La retroversione dell’utero è una anomalia di posizione dell’organo che si presenta deviato all’indietro anziché inclinato in avanti.
Nel corso di una visita ginecologica mi è stato detto che ho l’utero retroverso. Devo preoccuparmi anche in vista di future gravidanze? G.V., Genova
Risponde Rossella Nappi, Professore Associato di Clinica Ostetrica e Ginecologica dell’IRCCS Policlinico San Matteo, Università degli Studi di Pavia
La retroversione dell’utero è una anomalia di posizione dell’organo che si presenta deviato all’indietro anziché inclinato in avanti.
Nella maggior parte dei casi si tratta di una condizione presente fin dall’età dello sviluppo ma può verificarsi anche a seguito di processi infiammatori acquisiti che causano aderenze o di manovre ostetrico-ginecologiche (aborto, parto, ecc).
Infine, la si può riscontrare in donne molto magre, più soggette a ptosi, ossia ad un abbassamento degli organi (ptosi renale, gastrica, ecc.).
I maggiori disturbi correlati all’utero retroverso riguardano un possibile aumento dei dolori alla regione lombare, che si accentuano nel periodo premestruale o durante il ciclo, in quanto il materiale mestruale facendo più fatica ad uscire, provoca una contrazione più decisa del muscolo uterino.
Alcune donne, inoltre, possono avvertire un fastidioso senso di stiramento verso il basso, con rapporti sessuali dolorosi, oltre a disturbi vescicali, intestinali, oppure più vaghi e generali come cefalea, tosse nervosa, stipsi, irritabilità, disturbi gastrici.
In caso di concepimento e gravidanza, invece, l’utero retroverso non rappresenta un ostacolo, né è causa d’infertilità. Anche in presenza di questa anomalia, le probabilità di rimanere incinta sono le stesse di una donna con utero antiverso.
Dunque l’utero retroverso è una problematica che in linea generale non desta grosse preoccupazioni, ma in relazione alla natura che ne ha determinato l’insorgenza, sarà il ginecologo a stabilire l’eventualità di una cura che non può essere identica per tutte le situazioni.
Infatti, nei casi in cui la retroversione non si associa ad alcun disturbo soggettivo, a parte il dolore mestruale, e consente gravidanze normali, ogni terapia sarebbe del tutto superflua.
Quando, invece, occorre intervenire per curare l’anomalia perché causa di disturbi significativi, l’indicazione è a una isteropessi: un intervento chirurgico volto a correggere lo spostamento uterino e a fissarlo nella posizione normale o naturale.
È comunque consigliabile, come norma preventiva contro la retroversione uterina, il rispetto delle principali regole d’igiene e delle prescrizioni generali che i ginecologi consigliano dopo i parti o gli aborti.
Maggiore attenzione va posta alla fase successiva al parto (puerperio) nella quale sia una ripresa troppo precoce della vita attiva con sforzi eccessivi, sia un riposo prolungato con una lunga degenza a letto possono favorire le malposizioni dell’utero.
Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Dona ora per la ricerca contro i tumori femminili