Secondo un'indagine di Fondazione in collaborazione con AstraRicerche, se l’aumento fosse del 50% oltre il 30% dei giovani smetterebbe di fumare. Raddoppiando il prezzo la metà abbandonerebbe la dipendenza
Il 31 maggio si celebra, come di consueto, il World No Tobacco Day. Quest'anno il tema è la protezione dei giovani dalle manipolazioni dell'industria del tabacco. Nel nostro Paese ancora molti ragazzi fumano ma non percepiscono di essere oggetto di strategie di promozione e di marketing. Come uscire dunque da questa dipendenza? Secondo un'indagine della Fondazione Umberto Veronesi, realizzata in collaborazione con AstraRicerche su un campione statisticamente significativo di giovani tra i 15 e i 19 anni, se il prezzo di un pacchetto di sigarette raddoppiasse più della metà degli intervistati dichiara che smetterebbe di fumare.
ANCORA TROPPI GIOVANI SI AVVICINANO AL FUMO
Tra i dati emersi dalla ricerca emerge innanzitutto la notevole quantità di ragazzi che fuma: il 42,5% dichiara di fumare almeno qualche sigaretta al giorno (media di circa 5). Il 57,3% degli intervistati invece sostiene che tutti o molti coetanei lo fanno (20,2% tutti e 27,2% molti) e un ulteriore 24% sostiene lo facciano alcuni, mentre solo il 6,3% dichiara che nessuno lo fa. Le percentuali sono più elevate tra i fumatori: 33% tutti, 41% molti e 19% alcune: l’abitudine al fumo è condivisa dal gruppo.
La quantità giornaliera di sigarette aumenta con il crescere dell’età (il fumare almeno 3 sigarette al giorno va dall’11% tra i 15enni al 33% tra i 19enni); è più alta tra chi frequenta una scuola professionale (31%) rispetto a chi frequenta istituti tecnici (25%) o ancora rispetto a chi frequenta i licei (20%); è più alta tra chi vive in una città medio-grande/grande (31%) e tra chi ha entrambi i genitori fumatori (35%).
Il 24,5% dei fumatori fuma prevalentemente sigarette "rollate" (in particolare nel centro dove la percentuale è del 45%), il 29,5% solo sigarette "classiche" (soprattutto i 15enni tra i quali la percentuale sale al 47%) mentre il 46% fuma entrambi i tipi.
QUANDO IL FUMO ARRIVA DALLA FAMIGLIA
Un'abitudine, quella al fumo, che spesso viene "ereditata" dalla famiglia: il 54% dei genitori fuma. Soprattutto i padri (solo il padre 24,3%, solo la madre 11,5%, entrambi 18,4%), soprattutto nel Centro Italia (nessuno 33% vs media del Paese 46%). Anche in questo caso le percentuali sono più alte tra i ragazzi che fumano (65% ha genitori che fumano), cioè è più facile che chi è abituato a vedere almeno uno dei genitori fumare lo faccia a sua volta.
SPESA MEDIA SETTIMANALE DI 13 EURO
La spesa media settimanale per il fumo di sigaretta "classica" è di 13,8 € (naturalmente escludendo coloro che non spendono soldi perché "scroccano" tutte le sigarette che fumano). Se non spendessero questi soldi in sigarette la maggior parte li investirebbe nell’acquisto di vestiti (55,9%) o per altri acquisti (bevande – 28,9%, cinema – 19,8%, concerti – 17,1%, libri – 16,4%, videogiochi – 14,8%, ricariche telefoniche – 13,3%), il 32,7% li accantonerebbe per necessità future e solo il 6,1% li userebbe per donazioni a favore di buone cause.
ALZARE IL PREZZO PER SMETTERE
Particolarmente interessanti sono le risposte circa l'aumento del prezzo come deterrente al fumo. Se l’aumento fosse del 50% (ovvero un passaggio, ad esempio, da 5 € a 7,5 €) il 31,7% dei giovani smetterebbe di fumare (in particolare femmine, 37%; 16enni, 36% e 17enni, 40%; chi fuma 1-2 sigarette al giorno, 39%); il 59% cercherebbe di limitare il numero di sigarette fumate (19enni, 65%; chi fuma più di 3 sigarette al giorno, 64%) e solo il 9,4% non cambierebbe abitudini (18enni, 15%; residenti nel centro, 15%). Se l’aumento fosse del 100% (ovvero un passaggio da 5 € a 10 €) ben il 57,2% smetterebbe di fumare, il 39,6% cercherebbe di limitare il numero di sigarette e solo il 3,2% continuerebbe come prima.