L'epidemia di coronavirus sta mettendo in ginocchio gli ospedali della Lombardia. Imparare da chi ci è passato la strada per rallentare la diffusione del virus. Il Governo vara misure restrittive in tutta Italia
Nell'emergenza coronavirus c'è un unico imperativo: diminuire il numero di nuovi contagi. Come? Adottando misure restrittive di distanziamento sociale in tutta Italia -come da Decreto ministeriale che estende la "zona rossa" a tutto il territorio nazionale- che consentano di fare "terra bruciata" intorno al virus. Il messaggio è chiaro: meno persone circolano e più il virus troverà difficoltà nel diffondersi. Come nel caso della Cina e della Corea del Sud dove le misure stanno cominciando a dare i loro frutti.
LETALITA' APPARENTE: GLI OSPEDALI LOMBARDI SONO SOTTO PRESSIONE
Allo stato attuale parlare di letalità del coronavirus, ovvero della percentuale di persone decedute a causa del virus, non aggiunge nulla all'emergenza che il nord Italia sta vivendo. Non potendo essere certi del numero totale di individui infetti, la letalità può variare di molto.
Ciò che invece è importante calcolare è la letalità apparente, ovvero il rapporto tra i decessi e gli individui positivi accertati. Se il primo marzo tale valore era del 2%, l’8 marzo è giunto al 4,96%. Guardando alla sola Lombardia, dopo i 113 decessi avvenuti domenica, la percentuale è del 6,37%. Questi dati indicano che il Sistema Sanitario è messo ampiamente sotto pressione.
Gli ospedali lombardi negli ultimi giorni hanno visto stravolta la loro attività. Annullamento delle operazioni chirurgiche differibili, conversione delle sale operatorie in sale di terapia intensiva e ridistribuzione delle emergenze non coronavirus presso altre strutture sono solo alcune delle misure messe in atto per far fronte alla carenza di posti letto per trattare i casi più gravi.
DECONGESTIONARE GLI OSPEDALI DIMINUENDO I CONTAGI
E' dunque evidente che senza un contenimento ed una diminuzione dei contagi la situazione è destinata solo a peggiorare. Ed è proprio per scongiurare questo pericolo che il Governo ha emanato misure restrittive su tutto il suolo nazionale.
«Le evidenze scientifiche –spiega Nino Cartabellotta, presidente GIMBE, Gruppo Italiano per la Medicina fondata sulle Evidenze– documentano l’efficacia delle misure di distanziamento sociale per ridurre l’impatto delle epidemie influenzali, in particolare quando combinate tra loro. La scelta delle misure di sanità pubblica, oltre che dalla qualità e quantità delle evidenze scientifiche, è condizionata da fattori epidemiologici, geografici, economici e sociali. In ogni caso, la loro efficacia è sempre condizionata da due fattori: attuazione tempestiva ed elevata aderenza da parte di amministratori locali e cittadini».
EVITARE CHE LE ALTRE REGIONI SI TRASFORMINO IN LOMBARDIA
L'emergenza coronavirus non è affatto un affare di poche regioni. Ciò che sta accadendo in Lombardia potrà accadere a breve anche nelle altre zone d'Italia. "Le misure restrittive sono finalizzate a rendere il contagio più graduale nelle altre regioni del Paese. Le Regioni del Sud non possono sostenere lo tsunami che ha messo in affanno una delle sanità più efficienti d'Italia come quella lombarda" spiega Cartabellotta.
GUARDARE ALLA CINA (E ALLA COREA DEL SUD)
Che le misure restrittive siano l'unica via per uscire da questa situazione -e spalmare così i casi evitando il collasso degli ospedali- lo dimostra il caso della Cina da dove tutto è iniziato. Bloccando una provincia intera, Hubei (60 milioni di abitanti), in questi ultimi giorni i nuovi contagi registrati sono sempre più in diminuzione. Discorso simile per la Corea del Sud, con una situazione molto simile all'Italia. Anche in questo caso le misure restrittive attuate tempestivamente hanno permesso di rallentare il contagio.
Guardando all'Italia i prossimi giorni, soprattutto per la Lombardia, saranno decisivi per capire l'effetto delle misure di contenimento. Le misure restrittive volute per tutta l'Italia vanno nella direzione di circoscrivere i nuovi focolai prima che tutte le Regioni diventino una nuova Lombardia. Se i focolai rimarranno isolati e non avverranno tutti insieme nello stesso periodo (per questo le misure) sarà più semplice per le Regioni aiutarsi a vicenda.
Fonti
Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.