi (si parla di emicrania con aura). La crisi si manifesta sovente assieme ad altri disturbi (vomito e intolleranza alla luce e ai rumori) e può durare anche per diversi giorni. Quanto alla caffeina, essendo contenuta in diverse bevande, la prudenza non deve riguardare soltanto il caffè. Il quantitativo rilevabile in una tazzina (da 25 a 150 milligrammi di caffeina) è infatti lo stesso che si ritrova in una lattina di una bevanda gassata (33 centilitri) o di un energy drink (da 25 centilitri). Mentre, a parità di volume, con una lattina di tè si raggiunge quello che, secondo lo studio, è il limite massimo giornaliero di caffeina per una persona che soffre di emicrania.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).