Un recente studio pubblicato sul New England Journal of Medicine ribadisce l’importanza della terapia conservativa nel trattamento della scoliosi
Per curare la scoliosi in età adolescenziale non c’è rimedio più efficace del corsetto. È quanto emerge da uno studio appena pubblicato su The New England Journal of Medicine che contribuisce a far chiarezza sul trattamento della condizione che riguarda il 4% degli adolescenti, con un rapporto sfavorevole per le ragazze: colpite sei volte di più rispetto ai coetanei dell’altro sesso.
LA SCOLIOSI
La scoliosi idiopatica, presente quasi sempre dall’età di 5-6 anni, è caratterizzata da una curvatura laterale della colonna vertebrale di almeno dieci gradi. In questi casi - a differenza di quelli più gravi, con curvature anche cinque volte più gravi - non è consigliato il ricorso alla chirurgia: sebbene la procedura, che comporta l’inserimento di viti e barre nella colonna vertebrale, sia migliorata nel tempo, spesso ancora oggi i giovani pazienti affrontano rischi come infezioni, problemi di guarigione ossea e, seppur di rado, paralisi.
Perciò la prassi prevede il ricorso al corsetto. Per molti antiestetico, ma efficace. «È necessario far comprendere all’adolescente che, pur non accusando dolore, una scoliosi non curata è destinata a provocare limitazioni funzionali nel tempo - afferma Donata Rita Peroni, responsabile del centro scoliosi dell’ospedale Pini di Milano -. Senza trascurare l’aspetto estetico che il corsetto produce nel tempo e che spesso è la chiave per convincere i giovani a utilizzarlo».
LA RICERCA
Un team di ricercatori canadesi, ortopedici e chirurghi, è tornato sull’argomento dopo aver riscontrato l’alto numero di interventi effettuati negli Stati Uniti, con i relativi costi per la sanità pubblica. Lo studio Braist - Bracing in Adolescent Idhiopatic Scoliosis Trial - ha riguardato 242 pazienti, raccolti da venticinque centri di cura tra Stati Uniti e Canada, di età compresa tra dieci e quindici anni, che presentavano una curvatura minima della colonna vertebrale di venti gradi: dunque fortemente esposti al rischio di finire in sala operatoria, con il passare degli anni.
Tra il gruppo di osservazione e quello trattato per almeno diciotto ore al giorno con il corsetto, la differenza è stata evidente: al punto da sospendere la ricerca in anticipo per la palese evidenza dei risultati. Il busto ortopedico è risultato efficace nel 72% degli adolescenti affetti da scoliosi, con efficacia maggiore registrata all’aumento delle ore trascorse con il corsetto.
LA PREVENZIONE
Quali sono i segni che devono indurre un genitore a sospettare la condizione nel figlio? Spiega la specialista: «Le posture scorrette, le asimmetrie nel tronco e le gibbosità, ossia la prominenza di un emitorace rispetto all’altro, possono denunciare la presenza di una deformità strutturata della colonna. Un esame clinico ortopedico permetterà di distinguere un’alterazione patologica da un semplice atteggiamento. I genitori possono compiere già un primo controllo: basta porsi alle spalle del bambino, lo si fa flettere in avanti col tronco e si osserva la presenza o meno di prominenze, i citati gibbi».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).