La cura dell'herpes genitale si basa sull’assunzione dell'aciclovir. Nessun rischio né per il feto né per il neonato esposto in gravidanza
Ho 33 anni e da quattro convivo con l'herpes genitale. Purtroppo sono una persona ansiosa e, quando non dormo abbastanza, si presentano le recidive. Ho intenzione di avere un figlio e so che al momento del parto si consiglia il cesareo. Ma la mia domanda è: assumere gli antivirali duranti la gravidanza è sconsigliabile o è meglio farlo perché il virus può interferire con la formazione del feto? Ci sono studi che correlano questo farmaco o il virus con altri disturbi o altre malattie?
Marzia P. (Perugia)
Risponde Antonio Clavenna, responsabile del laboratorio di farmacoepidemiologia dell'Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano
L’Herpes genitale è un'infezione causata dal virus Herpes simplex, lo stesso che causa i più diffusi herpes labiali. Esistono di due tipi di virus Herpes simplex: 1 e 2. Quest'ultimo è il responsabile della maggior parte delle infezioni genitali.
Nella maggior parte dei casi l’infezione non causa sintomi. Quando, invece, sono presenti, l'infezione da herpes genitale cui si manifesta sono prurito, bruciore, fastidio, a livello genitale, con la comparsa di vescicole che dopo alcune settimane si trasformano in piccole ulcere. Dopo la guarigione, il virus rimane nell’organismo in forma latente e può dare luogo a recidive in situazioni in cui il sistema immunitario è indebolito.
Nel corso di una gravidanza, raramente l’infezione viene trasmessa attraverso la placenta (in meno dell'1 per cento dei casi). Mentre è più frequente la possibilità di contagio al momento del parto, attraverso il contatto del neonato con le lesioni genitali. Nel caso di riattivazione di un’infezione avvenuta in precedenza, come nel suo caso, gli anticorpi materni tramessi al feto riducono il rischio di malattia. Se, però, l'herpes compare a livello genitale per la prima volta in gravidanza (infezione primaria) la probabilità di trasmissione al feto e al neonato aumenta, in particolare se l’infezione compare nella seconda metà della gravidanza (30-50% dei casi).
Il trattamento si basa sull’impiego del farmaco aciclovir per via orale. Gli studi condotti sulla sicurezza di impiego di questo farmaco nel corso della gravidanza non hanno documentato un aumento del rischio di malformazioni congenite, né di altri rischi per lo sviluppo del feto o per la mamma in gravidanza. Non sono, inoltre, segnalati effetti a lungo termine nel neonato associati all’esposizione in gravidanza a questo farmaco.
Nelle donne con frequenti recidive, come potrebbe essere il suo caso, è consigliabile l’assunzione di aciclovir a partire dalla 36esima settimana di gravidanza per ridurre la presenza di lesioni genitali attive e il rischio di trasmissione del virus al momento del parto, consentendo in questo modo il parto naturale. Il taglio cesareo è invece raccomandato per ridurre il rischio di contagio in caso di infezione primaria con esordio nel terzo trimestre e con presenza di lesioni genitali in prossimità del parto. In ogni caso, la valutazione sulla terapia deve essere effettuata dal ginecologo.