Il tumore al seno metastatico può essere curato attraverso tre differenti approcci a seconda dello stadio di sviluppo. Ecco cosa occorre sapere
Quando il tumore al seno si è diffuso ad altri organi formando metastasi le probabilità di guarigione completa sono più basse. Il trattamento ha dunque l’obiettivo di mantenere o migliorare la qualità di vita e, per quanto possibile, prolungarla.
La sfida principale del trattamento, in questa fase, è il controllo delle metastasi e dei sintomi che possono causare. Le metastasi sono un’entità molto complessa: una volta staccatesi dalla sede originaria, le cellule tumorali possono raggiungere uno o più organi e dare vita a nuovi tumori, possono essere numerose o poche, possono conservare le caratteristiche del tumore primitivo o svilupparne di nuove.
Il modo in cui si sceglie di fronteggiarle dipende soprattutto da queste caratteristiche, ma anche da come il tumore risponde ai trattamenti, dallo stato di salute generale della paziente, dalle sue scelte terapeutiche.
Quando il numero delle metastasi è molto piccolo e sono confinate in un’area ristretta è ancora possibile ricorrere a trattamenti locali che in un numero limitato di casi possono consentire la guarigione: la chirurgia, per esempio, può essere utilizzata per rimuovere metastasi da fegato, polmoni o cervello. Anche la radioterapia può essere un’opzione, per esempio in casi di metastasi ossee.
Più spesso, però, occorrono terapie sistemiche, in grado cioè di diffondersi in tutto l’organismo. A oggi esistono tre scelte che possono essere usate singolarmente o insieme, a seconda delle caratteristiche della malattia:
- la terapia ormonale: è usata quando il tumore ha recettori ormonali positivi: impedisce agli estrogeni di alimentare la crescita delle cellule tumorali che così muoiono
- la chemioterapia: è riservata principalmente alle donne con tumore al seno triplo negativo oppure HER2 positivo (insieme ai farmaci anti-HER2) o, infine, insieme alla terapia ormonale, se il tumore ha recettori ormonali positivi: è in grado di uccidere selettivamente le cellule tumorali sfruttando la loro intensa attività di replicazione
- i farmaci biologici: negli ultimi anni si sono resi disponibili diversi farmaci in grado di colpire selettivamente le cellule tumorali identificandole grazie a specifiche caratteristiche biologiche: i più comuni sono quelli rivolti contro la proteina HER2 (trastuzumab, per esempio), quelli che bloccano la crescita di vasi sanguigni che alimentano il tumore (bevacizumab) o gli inibitori della crescita tumorale. Questi trattamenti impiegati nei tumori metastatici non portano alla guarigione della malattia, ma è possibile ottenere una remissione, vale a dire una sua regressione che può durare mesi o anche anni.