Un ragazzo su 10 non usa il preservativo (4 su 10 se si considerano i minori di 14 anni). I risultati di un’indagine fra gli studenti europei. Anche le donne italiane non usano mezzi di contraccezione in un terzo dei casi
Non contano l’età e il sesso: in tema di contraccezione e sessualità, gli italiani hanno ancora molto da imparare. Lo attestano due ampie indagini, l’una condotta su settemila studenti e l’altra su 4.500 donne europee di età compresa fra i 20 e i 29 anni, nelle quali emergono comportamenti poco responsabili sul piano della salute, primo fra tutti il mancato uso di preservativo o di altre forme contraccettive.
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I GIOVANI E IL SESSO
E’ disinformata e irresponsabile, stando a un campione rappresentativo di settemila studenti tra gli 11 e i 25 anni che hanno partecipato a una indagine promossa da Skuola.net, svolta in collaborazione con la Sic (Società Italiana della Contraccezione). Un giovane su tre si dichiara sessualmente attivo, eppure inconsapevole delle misure di ‘sicurezza’ da adottare per la prevenzione di malattie sessualmente trasmissibili o di gravidanze indesiderate. Non si farebbe, infatti, uso di preservativo o di altri metodi contraccettivi in un caso su 10 (11%) con percentuali che balzano fino al 42% fra i minori di 14 anni. Un dato allarmante che ha indotto la Sic fin dall’inizio dell’anno ad attivare incontri nelle scuole per sensibilizzare giovani e giovanissimi alla contraccezione, istruendoli correttamente anche sulla fisiopatologia della riproduzione. Obiettivo che risponderebbe efficacemente a una prima proposta di legge, risalente al 1904 ma mai entrata in vigore, che chiedeva l’insegnamento dell'educazione sessuale nelle scuole. «Se ci fossimo impegnati in questa direzione - ha dichiarato Annibale Volpe, Past President SIC - saremmo un Paese all'avanguardia in tema di sessualità corretta e responsabile, invece l’Europa non rientra neppure nelle prime dieci nazioni virtuose». Con l’Italia che si piazza addirittura al 12° posto, seguita da Cipro, Romania, Lituania e Repubblica Ceca, secondo una indagine dell'Ippf (International Planned Parenthood Federation), la più vasta rete globale di associazioni per la libertà e la salute delle donne attiva in 170 Paesi, che ha preso in considerazione 16 nazioni europee.
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LA SESSUALITA’ FEMMINILE
Una ricerca condotta in 9 Paesi europei fra 4.500 donne tra i 20 e 29 anni, di cui 500 italiane, emergerebbe che nel 35% dei casi i rapporti sessuali sono totalmente a rischio, privi del ricorso a qualsiasi metodo barriera; contro poco meno di un 25% di casi in cui gli strumenti utilizzati sono poco affidabili e mirati per lo più a proteggere da gravidanze indesiderate. Fra i privilegiati vi sarebbero infatti il coito interrotto (17%), i metodi naturali (poco più del 4%) o altre soluzioni (3%). Mentre sull’utilizzo della contraccezione ormonale sembrerebbero fare la differenza sia l’età - è scelta infatti solo dal 16% di donne giovani, contro la media europea che supera il 40% – sia la territorialità, con un uso di pillola, cerotti, impianti sottocutanei o anelli vaginali molto limitato in Sicilia e nelle regioni del Mezzogiorno con la Campania che registra percentuali poco superiori al 7% contro il 23% della Valle d’Aosta.
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IL CONTRACCETTIVO IN FASCIA C
Il quadro potrebbe essere ulteriormente complicato dal passaggio nel luglio scorso di alcune pillole dalla fascia A, ovvero da farmaco gratuito, a fascia C cioè a pagamento. Fra le altre Triminulet, Planum, Ginodem, Milvane, Etinilestradiolo e Gestodene Mylan Generics, Practil, Kipling, Gestodiol, Antela, Desogestrel Etinilestradiolo Aurobindo, Estmar, Minulet , Brilleve. Il loro costo rimane contenuto e a prospettiva non è certa, ma la decisione dell’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) ha suscitato polemiche, inducendo Associazioni di medici e pazienti a richiedere all’Ente nuovamente la gratuità della pillola anticoncezionale, già prevista per i consultori, almeno per le adolescenti e le donne in condizioni economiche precarie. «Pur riconoscendo che la gratuità possa rappresentare va in queste categorie di popolazione femminile, un’ottima opportunità preventiva - ha commentato Emilio Arisi, presidente della Società Medica Italiana per la Contraccezione (SMIC) - va comunque detto che i contraccettivi passati in fascia C sono poco recenti e usati da non più del 5% di donne». La richiesta si estenderebbe anche a una equiparazione dei costi dei contraccettivi, in linea con la media (più bassa) dei paesi europei e alla possibilità di accedere alla contraccezione sicura dopo un'interruzione volontaria di gravidanza e di potere effettuare un aborto farmacologico in regime ambulatoriale.