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Daniele Banfi
pubblicato il 22-04-2024

Influenza aviaria H5N1: la situazione nel mondo



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Dai volatili ai capi di bestiame. L'insolito passaggio del virus H5N1 viene attentamente monitorato. Rarissimi i casi di infezione da animale a uomo

Influenza aviaria H5N1: la situazione nel mondo

Ciclicamente si torna a parlare di influenza aviaria. L'H5N1, questa la sigla per identificare il virus, è costantemente monitorata dalle autorità per la sua capacità di creare focolai nei volatili. Il passaggio dagli animali all'uomo è un evento estremamente raro così come lo è ancor di più il passaggio da persona a persona. Ciò che ha sollevato di nuovo l'attenzione sul virus sono stati però alcuni casi registrati in Texas nei bovini, animali che mai prima d'ora erano stati infettati dal ceppo H5N1. Ecco 5 cose da sapere sulla situazione attuale dell'influenza aviaria nel mondo.

COS'È L'INFLUENZA AVIARIA?

L'influenza aviaria, conosciuta anche come influenza degli uccelli, è una patologia causata da virus influenzali di tipo A che infettano principalmente i volatili. Tali virus, seppur raramente, possono anche infettare altri animali e, ancor più raramente, gli esseri umani. Come tutti i virus influenzali, quello aviario possiede un elevato tasso di mutazione che lo rende particolarmente suscettibile a dare vita a numerosi ceppi virali. Quello più famoso è H5N1: identificato in Scozia nel 1959, il virus ha guadagnato notorietà nel 1997 quando è stato segnalato per la prima volta un focolaio significativo ad Hong Kong. In quell'occasione il virus causò la morte di sei persone infettandone 18 segnando la prima trasmissione documentata direttamente dagli uccelli agli esseri umani. 

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COME SI DIFFONDE?

Come per tutte le infezioni da influenza da animale, le rare infezioni nell'uomo e in altri animali di specie differenti avvengono principalmente attraverso il contatto diretto con animali infetti o ambienti contaminati. Dal 2003 al novembre 2023, secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, sono stati segnalati a livello globale da 23 Paesi un totale di 882 casi umani di infezione da influenza A(H5N1), di cui 461 decessi. Quasi tutti i casi sono stati collegati al contatto ravvicinato con uccelli infetti vivi o morti o ad ambienti contaminati dal virus dell'influenza A(H5N1). Uno dei Paesi particolarmente colpiti lo scorso anno è la Cambogia ma in generale i casi sono maggiormente diffusi in Asia. Sulla base delle prove finora raccolte, il virus non infetta facilmente gli esseri umani e la sua diffusione da persona a persona sembra essere remota.

IL CASO DELLE MUCCHE

Nonostante il virus sia presente da tempo, ad accendere i riflettori su H5N1 sono stati i recenti casi registrati negli Stati Uniti nei bovini, capi di allevamento in cui non erano mai state rilevate infezioni -seppur possibili- dal ceppo specifico di H5N1. Non solo, oltre ai bovini è stato rilevato un caso nell'uomo presumibilmente tramite il contatto con mucche infette. Caso che si è risolto con una "semplice" congiuntivite. Secondo gli addetti ai lavori il "passaggio" del virus potrebbe essere avvenuto tramite il contatto con l'acqua o praterie contaminate da uccelli infetti. Il virus H5N1 in passato ha infatti mostrato capacità di infettare una vasta gamma di specie animali.

UN FENOMENO SOTTOSTIMATO?

Successivamente il virus è stato rilevato in 32 mandrie in 8 differenti stati, indicando una possibile sottostima dell'estensione del problema dato che prima d'ora non si era mai cercato il virus nei bovini. Secondo quanto dichiarato dall'USDA (U.S. Department of Agriculture) non è ancora chiaro come avvenga la trasmissione. Dalle analisi effettuate non sembra esserci una grande quantità di virus nelle vie nasali degli animali infetti. Ecco perché è plausibile che la trasmissione da mucca a mucca avvenga attraverso il processo di mungitura -forse a causa dell'uso sequenziale delle attrezzature- o a causa del movimento di persone tra le differenti fattorie. Come riportato dalle autorità l'infezione nei bovini non sembra causare gravi malattie negli animali ma si associa a una diminuzione della produzione di latte e a cambiamenti nella qualità.  

LE INCOGNITE

Ribadendo la rarità del contagio tra uomo e animale, la situazione è attentamente monitorata per il rischio di salti di specie indesiderati. Nella giornata del 21 aprile l'USDA ha reso noto 239 sequenze genetiche del virus per aiutare gli scienziati a valutare possibili mutazioni che potrebbero facilitarne la diffusione tra i mammiferi. Ciò che è da scongiurare è il coinvolgimento dei maiali. Il motivo è presto detto e affonda le sue radici nel passato: da sempre questi animali sono tradizionalmente considerati un serbatoio potenziale per l'adattamento del virus dell'Influenza A da altre specie animali. Essi possono essere infettati sia dai virus dell'influenza aviaria sia da quelli che infettano gli esseri umani. Se i maiali vengono coinfettati con diversi tipi di influenza, i virus possono scambiarsi geni e formare ibridi che possono dare luogo a nuove infezioni. Un esempio? La pandemia di influenza H1N1 (formata da geni provenienti da influenza aviaria, suina e umana) del 2009 è stata causata da un virus che ha effettuato il salto di specie da maiale a uomo. Ecco perché l'importanza del monitoraggio.

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Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista è redattore del sito della Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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