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L'esperto risponde
Redazione
pubblicato il 16-09-2020

Covid-19: quale relazione c'è con il diabete di tipo 1?



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Il diabete di tipo 1 è un'insidia in più, soprattutto per i pazienti anziani che si ammalano di Covid-19. Da chiarire, invece, se il coronavirus «faciliti» l'insorgenza della malattia

Covid-19: quale relazione c'è con il diabete di tipo 1?

Covid-19: quale rischio corre un paziente con il diabete autoimmune?
Mary (domanda giunta su Instagram)

 

Risponde Stefano Del Prato, direttore dell'unità di diabetologia e malattie metaboliche dell'azienda ospedaliero-universitaria di Pisa, presidente dell'Associazione Europea per lo Studio del Diabete e blogger di Fondazione Umberto Veronesi

 

Negli ultimi mesi, la pandemia di Covid-19 ha preoccupato il mondo intero e ancor più le persone più deboli e più fragili. Tra queste, ci sono coloro che soffrono di diabete. Sebbene non sembra che la malattia esponga a un marcato aumento del rischio di infezione, è però vero che le persone con diabete contagiate dal coronavirus hanno una prognosi peggiore rispetto a quelle non diabetiche.


Questo aumentato rischio riflette con buona probabilità la tendenza, nella persona con diabete, alla coesistenza di multipli fattori di rischio. Tra questi, ovviamente, c’è l’iperglicemia. Ma a contare potrebbero essere anche l’età, la presenza di ipertensione arteriosa, la ridotta funzionalità renale, le eventuali pregresse malattie cardiovascolari, il sovrappeso o l’obesità. Il nostro gruppo, tra l’altro, ha riscontrato che il semplice aumento della glicemia al momento del ricovero, in soggetti senza diabete noto, rappresenta un indicatore molto sfavorevole per la prognosi (clicca qui per leggere l’articolo pubblicato sul Magazine).

 

Una nostra lettrice ha però avanzato un interessante quesito: se il diabete è di tipo 1, insulino-dipendente, il rischio associato al Covid-19 è lo stesso delle persone con diabete tipo 2? La domanda è molto ben posta, fosse solo per il fatto che la persona con diabete tipo 1 è generalmente più giovane, meno frequentemente in sovrappeso e con un rischio di pregressa malattia cardiovascolare un po’ meno evidente rispetto al diabete tipo 2. Ovviamente, alcune indagini in questo senso sono state condotte. Lo studio più ampio finora disponibile è stato eseguito in Inghilterra. Tale ricerca ha osservato un aumento del tasso di mortalità da Covid-19 sia nel tipo 1 sia nel tipo 2, addirittura con un rischio apparentemente più evidente nel tipo 1.

 

In questi soggetti, una prognosi negativa era più di frequente associata all’età avanzata, a un controllo glicemico non soddisfacente (in particolare in presenza di valori di emoglobina glicata superiori a 9.5%, alla perdita di funzione renale e al peso corporeo). Di contro, uno studio francese ha concluso che, tra le persone ospedalizzate per Covid-19, il rischio di una prognosi severa era minore tra i soggetti con diabete tipo 1, soprattutto in quelli più giovani. Questa apparente discrepanza si risolve alla luce della nozione che, nello studio inglese citato, un’età inferiore ai 50 anni si associava a una netta riduzione del rischio di mortalità. Verrebbe quindi da concludere che sono le persone più anziane con diabete tipo 1 - che tendono ad avere una durata di malattia più lunga e avere una maggior frequenza di malattie associate - a richiedere un occhio di riguardo qualora si ammalino di Covid-19.

 

La pandemia virale, oltre al rischio di prognosi severe, ha fatto emergere anche altri aspetti rilevanti per la persona con diabete tipo 1. In particolare, è stato osservato un aumento del rischio di chetoacidosi nelle persone ospedalizzate con diabete di tipo 1. Il dato potrebbe non sorprendere, dato che la malattia provocata da Sars-CoV-2 è caratterizzata da un forte stress infiammatorio che può far precipitare anche rapidamente il controllo glicemico. È stato però suggerito che il virus possa attaccare, tra i vari tessuti, anche le cellule beta del pancreas, che producono insulina. Questo scenario comporta un ulteriore deficit di una funzione già pressoché assente nelle persone alle prese con il diabete tipo 1.


Nella persona non diabetica, la ridotta capacità di secrezione insulinica potrebbe essere la causa dell’iperglicemia riscontrata al momento del ricovero in un certo numero di soggetti se non addirittura a determinare un diabete di nuova insorgenza. In effetti, è stato registrato un certo numero di tali casi, il che ha portato all’istituzione di un registro internazionale atto a verificare l’entità del fenomeno e stabilire se queste forme di diabete insorte in periodo possano avere caratteristiche distintive. Infine, rimane l’aspetto dell’impatto delle misure di contenimento dell’infezione sul controllo glicemico delle persone con diabete. Il sospetto iniziale era che il «rilassamento» indotto dal lockdown potesse minare l’adesione alle norme dietetiche e ridurre la frequenza e intensità dell’esercizio fisico traducendosi in un peggioramento del controllo del diabete.


Peraltro, una serie di osservazioni fatte in vari centri nazionali ed esteri non solo non hanno riscontrato un peggioramento del controllo glicemico ma, addirittura, in alcuni casi, osservato un miglioramento. Come spiegare questa risposta paradossa? I motivi potrebbero essere molti: inclusa una maggior regolarità dell’assunzione dei pasti, un numero minore di pasti consumati fuori casa (per i quali è spesso difficile controllarne il contenuto calorico e di carboidrati), una accresciuta consapevolezza e capacità di gestione della malattia (anche grazie alle innovazioni tecnologiche come per esempio i sistemi di monitoraggio continuo della glicemia), un minore stress lavorativo (o comunque connesso al lavoro) e l’avvento della telemedicina.

 

Il Covid-19 ha rappresentato un'emergenza sanitaria e le persone con diabete, così come altre affette da malattie che riducono le difese dell’organismo, hanno pagato uno scotto elevato in termini di severità della malattia e di mortalità. Abbiamo però imparato e continuiamo a imparare tante cose che devono tradursi in una protezione e cura più efficace delle persone con diabete. Una cosa sicuramente l’abbiamo imparata e sono certo già coscienziosamente applicata. Questa è l’importanza per tutti - e ancor più per persona con diabete - delle precauzioni per la protezione personale. Per la persona con diabete tipo 1, oltre a queste misure, fondamentale è il regolare monitoraggio della glicemia e, in caso, dei chetoni urinari oltre al contatto (anche telematico) con il proprio diabetologo.



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