Carenza di infrastrutture, uso improprio degli antibiotici e contaminazioni da metalli pesanti sono tra le cause della sempre maggiore resistenza nelle zone colpite dai conflitti armati
I conflitti armati sono una delle maggiori cause dell'antibioticoresistenza. A lanciare l'allarme è un'analisi pubblicata dal British Medical Journal Global Health. Lo studio ha riguardato in particolar modo l'Iraq, nazione con decenni di guerra alle spalle: carenza di infrastrutture, risorse limitate, scarsa igiene e alti livelli di contaminazione con metalli pesanti hanno portato l'antibioticoresistenza a livelli mai raggiunti prima d'ora. Un allarme per il Paese e per tutto il mondo.
CHE COS'È L'ANTIBIOTICORESISTENZA?
Una delle più grandi conquiste della medicina è stata la scoperta degli antibiotici. Queste molecole, capaci di bloccare la crescita di numerosi microrganismi, hanno consentito di ridurre drasticamente le morti per infezione. Ma gli antibiotici, purtroppo, sono vittime del loro stesso successo. I batteri infatti, a forza di essere esposti agli antibiotici, nel tempo hanno iniziato a sviluppare resistenza. Ciò significa che alcuni agenti patogeni, un tempo eliminabili con determinati antibiotici, oggi non riescono ad essere trattati perché hanno sviluppato resistenza.
LE CAUSE
La prima causa di antibioticoresistenza è, ironia della sorte, il consumo di antibiotici. Più se ne consuma e più i batteri diventano resistenti. Il problema è che in molti casi gli antibiotici vengono utilizzati quando non ce ne sarebbe bisogno. Ecco perché limitare l'abuso e l'uso scorretto degli antibiotici sia a livello umano sia nell’ambito della medicina veterinaria è di fondamentale importanza. Ma non solo: occorre investire maggiormente nello sviluppo di nuovi antibiotici, campo ancora troppo poco battuto da Big Pharma.
IL RUOLO DELLA GUERRA
Ma se quanto descritto vale principalmente per i Paesi industrializzati, altro importante motore dell'antibioticoresistenza sono i conflitti armati. Come più volte raccontato da Medici Senza Frontiere, «In Medio Oriente e in Iraq, i tassi della resistenza agli antibiotici sono allarmanti. Quasi il 40% dei pazienti ricoverati nella clinica post-operatoria di MSF a Mosul est è arrivato con un’infezione resistente agli antibiotici, nel 90% dei casi di tipo multiresistente». E l'Iraq, come raccontato nell'analisi pubblicata sul BMJ Global Health, rappresenta il modello perfetto per la genesi dell'antibioticoresistenza.
Guerra Iran-Iraq (1980-88), prima guerra del Golfo nel 1991, sanzioni economiche delle Nazioni Unite a seguito dell’invasione irachena del Kuwait (1990-2003), l'invasione e l'occupazione degli Stati Uniti (2003-11), compreso un periodo di violenza militarizzata (2005-07) e conflitti di stato iracheni con l'ISIS (Stato islamico dell’Iraq e della Siria) nel 2014-17 hanno portato negli anni allo sviluppo di microrganismi sempre più resistenti. Alla base dello sviluppo di queste resistenze, come spiegano gli autori, vi sono le carenti condizioni delle infrastrutture ospedaliere, terapie inappropriate, risorse limitate, elevata contaminazione da metalli pesanti negli esseri umani e nell’ambiente, mancanza di acqua e servizi igienico-sanitari. Ecco perché, oggi più che mai, la guerra all'antibioticoresistenza passa anche dalla lotta ai conflitti armati.
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Daniele Banfi
Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.