Da un’ampia ricerca sembra emergere il potere dei sali di litio nel controllo dell’impulsività. La tendenza al «self harm» è comune nelle persone affette da disturbo bipolare
L’efficacia del litio contro il suicidio è nota. Ora uno studio londinese sembra dimostrare che è più efficace di altri farmaci anche nel ridurre l’autolesionismo e le lesioni involontarie, che costituiscono una delle principali cause di malattia e ferite nelle persone con disturbo bipolare. Il litio è un classico stabilizzatore dell’umore, nel senso che tende a ridurre le tipiche oscillazioni dello stato d’animo tra i due poli di depressione e mania. Altri rimedi impiegati con questa funzione possono essere il sodio valproato, l’olanzapina e la quetiapina. Il confronto è stato compiuto tra queste quattro sostanze nella ricerca pubblicata su Jama Psychiatry e condotta dalla University College di Londra. Sono stati osservati più di 6.600 pazienti bipolari distribuiti in quattro gruppi a seconda del farmaco stabilizzatore dell’umore che era loro prescritto e sono stati seguiti dal 1995 e il 2013. Gli studiosi hanno potuto avvalersi di un esteso archivio elettronico di cartelle cliniche nel Regno Unito.
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ALTRI STUDI INDICATIVI
Il risultato colto alla fine è che i pazienti trattati con il litio avevano ridotto le autolesioni ben più dei bipolari curati con le altre tre sostanze. Diminuiti anche gli incidenti involontari, questo non soltanto con l’uso del litio ma anche dell’olanzapina. La conclusione degli autori, guidati dal dottor Joseph F. Hayes, è che i sali di litio oltre al noto potere di stabilizzare l’umore, svolgano anche la funzione di controllo dell’impulsività e dell’aggressività. Questo aspetto era già stato suggerito da studi minori, che escono rafforzati da una ricerca così estesa. «È vero, lo abbiamo constatato, il litio è efficace sull’impulsività», concorda Carlo Altamura, ordinario di psichiatria all’Università di Milano operante al Policlinico.
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EUFORIA UGUALE ALLA TENSIONE
Nello studio si dice che farsi del male volutamente o avere incidenti per caso, tipo cadute o scontri in auto, sono caratteristici del disturbo bipolare. Altamura illustra queste particolarità. «In inglese si dice «self harm», il farsi del male da soli, e si traduce nel procurarsi danni, avere comportamenti lesivi , persino più frequenti che nelle persone malate di depressione tanto grave da puntare al suicidio. La persona bipolare ha un ridotto controllo degli impulsi e questi tentativi improvvisi possono avere luogo in un momento di euforia come in un attimo di grande nervosismo». Lo stesso vale per gli incidenti non voluti. «Già. Se corro con la moto a tutto spiano in una strada difficile, se mi spingo in montagna su sentieri pericolosi…. In questi casi è l’azzardo che provoca gli incidenti. È sempre l’impulsività, l’avventatezza, a dominare la persona».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.