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Daniele Banfi
pubblicato il 17-03-2020

Coronavirus: testare, isolare, tracciare. L'OMS indica la via



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Il contrasto al coronavirus passa dalle misure di distanziamento sociale. Ma per spezzare la catena di contagio è fondamentale individuare tutti i casi, isolarli e tracciarne i contatti

Coronavirus: testare, isolare, tracciare. L'OMS indica la via

Nella lotta a Covid-19 l'Organizzazione Mondiale della Sanità detta la strada da seguire: testare tutti gli individui con sospetta infezione da coronavirus, isolarli se positivi, tracciarne i contatti avuti sino ai due giorni precedenti ai sintomi ed estendere il test anche a queste persone. Indicazioni, insieme alle misure restrittive messe in atto, rappresentano la base per interrompere la catena di contagi. 

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DISTANZIAMENTO SOCIALE PER L'EMERGENZA

Il concetto è chiaro: per evitare il collasso del sistema sanitario, le misure di distanziamento sociale rappresentano la medicina più efficace. Meno persone circolano più il virus trova terra bruciata intorno a sé. Tradotto: spalmare il numero di contagi su un periodo più ampio di tempo così da poter fornire cure adeguate a tutti. 

L'IMPORTANZA DEI TEST DIAGNOSTICI

Per dare «scacco matto» al virus però le sole misure di distanziamento sociale non bastano. Ad affermarlo è l'OMS per bocca del suo direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus. «La differenza la farà la combinazione di approcci», spiega in conferenza stampa. «Il modo più efficace per prevenire le infezioni e salvare vite umane è rompere la catena di trasmissione. Per fare ciò è necessario testare e isolare. Non puoi combattere un incendio con gli occhi bendati. Non possiamo fermare questa pandemia se non sappiamo chi è infetto».

Ed è proprio sulla possibilità di avere un più facile accesso e una rapida risposta dai test diagnositici che si sta concentrando ora l'attenzione. Per l'OMS la linea è chiara: è fondamentale verificare la positività o meno al coronavirus in tutti gli individui che presentano sintomi riconducibili alla malattia. Non dunque tamponi a tappeto ma quando c'è un sospetto di Covid-19. L'invito è comunque chiaro: aumentare il numero di tamponi.

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ISOLAMENTO ANCHE DOPO LA GUARIGIONE

Una volta stabilità la positività, anche nei casi in cui i sintomi sono blandi, secondo l'OMS l'ideale sarebbe l'isolamento in strutture sanitarie. Una situazione che in alcune nazioni, come la nostra, pare abbastanza irrealizzabile visto il sovraccarico ospedaliero. Un problema che potrebbe essere risolto individuando strutture differenti.

Non solo, l'altro grande consiglio dell'OMS riguarda la durata della quarantena degli individui positivi: «Le persone con Covid-19 possono essere veicolo di infezioni anche una volta terminati i sintomi della malattia. L'isolamento dunque dovrebbe continuare per almeno 2 settimane dopo la scomparsa dei sintomi. In questo lasso di tempo la persona non dovrebbe avere contatti».

TRACCIARE I CONTATTI

Ma c'è di più. Una volta individuata la persona positiva, l'OMS suggerisce di andare a testare la presenza del coronavirus in tutti quegli individui che hanno avuto contatti stretti con la persona positiva sino a due giorni prima dello sviluppo dei sintomi. Un «contact-tracing» utile per andare ad individuare il più ampio numero di individui potenzialmente infetti e stoppare così il propagarsi del virus.

 

 

Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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