Le risposte del Quaderno "Vegetarianismo" - Libertà di sapere, libertà di scegliere
La dieta vegetariana è considerata a tutti gli effetti ideale per chi soffre di malattie cardiovascolari. Togliendo alimenti di origine animale si eliminano le fonti principali di grassi saturi (gli alimenti vegetali contengono invece grassi insaturi tranne gli oli tropicali).
I grassi saturi sono dannosi all’organismo perché contribuiscono a innalzare il livello di colesterolo nel sangue e interferiscono con l’azione salutare dei grassi insaturi, da sempre protettori del cuore e delle arterie. La scelta vegetariana, che bandisce carni animali e quindi anche gli insaccati, salvaguardia anche nei confronti dell’ipertensione, causata da elevato consumo di sale, eccesso di grassi e scarsità di fibre, presenti invece in cereali e legumi sostitutivi delle proteine animali.
Alcuni studi hanno dimostrato, infatti, che i vegetariani soffrono molto meno di ipertensione, perché la loro dieta consente di mantenere i livelli di pressione arteriosa nei limiti corretti se non addirittura di abbassarli negli ipertesi.
Un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Diabetes Care nel 2011 ha evidenziato come una dieta vegetariana sia associata a un minor rischio di sindrome metabolica. La gestione intensiva e precoce della sindrome può avere un impatto significativo nella prevenzione tanto del diabete quanto della malattia cardiovascolare.
L'obiettivo della ricerca è stato quello di confrontare diversi modelli dietetici in relazione ai fattori di rischio metabolico e alla sindrome metabolica. Sono stati presi in considerazione 773 soggetti con età media di 60 anni suddivisi in vegetariani (35%), semi-vegetariani (16%) e non-vegetariani (49%).
I risultati hanno mostrato che il modello dietetico vegetariano era associato con valori medi significativamente più favorevoli di pressione arteriosa, circonferenza vita, indice di massa corporea, glicemia e trigliceridi ematici, rispetto a quello non-vegetariano.
I ricercatori hanno quindi concluso che un modello alimentare vegetariano è associato con un profilo più favorevole per quanto riguarda i fattori di rischio metabolico e con un minor rischio di sindrome metabolica, che è risultato essere ridotto di circa 2/3, ovvero del 66% nei vegetariani rispetto ai non vegetariani; questo dato permane anche dopo aver preso in considerazione gli altri aspetti dello stile di vita e i fattori demografici che possono influenzarlo.
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