Due anni fa mi è stata diagnosticata un’ernia inguinale, ma il chirurgo che ho consultato non mi ha suggerito l’intervento chirurgico. Quali sono le possibili complicanze? Pierfrancesco V. (Messina)
Risponde Giampiero Campanelli, ordinario di chirurgia generale all’Università dell’Insubria e responsabile della Day and Week Surgery dell’Istituto Clinico Sant’Ambrogio di Milano
Se l’ernia non le dà fastidio, bene ha fatto il collega a non suggerirle un intervento in tempi brevi. L’ernia inguinale è una condizione che colpisce soprattutto gli uomini ed è dovuta alla fuoriuscita di un tratto di intestino in prossimità dell’inguine.
Conta la predisposizione familiare, ma al disturbo possono concorrere anche il sovrappeso e l’esercizio fisico intenso.
L’ernia inguinale può non dare sintomi, ma esserci. In questo caso spetta allo specialista, con un esame obiettivo seguito da un’ecografia, diagnosticarla. E, in seguito, definire la strategia di cura.
Un’ernia inguinale è sempre destinata ad aumentare di volume, per cui l’operazione non è evitabile, ma soltanto procrastinabile.
Oggi gli interventi, nei casi di ernia lieve e moderata, sono molto meno invasivi rispetto al passato.
Il paziente viene operato in day hospital, quasi sempre in anestesia locale, senza ricevere punti ed è in grado di rimettersi in piedi subito dopo l’intervento.
Il consiglio, dunque, è quello di tenere la sua ernia sotto controllo, perché prima poi arriverà dovrà entrare in sala operatoria.
Le complicanze, diversamente, potrebbero essere gravi. L’ernia inguinale, una volta ingrossatasi, può rimanere “bloccata” tra le pareti da cui è fuoriuscita.
Di conseguenza si può avere una strozzatura che compromette l’afflusso di sangue all’intestino.
A quel punto occorre operarsi d’urgenza, per evitare una perforazione intestinale che nei Paesi in via di sviluppo rappresenta ancora una delle prime cause di morte.
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