Risponde Luigi Badano, dirigente medico della Cardiologia all'Azienda Ospedaliera di Padova
E’ possibile ridurre le probabilità di andare incontro ad un infarto, ma non annullare il rischio di infarto. Questo poiché la componente genetica (sesso e storia famigliare) del rischio è immodificabile e perché ci sono altri fattori non ancora conosciuti che fanno sì che alcune persone abbiano un infarto ed altre no, pur avendo lo stesso profilo di rischio. E’ comunque possibile ridurre i rischi riducendo i valori di colesterolo nel sangue, smettendo di fumare, controllando i valori di pressione arteriosa, verificando attentamente i livelli di glicemia nel sangue se si è diabetici.
Inoltre un’attività fisica regolare (camminare di buon passo per 20-30 minuti 3-4 volte la settimana) e una dieta sana possono ridurre il pericolo di infarto. L’esercizio fisico regolare non solo migliora la capacità del cuore di pompare il sangue, ma aiuta anche a controllare il peso corporeo e può anche abbassare il livello del colesterolo e la pressione del sangue. La dieta ideale dovrebbe essere povera di colesterolo e di grassi saturi, ricca di vegetali e frutta. Sostituendo cibi ricchi di grassi saturi, come il burro e la carne rossa, con cibi che ne contengono pochi, come l’olio d’oliva e le carni bianche (pollo, tacchino, coniglio, pesce, eccetera), si può abbassare il livello di colesterolo dannoso (LDL) e mantenere quello del colesterolo “buono” (HDL).
Diversi studi hanno poi dimostrato che vitamina E, betacarotene e vitamina C possono rallentare l’aterosclerosi negli animali. Uno studio è giunto alla conclusione che queste sostanze potrebbero ridurre l’incidenza degli infarti anche nell’uomo. Mangiare ogni giorno verdura e frutta ricche di betacarotene e di altri carotenoidi nonché di vitamina C (come pomodori, verdura con le foglie scure, peperoni, carote, patate dolci e meloni) può proteggere in qualche misura dalle malattie coronariche.
Sembrerebbero inoltre utili la vitamina B6 e il magnesio. Cereali integrali, come orzo e avena, come pure fagioli, lenticchie e alcuni tipi di semi e di frutta secca (noci)possono essere utili. In più, si pensa che mangiando pesci come il salmone, lo scombro, l’aringa o il tonno almeno due volte la settimana si possa diminuire il rischio di malattie coronariche, in quanto questi pesci sono ricchi di acidi grassi polinsaturi omega-3.
Se si ha poi una familiarità (come nel suo caso) e in presenza di altri fattori di rischio cardiovascolare (fumo, ipertensione arteriosa, diabete, ipercolesterolemia) una visita presso un Centro di prevenzione cardiovascolare può stimare in maniera obiettiva il rischio vascolare del singolo e prescrivere gli eventuali accertamenti o trattamenti adeguati a stabilire lo stato delle arterie coronarie e ridurre il rischio.