Tumore al seno e l'uso del casco in chemioterapia
Negli ultimi anni in molti centri si è diffuso l’uso di un dispositivo in grado di ridurre la perdita di capelli associata alla chemioterapia. Si tratta di un casco refrigerante che porta la temperatura del cuoio capelluto a 3-5 gradi. Viene indossato poco prima dell’inizio della terapia e tenuto durante e dopo la somministrazione della chemioterapia. Il suo meccanismo di funzionamento è semplice. I farmaci chemioterapici raggiungono i bulbi piliferi attraverso il sangue: raffreddando il cuoio capelluto si ha un restringimento dei piccoli vasi sanguigni che lo raggiungono e quindi una minore perfusione. In tal modo i follicoli vengono esposti a una ridotta quantità di chemioterapici. I risultati sono ottimi: in uno studio condotto su 30 pazienti, nell’85 per cento dei casi si è registrata una caduta di grado 1 o 2, vale a dire non percepibile dal punto di vista estetico. Il casco, però, non può essere usato in tutti i casi e la sua efficacia dipende dal regime chemioterapico utilizzato: funziona meglio se si assumono soltanto antracicline ma dà risultati insoddisfacenti con schemi che prevedano l’impiego combinato di antracicline, taxani e ciclofosfamide. È scarsamente efficace anche per chemioterapie che prevedono dosaggi elevati. Inoltre il suo uso è sconsigliato se si temono metastasi al cuoio capelluto, non rare nel caso di tumore al seno.