Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’intervento sulle imposte che sta dando i migliori risultati. In Italia si propone il divieto alla guida
La soluzione è a portata di mano. Ma tra il dire e il fare, ci sono ancora troppi Stati che non hanno messo in campo tutte le risorse a loro disposizione per porre un argine al fumo, che continua a mietere vittime: quasi sei milioni le persone che perdono la vita ogni anno nel mondo, poco meno di centomila in Italia, seicentomila in totale a causa del fumo passivo.
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IL RAPPORTO
Non stupiscono le conclusioni dell’ultima “Relazione sull’epidemia mondiale di tabacco”, stilata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Negli ultimi dieci anni, dall’introduzione della Convenzione mondiale sul controllo del tabacco, il primo trattato internazionale sottoscritto da 180 Paesi, i fumatori sono lentamente diminuiti. Ma la flessione avrebbe potuto essere più veloce, se soltanto si fosse agito sulla leva più efficace: quella dell’aumento delle tasse sui prodotti a base di tabacco. Tra i punti inseriti nel 2008 nel pacchetto “Mpower” - gli altri prevedono il monitoraggio dei consumi, la tutela delle persone dal tabacco, l’aiuto per abbandonare la dipendenza, l’informazione sui pericoli e il rafforzamento dei divieti sulla pubblicità e le sponsorizzazioni -, l’intervento sulle imposte è quello che si riflette con la più ampia portata sui consumatori, poco disposti a svenarsi per una sigaretta.
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GLI ESEMPI VIRTUOSI
Alcuni precedenti, d’altronde, lo dimostrano. In Francia, dove i prezzi sono aumentati in tre diversi momenti dal 1990 a oggi, i consumi si sono dimezzati (in media ogni cittadino fuma tre sigaretta al giorno) e i tassi di incidenza del tumore al polmone sono in calo già dall’inizio del nuovo millennio. Riscontri incoraggianti giungono anche dal Belgio: l’inasprimento dei divieti ha portato a un più basso tasso di nati prematuri. In Cina, dove si produce la più grossa quantità di sigarette e il fumo di sigaretta rimane ancora un’emergenza (oltre trecento milioni i fumatori), si stima che l’aumento delle tasse oltre il 75% del prezzo finale del prodotto (rispetto al 40% in vigore fino al 2010) possa salvare 3,5 milioni di vite. In Gran Bretagna, Cile, Ungheria, Brasile e Spagna nell’ultimo quinquennio sono aumentate le imposte, senza che ciò comportasse un aumento del commercio illegale di sigarette.
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DIVERSI I VANTAGGI PER GLI STATI
Il sillogismo è pressoché scontato: quando i prezzi del tabacco aumentano, il consumo dei suoi prodotti diminuisce, soprattutto tra i giovani. E con esso il tasso di malati cronici, altra voce di costo per gli Stati. Il fumo è infatti tra i quattro fattori di rischio che oggi determinano un dato allarmante. Sono 36 milioni i morti ogni anno nel mondo per malattie croniche non trasmissibili: dal diabete alle malattie cardiovascolari e respiratorie, fino ai tumori. Nel mondo più della metà dei Paesi risulta aver messo in atto almeno una delle strategie inserite nel piano “Mpower”. Un dato incoraggiante, se nel 2007 la quota era di oltre la metà inferiore, ma anche perfezionabile. Soltanto 33 Paesi nel mondo - per una tutela che riguarda una persona su dieci - trattengono più del 75% del ricavato dalla vendita di prodotti a base di tabacco.
LA SITUAZIONE NEL NOSTRO PAESE
In Italia, dove fuma il 22% della popolazione adulta e la tassazione raggiunge il 76%, resistono alcuni baluardi difficili da scalfire: come il fumo in auto e nell’ambiente domestico, con le prevedibili conseguenze anche per chi è vicino ai fumatori. L’ultima proposta di legge per vietare le “bionde” durante la guida, come accade già in Inghilterra e in Svezia, è cronaca di pochi giorni fa. Secondo i firmatari del ddl, «fumare mentre si guida determina una situazione equiparabile a quanto accade quando si usano i cellulari al volante». Nel testo si fa riferimento anche ai «danni nei confronti di terzi fumatori e dell’ambiente, visto che in maniera quasi automatica i fumatori gettano i mozziconi accesi fuori dal finestrino». La proposta, giunta da 17 senatori di Forza Italia, prevedere l’inserimento di un articolo nel Codice della strada che punisca chi si accende una sigaretta al volante con la stessa sanzione con cui viene multato chi usa il cellulare: da 161 a 646 euro.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).