L'incremento è riconducibile allo stile di vita stressante dei ragazzi, che spesso abusano della rete e perdono troppe ore di sonno
Conta anche la maggiore attenzione da parte dei pediatri, più sensibili nell'individuare casi che prima sfuggivano alle maglie dei controlli e che oggi contribuiscono a irrobustire le statistiche.
Ma se si considera come preoccupante fenomeno sociale, il mal di testa tra i bambini ha sostanzialmente due concause: i ritmi indefessi che accrescono i livelli di stress e il sempre minore tempo dedicato al sonno.
«Il mal di testa nei bambini non deve essere mai trascurato - dichiara Roberto Sangermani, responsabile dell'ambulatorio di neuropediatria e delle cefalee infantili all'ospedale San Carlo Borromeo di Milano -. L'aumento dei casi riguarda le forme primarie, quasi sempre dovute all'emicrania.
Stabile è invece il numero delle forme secondarie, che talora possono però rappresentare un campanello d'allarme di condizioni gravi: come conseguenza di un trauma, di un'emorragia cerebrale o di una malattia oncologica».
I CAMPANELLI D'ALLARME DEL MAL DI TESTA
Gli ultimi dati internazionali raccontano un problema triplicato come diffusione, negli ultimi anni: sia nel corso dell'infanzia sia dell'adolescenza. L'emicrania - che solitamente colpisce soltanto un lato del cranio: indifferentemente il destro o il sinistro - è considerata la causa più frequente alla base del mal di testa in età pediatrica.
È la ricorrenza a fare la differenza tra un mal di testa che può essere la conseguenza di una giornata particolarmente stancante e quello che invece rappresenta la manifestazione di un problema perdurante nel tempo. E poi ci sono alcuni sintomi che potrebbero celare un mal di testa a volte nemmeno descritto dai bambini.
«Durante un episodio acuto, un bambino appare irritabile e votato al riposo, mentre tra un attacco di mal di testa e un altro di norma vive in una condizione di benessere - prosegue l'esperto -. La comparsa di problemi nel rendimento scolastico e la scarsa volontà di praticare sport o di coltivare le relazioni sociali possono essere altri campanelli d'allarme che celano una condizione di cefalea pediatrica. Attenzione anche alla difficoltà nell'addormentarsi e ai frequenti risvegli notturni: di fronte a questi comportamenti bisogna interrogare il bambino, perché la causa può essere proprio il mal di testa».
Come difendersi dal mal di testa da vacanza?
LA PREVENZIONE PARTE DAL LETTO
Gli esperti, nel corso dell'ultimo convegno dell'Associazione Nazionale Italiana Ricerca sulle Cefalee (Anircef), si sono trovati d'accordo su un punto. I bambini, al pari degli adulti, dormono meno rispetto a quanto dovrebbero: rispetto a cento anni fa, in media due ore in meno al giorno a causa dei ritmi frenetici, dell’aumento delle luci artificiali e dell’utilizzo sempre più precoce degli strumenti elettronici, che hanno causato una discordanza tra quello che dovrebbe essere il ritmo sonno-veglia naturale del bambino e le esigenze sociali.
E la deprivazione del sonno è considerata un elemento in grado di favorire la comparsa del mal di testa. A fare la differenza, come spiega Emanuela Malorgio, pediatra di famiglia e membro della Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche, sono le direttive date nel primo anno di vita, «perché le abitudini errate renderanno più difficile avere un’autonomia di addormentamento anche negli anni successivi. Bisogna che il bambino dorma sempre nella stessa stanza, rispettando l’orario in cui va a nanna. Mentre dal quarto mese di vita è necessario dissociare la fase dell’alimentazione da quella del sonno, che vuol dire staccarlo dal seno o dal biberon quando si sta per addormentare e metterlo sul lettino».
COSA DEVONO MANGIARE I BAMBINI?
NE SOFFRE QUASI UN BAMBINO SU DUE
Le cefalee primarie, pur essendo un disturbo neurologico di cui soffre il quaranta per cento dei bambini entro i sette anni, non sono sempre facili da identificare. Nel bambino, molto più che nell’adulto, concorrono infatti molteplici fattori, spesso psicologici, il cui ruolo individuale non é sempre semplice da quantificare (nei casi più gravi la cefalea può essere la spia di una condizione di ansia o depressione).
La difficoltà nell'interpretazione dei sintomi e nel fare una diagnosi di cefalea primaria è stata uno dei primi ostacoli alla conoscenza del problema ed è oggi - in virtù del suo parziale superamento - anche una delle ragioni per cui si contano molti più casi rispetto al recente passato. «Non bisogna aspettare che il dolore aumenti, la cefalea va contrastata fin da subito anche nei bambini - prosegue Sangermani -. Si possono usare farmaci antiemetici e antidolorifici: come l'ibuprofene e il paracetamolo».
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Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).