Il divieto, voluto dall’Uefa, per la prima volta in vigore sabato sera in uno stadio pubblico italiano. Per asmatici, bambini, donne incinte e cardiopatici il fumo passivo è un’insidia anche negli spazi aperti
La tensione in campo sarà alta, il confronto sugli spalti serrato, l’esito difficile da prevedere. Ma su un aspetto, già alla vigilia della finale di Champions League tra Atletico e Real Madrid, non ci sono dubbi. A «San Siro», che quindici anni dopo tornerà a ospitare l’ultimo appuntamento della più importante competizione internazionale per club, vigerà il divieto di fumo. Non sarà una sigaretta, dunque, ad accompagnare gli oltre ottantamila tifosi che riempiranno le tribune dell’impianto meneghino.
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SAN SIRO LIBERO DAL FUMO
La decisione, nel mese che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedica alla lotta al fumo e che si concluderà con la Giornata Mondiale contro il Tabacco, è stata assunta dall’Uefa. Il massimo organismo del calcio europeo ha infatti sottoscritto la linea degli Healthy Stadia: per promuovere uno stile di vita salutare, occorre dire addio alle sigarette anche all’interno degli stadi. Non sono previste sanzioni (come in tutti i luoghi all'aperto: anche i cortili delle scuole e degli ospedali), ma all’esterno dello stadio intitolato a Peppino Meazza sono già stati installati alcuni cartelli che evidenziano il divieto e lo stesso faranno gli steward al momento dell’ingresso dei tifosi. Non è escluso, però, che venga istituita una piccola area fumatori in tutti i settori durante l’intervallo.
Sarà la prima volta che una simile misura verrà introdotta in uno stadio italiano di proprietà pubblica (il divieto vige già allo Juventus Stadium, di proprietà privata), mentre all’estero la misura è adottata in via definitiva già da tempo. Il veto, entrato in vigore durante i mondiali brasiliani del 2014, sarà confermato anche in tutti gli stadi francesi durante i prossimi Europei. A livello nazionale, invece, le sigarette sono bandite da quasi tutti gli stadi spagnoli e dalla totalità degli impianti tedeschi. In Gran Bretagna è vietato persino fare un tiro con la sigaretta elettronica, durante le partite di calcio. Provvedimenti che ricalcano quelli adottati in altri luoghi all’aperto: in California non si fuma nelle spiagge e a New York le sigarette sono bandite pure dai parchi.
FUMO PASSIVO DANNOSO ANCHE ALL’APERTO
L’esperimento di sabato rappresenterà dunque un «debutto» per l’Italia, che potrebbe però trovare continuità in campionato proprio a partire dallo stadio meneghino. Toccherà a Inter e Milan decidere se introdurre il divieto di fumo durante le partite della stagione. Quanto all’efficacia della misura, gli esperti non sembrano avere dubbi, viste le conseguenze dannose per la salute provocate dal fumo passivo: «Attraverso alcune misurazioni effettuate durante una partita dell’Inter, abbiamo rilevato che i livelli di polveri sottili e di nicotina all’interno dello stadio sono risultati sensibilmente più alti rispetto a quelli che si misurano all’esterno - afferma Roberto Boffi, responsabile del Centro antifumo dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano -. Questo vuol dire che il fumo passivo genera un inquinamento significativo anche all’aperto e rischia di creare un danno agli asmatici, ai bambini, alle donne incinte e ai cardiopatici».
Considerazioni a cui fanno eco quelle di Sergio Harari, direttore dell’unità operativa di pneumologia dell’ospedale San Giuseppe MultiMedica del capoluogo lombardo e membro del comitato scientifico del progetto No Smoking Be Happy: «I danni causati dal fumo passivo sono molteplici e vanno dall’aumentato rischio di sviluppare tumori polmonari a un aumentata frequenza di malattie cardiovascolari, broncopneumopatia cronica ostruttiva, peggioramento dell’asma bronchiale e di altre malattie respiratorie, oltre a una maggiore suscettibilità a contrarre forme infettive a carico delle vie aeree. Diversi studi scientifici hanno documentato come nelle urine dei soggetti esposti a fumo passivo si possano ritrovare alcune delle sostanze che normalmente si identificano nei fumatori attivi, anche se in quantità inferiori. Il rischio legato al fumo passivo esiste ed è assolutamente concreto».
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).