Alessandro Alaimo è ricercatore presso il Centro di Biologia Integrata (CIBIO) di Trento. Il suo obbiettivo è studiare i meccanismi coinvolti nel cancro alla prostata per sviluppare marcatori di diagnosi precoce
Il 19 marzo è stato il giorno dedicato a tutti i papà, che sempre di più si occupano attivamente in prima persona, insieme alle mamme, della crescita e del benessere dei propri figli. Quando però si tratta di prendersi cura della propria personale salute, gli uomini italiani tendono a trascurarsi e a essere poco attivi nella prevenzione. Di conseguenza oggi si registra un aumento preoccupante di molte patologie maschili, come i tumori che interessano prostata e vescica, che potrebbero essere evitate o curate con maggiore efficacia con una diagnosi tempestiva. Ecco perché Fondazione Veronesi nel 2015 ha lanciato il progetto SAM-Salute Al Maschile, dedicato soprattutto al sostegno di medici e scienziati che lavorano per trovare nuovi metodi di diagnosi precoce e nuove combinazioni terapeutiche per le malattie che hanno maggiore incidenza negli uomini.
Nel 2016 sono già 10 i ricercatori al lavoro nell’ambito dell’oncologia maschile tra cui Alessandro Alaimo, papà di due bambini ma soprattutto ricercatore sostenuto nel 2016 da Fondazione Veronesi al Centro di Biologia Integrata (CIBIO) di Trento, dove svolgerà un progetto di ricerca sul tumore alla prostata. Il tumore della prostata è il tumore più diffuso negli uomini; riguarda il 20% di tutte le diagnosi oncologiche nel sesso maschile. Grazie alla ricerca scientifica che ha permesso di mettere a punto approcci efficaci di chirurgia, radioterapia e chemioterapia, attualmente si può curare in circa il 90% dei casi; tuttavia, a causa della sua elevata diffusione, questa neoplasia resta una delle principali cause di mortalità maschile nel mondo occidentale, soprattutto nelle forme metastatiche o recidive. Per questo, la ricerca scientifica sta continuando a studiarne la biologia per mettere a punto sempre nuove strategie di trattamento.
Alessandro, su quale aspetto del tumore alla prostata stai lavorando?
Studio uno specifico meccanismo molecolare in azione nelle cellule di tumore prostatico, soprattutto nelle fasi inziali della malattia. Sulle superficie delle cellule prostatiche è presente una proteina canale, chiamata TRPM8, che permette lo scambio di ioni dentro e fuori dalle cellule, ed è regolata dagli ormoni androgeni. Nelle prima fasi del tumore, le cellule dell’epitelio della prostata cambiano conformazione -in gergo tecnico, modificano la loro polarità- e questo determina anche un posizionamento scorretto della proteina TRPM8. A seguito di tutti questo sconvolgimenti strutturali delle cellule, viene stimolata la loro invasione nel tessuto circostante, primo passo verso la disseminazione metastatica.
Quali prospettive apre la tua ricerca, anche a lungo termine, per le applicazioni alla clinica?
Conoscere sempre meglio la biologia dei tumori permette di sviluppare bersagli farmacologici mirati o marcatori di diagnosi precoce, ad esempio sfruttando la proteina TRPM8. Prima si arriva e meglio si cura, maggiori sono le probabilità di guarigione.
Perché hai scelto di intraprendere la strada della ricerca?
Per la voglia di capire i meccanismi che regolano la nostra vita.
Un momento della tua vita professionale che vorresti incorniciare…
Mi piace pensare che il miglior momento della mia vita professionale debba ancora arrivare.
Dove ti vedi fra 10 anni?
Dove non so, sicuramente mi piacerebbe avere un mio gruppo di ricerca.
Cosa ti piace di più della ricerca?
Gli esperimenti: la parte più pratica di questo lavoro.
E cosa invece eviteresti volentieri?
Lo stress che si vive per ottenere risultati e pubblicarli, perché senza pubblicazioni è difficile trovare fondi per continuare a fare ricerca.
Se ti dico scienza e ricerca, cosa ti viene in mente?
Cellule, camice, laboratorio… in una parola, la mia vita.
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Chiara Segré
Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.