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Ginecologia
Fabio Di Todaro
pubblicato il 28-06-2018

Diventare mamme con la sclerosi multipla è possibile



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L’85 per cento delle donne italiane affette da sclerosi multipla teme di non poter avere figli, ma pianificare una gravidanza si può, pianificando controlli e terapie su misura del paziente

Diventare mamme con la sclerosi multipla è possibile

Sempre più spesso scoprono di ammalarsi tra i 20 e i 40 anni: dunque nel pieno dell'età fertile. Ma nonostante ciò, le donne colpite dalla sclerosi multipla sono ancora poco informate in materia di gravidanza. Si può rimanere incinte se ammalate? «Sì, ma in questo caso, a maggior ragione, è fondamentale pianificare la gravidanza - dichiara Luca Marozio, ginecologo all'ospedale Sant'Anna di Torino -. La malattia non compromette la fertilità né determina un maggior rischio di aborto spontaneo. Ma la gestazione deve cominciare in un periodo di stabilità, che permetta eventualmente di poter rinunciare ai farmaci per il periodo necessario, anche se oggi ce ne sono diversi che risultano ben tollerati dalla donna in dolce attesa». Se tutto ciò avviene, almeno dal punto di vista ostetrico, la gravidanza va avanti seguendo le stesse tappe che costellano il percorso compiuto da una persona sana. Un'informazione rassicurante per le donne, visto che molte di loro sono ancora scettiche di fronte alla possibilità di avere un figlio, se affette dalla sclerosi multipla. 

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DONNE ANCORA POCO INFORMATE

A riprova di ciò, ci sono i dati di un'indagine condotta in diversi Paesi dell'Unione Europea su mille donne affette dalla malattia, di età compresa tra i 25 e i 35 anni: dunque nel pieno dell'età fertile. Il sondaggio ha svelato che l’85 per cento delle donne intervistate in Italia e l’88 per cento delle donne intervistate in generale, al momento della diagnosi, hanno avuto paura di non poter avere figli. La metà delle connazionali intervistate ha inoltre aggiunto che «teme di non poter rimanere incinta anche per paura di trasmettere la malattia ai figli», sebbene la sclerosi multipla non sia una malattia ereditaria. Da qui la necessità di aumentare e migliorare le informazioni sui temi legati alla gravidanza: come gestire la terapia a partire da prima del concepimento, come monitorare la crescita di un neonato e gestire eventuali ricadute. La gravidanza, per le oltre settantamila donne affette dalla sclerosi multipla (ma non tutte sono in età fertile), è ancora più importante per poter programmare comunque un passo importante della vita, nonostante la malattia.


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ALLATTAMENTO AL SENO E RISCHIO DI RICADUTE

Fondamentale, in questo senso, è la disponibilità di un gruppo multidisciplinare in grado di farsi carico della paziente. «Le donne con sclerosi multipla hanno bisogno di avere accesso a informazioni di qualità e ricevere il supporto di operatori sanitari qualificati - dichiara Maria Pia Amato, ordinario del dipartimento di neuroscienze dell’Università degli Studi di Firenze -. I neurologi, che sono spesso i primi specialisti a entrare in contatto con queste pazienti, devono guidarle nel confronto con psicologi e ginecologi. Il percorso di diagnosi e terapia e la pianificazione della maternità devono essere valutati ad personam, oltre a tenere conto anche dall'allattamento al seno». Su quest'ultimo punto, in particolare, negli ultimi anni sono giunte informazioni rassicuranti. Non ci sono particolari rischi per i neonati né tantomeno per le mamme, se uno studio pubblicato sulla rivista Jama Neurology ha confermato come non sia questa scelta ad aumentare il rischio di ricaduta della malattia: considerato più alto nei primi mesi dopo il parto, dal momento che la gravidanza è invece considerato come un periodo in cui è meno probabile dover fare i conti con la riacutizzazione.

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FARMACI IN GRAVIDANZA

Immunomodulanti e immunosoppressori - i farmaci che modificano l’andamento della malattia - non hanno l’autorizzazione per essere utilizzati durante la gravidanza: da qui la necessità di programmare il lieto evento, in modo da poter (se necessario) convivere con la malattia senza dover ricorrere alle terapie. Visto il crescente interesse nei confronti dell'argomento, però, sono diversi gli studi in corso mirati a valutare gli effetti di alcuni farmaci, se assunti nel corso della gestazione. Durante l'ultimo congresso dell'American Academy of Neurology, quattro multinazionali farmaceutiche hanno presentato i risultati del più ampio studio osservazionale condotto su donne sottoposte a terapia con interferone beta, uno dei farmaci indicati per il trattamento della sclerosi multipla. A prescindere dal trimestre di esposizione, l’esito della gravidanza non è stato compromesso dalla terapia: né se assunto prima del concepimento né durante la gravidanza stessa. Il numero di aborti spontanei e di bambini nati con anomalie congenite è stato infatti in linea con quanto rilevato nel resto della popolazione. Il risultato non cambierà (per il momento) la pratica clinica, ma è comunque considerato rilevante: il farmaco in questione è infatti utilizzato per la gestione della malattia nel lungo periodo. 

 

Fabio Di Todaro
Fabio Di Todaro

Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).


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