Stimato l'impatto economico dell'inquinamento dei rifiuti di plastica delle sigarette (filtri e imballaggi), fra danni all'ecosistema marino e costi di gestione
Smettere di fumare e limitare il fumo negli spazi pubblici non solo ha un impatto sulla salute individuale, su quella collettiva e sulla qualità dell’aria; ma genera benefici inimmaginabili anche per il nostro pianeta. I costi dell’inquinamento ambientale, determinati dalla plastica presente nei mozziconi di sigaretta e negli imballaggi, ammontano addirittura a circa 26 miliardi di dollari l’anno (o 186 miliardi di dollari ogni 10 anni, al netto dell’inflazione). Si tratta, dunque, di una cifra astronomica investita per la gestione dei rifiuti e, in particolare, per la salvaguardia degli ecosistemi marini mondiali che parecchio risentono di questo tipo di inquinamento. lo evidenziano in maniera inequivocabile dati recentissimi, pubblicati in uno studio senza precedenti sulla rivista scientifica Tobacco Control e frutto dell’analisi di fonti pubbliche disponibili in 194 Paesi da parte del Global Center for Good Governance in Tobacco Control.
IL RIFIUTO PIÙ COMUNE
«Basti pensare - spiega Roberto Boffi, responsabile della Pneumologia e direttore del Centro Antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano - che il 40% dei rifiuti nel Mediterraneo è composto da mozziconi, una percentuale di gran lunga superiore a quella delle bottigliette di plastica (9,5% del totale dei rifiuti). I filtri delle sigarette, costituiti da materie plastiche monouso, sono infatti in assoluto il rifiuto più comune raccolto in tutto il mondo». E sebbene molti Governi, come sottolineato dallo studio, abbiano fatto grandi passi avanti nello sviluppo di politiche per frenare o vietare la plastica monouso in tutto il mondo, la plastica prodotta dal tabacco è stata spesso trascurata.
L’IMPATTO ECONOMICO
Per cercare di valutare il costo economico globale dei rifiuti tossici dei prodotti del tabacco e informare, di conseguenza, le agenzie di controllo del tabacco e di protezione ambientale, lo studio ha attinto a fonti di dati pubblici relativi alla vendite di sigarette, dei costi di pulizia e del quantitativo di rifiuti di plastica dispersi sia sulla terra ferma sia in mare. Tra le fonti disponibili: la Banca Mondiale, l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), il Tobacco Atlas e il World Wildlife Fund. Il presupposto di partenza per la stima economica, il peso medio di ciascun filtro in plastica che è di 3,4 g. Incluso nei calcoli anche il peso degli imballaggi di plastica, gettati spesso insieme ai mozziconi e che si aggira in media intorno ai 19 g per una confezione standard da 20 sigarette. I ricercatori hanno stimato le proiezioni annuali e decennali dei costi ambientali ed economici della plastica del tabacco in base al tonnellaggio. Sono state così effettuate proiezioni annuali e decennali dei costi ambientali ed economici, considerando che i mozziconi di sigaretta impiegano10 anni per degradarsi. La cifra totale riflette le stime dei costi di pulizia e smaltimento (aggiustati per l’inflazione) della plastica totale generata da mozziconi e imballaggi che finiscono come rifiuti nel mare, nelle discariche o nell’ambiente. Gli autori dello studio hanno valutato che il costo economico annuale dei rifiuti di plastica delle sigarette è di circa 26 miliardi di dollari, di cui 20,7 miliardi di dollari in danni all’ecosistema marino e 5 miliardi di dollari in costi di gestione dei rifiuti. Sebbene questo importo sia piccolo, se paragonato alle perdite economiche annuali derivanti dal tabacco (1,4 trilioni di dollari all’anno) e possa sembrare insignificante rispetto agli 8 milioni di decessi attribuibili al tabacco ogni anno, questi costi ambientali non devono affatto essere minimizzati.
PAESI BASSO REDDITO E… RISCHI SOTTOSTIMATI
In particolare i Paesi in cui maggiore è l’impatto ambientale dei mozziconi di sigaretta sono Cina, Indonesia, Giappone, Bangladesh e Filippine, luoghi a basso e medio reddito, in cui il tasso di “dispersione” di plastica nell’ambiente è stimato tra l’1% e il 14%, ma è probabilmente ben più alto. Nello studio viene anche evidenziato che si tratta di stime non precise e tendenzialmente al ribasso perché non tengono conto dei metalli e delle sostanze chimiche tossiche presenti nei mozziconi di sigaretta. L’impatto sull’uomo e sull’ecosistema di questo accumulo di sostanze chimiche tossiche che inquinano gli oceani e la terra da almeno cinquant’anni non è prevedibile. Ma un dato è certo, ossia la necessità urgente di mitigare l’inquinamento dovuto ai rifiuti di plastica del tabacco e assegnare la responsabilità all’industria del tabacco. Nello specifico sono allo studio politiche con l’obiettivo di trasferire i costi di bonifica all'industria del tabacco in Francia, Regno Unito, Unione Europea e Stati Uniti.
CHE FARE?
Che fare dunque a livello individuale? Come approcciarsi concretamente a queste problematiche ambientali che partono anche dall’atteggiamento del singolo? «Si potrebbe partire dall’osservazione reciproca in grado di stimolare utili riflessioni - suggerisce Boffi - così sono state alcune mie esperienze, a cominciare dall’aneddoto relativo dalla presentazione del mio ultimo libro dedicato alla possibilità di smettere di fumare senza ingrassare. Una serata estiva in un centro culturale, tanti amici e il desiderio di comunicare un messaggio per promuovere il proprio benessere e quello del pianeta. Peccato che noi relatori avessimo sul tavolo una bottiglietta d’acqua di plastica a testa a cui non avevamo fatto troppo caso, forse per sbadataggine o stanchezza. Un ragazzo tra il pubblico ce lo fece notare e aveva perfettamente ragione. Così come potrebbe essere uno spunto di riflessione per i giovani osservare un affollato Friday for Future caratterizzato dalla presenza di sigarette accese tra i ragazzi che manifestano. Oppure entrare all’Istituto Tumori osservando sul marciapiedi subito davanti all’ingresso mozziconi di sigaretta, sapendo che il 30% di tutti i casi di cancro è causato dal fumo. Non si tratta di giudicare o additare nessuno, ma di aiutarci reciprocamente in un compito durissimo, quello della coerenza e della salvaguardia di noi stessi e del mondo».
Sostieni la ricerca contro il tumore del polmone e le malattie correlate al fumo. Dona ora.
Paola Scaccabarozzi
Giornalista professionista. Laureata in Lettere Moderne all'Università Statale di Milano, con specializzazione all'Università Cattolica in Materie Umanistiche, ha seguito corsi di giornalismo medico scientifico e giornalismo di inchiesta accreditati dall'Ordine Giornalisti della Lombardia. Ha scritto: Quando un figlio si ammala e, con Claudio Mencacci, Viaggio nella depressione, editi da Franco Angeli. Collabora con diverse testate nazionali ed estere.