Chiudi
I nostri ricercatori
Chiara Segré
pubblicato il 23-09-2014

Fare lo scienziato costa fatica, ma dà un senso alla mia vita



Aggiungi ai preferiti

Registrati/accedi per aggiungere ai preferiti

Giuseppe Di Caro studia come sfruttare il sistema immunitario per potenziare la chemioterapia applicata al tumore del colon-retto

Fare lo scienziato costa fatica, ma dà un senso alla mia vita

Il tumore del colon-retto è il terzo tumore più diffuso nei paesi occidentali, con oltre un milione di nuove diagnosi all’anno nel mondo destinate, secondo le stime, a raddoppiare da qui al 2030. Tra le cause dell’aumento di incidenza vi sono l’allungamento dell’aspettativa di vita e abitudini alimentari non sempre sane e corrette; ad esempio, un eccessivo consumo di carni rosse e lavorate, tipico della dieta occidentale, è correlato a un aumento del rischio di tumore al colon. L’impatto di questa malattia sulla salute pubblica diventerà sempre più importante; ecco perché lo studio dei meccanismi e delle possibili terapie del tumore al colon retto è una delle priorità della ricerca oncologica già adesso. 

Giuseppe Di Caro (nella foto) è uno dei molti scienziati impegnati nella ricerca sul tumore del colon-retto. Giuseppe è un giovane post-doc milanese di 33 anni: dopo una laurea in Biotecnologie del Farmaco, che lo ha portato per alcuni mesi nel prestigioso Karolinska Institutet di Stoccolma, e un Dottorato in Patologia e Neuropatologia Sperimentale all’Università degli Studi di Milano, attualmente lavora nei laboratori Istituto Clinico Humanitas di Rozzano, alle porte di Milano. A Rozzano, Giuseppe lavora sotto la supervisione del professor Alberto Mantovani, annoverato tra i cinque scienziati biomedici più influenti al mondo, secondo una classifica dell’European Journal of Clinical Oncology.

 

MACROFAGI CONTRO IL TUMORE

La ricerca di Giuseppe può essere sintetizzata così: capire come manipolare il sistema immunitario per rendere più efficaci le terapie del tumore al colon-retto e aumentare la sopravvivenza dei pazienti. Naturalmente, per fare questo occorre molto studio e molta sperimentazione. «La relazione tra sistema immunitario e tumori è molto complessa» spiega Giuseppe. «Il ruolo del sistema immunitario nella genesi dei tumori è ambivalente. Alcune cellule immunitarie stimolano la risposta infiammatoria e favoriscono quindi la nascita del tumore, mentre altre, come le cellule dell’immunità adattativa, aiutano a combatterne la crescita e la disseminazione».

Un esempio di questa “doppia faccia” sono i macrofagi; il loro compito naturale è quello di “mangiare” organismi estranei e detriti cellulari e orchestrare una risposta immunitaria. «Sappiamo che i macrofagi si infiltrano anche nelle masse tumorali e possono agire sia come fattori pro che anti tumorali, a seconda del contesto della  malattia»,  spiega Giuseppe. È quindi molto importante comprendere la relazione tra tumore e sistema immunitario nell’ottica di sviluppare terapie più efficaci.

«Abbiamo osservato che i macrofagi infiltrati nel tessuto tumorale agiscono in sinergia con alcuni trattamenti chemioterapici per favorire la regressione del tumore del colon. Ora vogliamo capire come sfruttare questa azione antitumorale come “bio-indicatori” dell’efficacia di una chemioterapia, per indirizzare la scelta della terapia potenzialmente più efficace in ogni paziente e ridurre contemporaneamente gli effetti tossici».

Naturalmente, lo scopo ultimo è comprendere i meccanismi molecolari sottostanti per capire come attivare mediante trattamenti innovativi la componente del sistema immunitario “benefica”, quella che lotta contro il tumore, e contemporaneamente spegnere la componente “maligna” e quindi protumorale. Alcuni risultati preliminari sono già stati pubblicati su riviste scientifiche internazionali del calibro di Clinical Cancer Research. La ricerca di Giuseppe si colloca in uno dei campi più recenti e promettenti dell’oncologia: l’immunoterapia, che mira “programmare” il sistema immunitario del paziente contro il tumore.

 

LA SCIENZA E’ PROGRESSO

Per Giuseppe la scienza è una leva di progresso economico e sociale: «La scienza persegue la conoscenza attraverso una  rigorosa metodologia. Questo modo di descrivere la realtà e il pensiero si contrappone a convincimenti idealistici e dogmatici, e ha contribuito al benessere della collettività nel corso della storia dell’uomo». Questa consapevolezza riempie di senso il lavoro di Giuseppe. «Fare lo scienziato  significa sacrificare spesso il proprio tempo libero.

Non è sempre facile, ma la passione per lo studio e la curiosità della ricerca, unite all’idea di poter fare qualcosa di concreto per combattere una patologia con un così alto impatto di mortalità come il cancro del colon-retto, sono per me una spinta molto forte». Così forte che Giuseppe spera di poter continuare la carriera del ricercatore in Italia, nonostante l’assenza di fondi e la competizione altissima «Tra dieci anni la mia speranza è di avere le risorse finanziare per diventare capo laboratorio e coordinare un gruppo di persone per proseguire i miei studi su sistema immunitario e tumori».


@ChiaraSegre

AIUTA GIUSEPPE A CONTINUARE. DONA ORA

Chiara Segré
Chiara Segré

Chiara Segré è biologa e dottore di ricerca in oncologia molecolare, con un master in giornalismo e comunicazione della scienza. Ha lavorato otto anni nella ricerca sul cancro e dal 2010 si occupa di divulgazione scientifica. Attualmente è Responsabile della Supervisione Scientifica della Fondazione Umberto Veronesi, oltre che scrittrice di libri per bambini e ragazzi.


Articoli correlati


In evidenza

Torna a inizio pagina