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Pediatria
Serena Zoli
pubblicato il 25-11-2023

Un progetto contro la resistenza agli antibiotici



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Sono strumenti potenti contro le infezioni, ma il cattivo uso degli antibiotici li sta indebolendo. Contro l’avanzare dei “superbatteri”, una rete di centri infettivologi in 30 città

Un progetto contro la resistenza agli antibiotici

Nel 2050, che non è poi tanto lontano, la prima causa di morte al mondo sarà la resistenza agli antibiotici, l’aver distrutto quel gioiello della medicina che ci fu portato sulla punta delle armi dei “liberatori” anglosassoni nel 1945. Allora fu la penicillina, sono seguiti tanti antibiotici capaci di guarire infezioni che mietevano vittime a schiere. Nel 2050 i decessi causati da questo guasto sanitario saranno dieci milioni, secondo le previsioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità.

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MICROBI MULTIRESISTENTI IN TUTTA EUROPA

Il fatto è che di queste preziose terapie non si è avuta la cura necessaria: usandole fuori dai corretti principi, abbiamo alimentato la resistenza agli antibiotici (che di per sè è un fenomeno naturale di adattamento), facilitando la creazione di superbatteri non più eliminabili. «È la nuova emergenza sanitaria», dicono alla Simit, la Società italiana di Malattie infettive e tropicali. E per reagire all’ondata di microbi multiresistenti agli antibiotici, che ha invaso tutta l’Europa e purtroppo ha l’Italia al primo posto, ha creato il progetto “Resistimit”. Si tratta di una rete, partita a fine 2022 con 10 centri pilota dislocati in tutto il paese, che collega ora 30 centri infettivologi a livello nazionale. Questi svolgeranno un’azione di sorveglianza e condivideranno dati continuamente attualizzati sulle tendenze epidemiologiche, le caratteristiche delle infezioni, la mortalità associata.

UN’ALLEANZA IN DIFESA DEGLI ANTIBIOTICI

Spiega il professor Marco Falcone, segretario della Simit: «Si tratta di un registro dinamico e di una piattaforma software che permetterà di determinare un sistema di analisi dei dati tramite l’intelligenza artificiale con analisi predittive. Ciò significa che avremo la possibilità di anticipare le diagnosi, identificare il miglior trattamento, individuare i casi più complessi, fino a migliorare la gestione delle infezioni e ridurre la mortalità. Questo trasforma la ricerca da statica a dinamica».

https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/alimentazione/infezioni-alimentari-resistenza-agli-antibiotici-ancora-alta

OGNI ANNO 15.000 MORTI IN ITALIA

Colpisce scoprire dai dati generali che nel trend peggiorativo dei germi multiresistenti non compaiano più solo i paesi mediterranei come in passato, ma pure i paesi anglosassoni e scandinavi. Nel progetto Resistimit verranno incorporati i risultati raccolti fino a settembre 2023 in 17 ospedali dalla rete “Alarico” che attestano come le infezioni da microrganismi multiresistenti ai carbapenemi (antibiotici di ultima linea), i più difficili da trattare, causano, rispetto ai microrganismi sensibili a questi antibiotici, un eccesso di mortalità che può arrivare fino al 35 per cento. In Italia, ricorda Falcone, sono 15.000 i decessi ogni anno causati dalla resistenza agli antibiotici.

I TRE ERRORI CONTRO FARMACI SALVAVITA

Ma come si crea questa resistenza nel singolo e come si propaga alla collettività? «Questo tipo di medicine hanno regole precise – è la risposta. - Spesso non rispettate, anche da parte dei medici di medicina generale. Si favorisce la resistenza contro quell’antibiotico sostanzialmente se:

  • la durata della cura è troppo breve
  • il dosaggio è troppo basso
  • quell’antibiotico non è adatto a quell’infezione.

Questa resistenza diventa collettiva perché, se entro di noi si sono creati batteri resistenti, i cosiddetti superbatteri, poi noi li abbiamo nel respiro, nella cute, nelle mani con cui tocchiamo e interagiamo con le altre persone. Così si diffonde il “contagio”, diciamo, di questi microrganismi».

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Serena Zoli
Serena Zoli

Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.


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