Il tetano rimane una malattia rara: 82 i casi in Europa nel 2017 (33 in Italia). Ma le conseguenze possono essere gravissime, soprattutto negli over 65
A riportare l’attenzione sul tetano, negli ultimi giorni, è stato il caso di una bambina di Verona (10 anni) che ha contratto l’infezione dopo essersi sbucciata il ginocchio giocando nel cortile di casa. La malattia, visti i numeri (82 casi in Europa nel 2017, di cui 46 confermati), può essere considerata rara. Ma l’elevata mortalità e il triste primato dell’Italia all’interno dell’Unione Europea (33 casi sul totale) invitano a non abbassare la guardia. Nella pratica questo vuol dire compiere gli sforzi necessari per «mantenere alti i tassi di vaccinazione in tutte le fasce di età e proteggere le categorie più a rischio», è quanto messo nero su bianco dal Centro Europeo per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie (Ecdc). Ovvero: i bambini e gli anziani.
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IL TRISTE PRIMATO DELL'ITALIA
Il rapporto relativo ai casi registrati nel 2017 evidenzia una riduzione lenta e graduale delle diagnosi nel Vecchio Continente (136 nel 2013). Il trend riguarda anche l'Italia, che rimane comunque il Paese più colpito dal tetano (33 casi, 71 del 2013). Molto distanziati tutti gli altri: la Polonia (11), la Romania (7), la Spagna (6), il Regno Unito (5) e la Francia (4). Come spiegare questo divario? Innanzitutto con la differente modalità di rilevazione dei casi di malattia. Nel nostro Paese, questa spesso si basa sull'osservazione dei sintomi dei pazienti. Nel resto d'Europa, invece, è necessario avere la conferma dalle analisi di laboratorio. Ma questo può spiegare soltanto in parte il divario (30 casi italiani su 33 sono stati sanciti in laboratorio). I numeri dicono che l'Italia è da tempo in testa alla graduatoria europea. Quasi un caso su due (44.3 per cento) di quelli conteggiati tra il 2013 e il 2017 si sono infatti registrati lungo la Penisola. Segno che, con ogni probabilità, a fare difetto è l'adeguatezza della copertura vaccinale (comunque in crescita con l'introduzione dell'obbligo).
QUALI VACCINAZIONI EFFETTUARE
DOPO I 65 ANNI?
PIU' A RISCHIO GLI ANZIANI (E LE DONNE)
Il 70 per cento della totalità dei casi di tetano registrati nell'Unione hanno riguardato persone con più di 65 anni. Un dato che affonda le radici «nell'esigua adesione alla vaccinazione che si registra in questo gruppo di persone e nel fisiologico calo delle difese immunitarie che si registra nel corso della terza età», commenta Raffaele Antonelli Incalzi, responsabile dell’unità operativa complessa di gerontologia del Campus Biomedico di Roma. Le due ragioni sono collegate. In Italia la profilassi antitetanica è obbligatoria a partire dal 1963. Ciò significa che molti di coloro nati negli anni '50 o prima risultano «scoperti» e più esposti al rischio di ammalarsi in seguito al contatto con le spore del tetano. «Questo aspetto preoccupa perché i tassi di mortalità tra gli anziani sono prossimi al 40 per cento - aggiunge l'esperto -. Il quadro può essere compromesso dalla compresenza di altre problematiche in grado di indebolire il sistema immunitario: come il diabete mellito, lo scompenso cardiaco e la malnutrizione».
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IL TETANO È (PRINCIPALMENTE) «ROSA»
Detto degli anziani, tra i due generi il più colpito è risultato quello femminile (il 56 per cento delle diagnosi completate nel 2017 ha riguardato le donne). Un dato ribadito nel sottogruppo degli over 65 (39 casi tra le donne e 18 tra gli uomini). Secondo gli estensori del rapporto, queste statistiche possono essere spiegate in parte «con le campagne vaccinali a cui gli uomini sono stati sottoposti in occasione del servizio di leva, obbligatorio in molti Paesi». Secondo Antonelli Incalzi, che presiede la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia (Sigg), un'altra possibile interpretazione è da ricercare «nella maggiore longevità delle donne», che potrebbe presentare un più alto rischio di ammalarsi: anche di tetano.
VACCINO: RICHIAMI OGNI 10 ANNI IN ETA' ADULTA
La stagione estiva è quella che fa registrare il maggior numero di casi. Nel 2017 il picco si è registrato a settembre. A fare la differenza, in questo caso, è il tempo trascorso all'aperto (dov'è più probabile entrare in contatto con le spore tetaniche). Il periodo è dunque propizio per richiamare l'importanza della vaccinazione. Il calendario prevede la somministrazione di tre dosi nel primo anno di vita (al terzo, quinto e dodicesimo mese), più due richiami nel corso dell'infanzia (a 6 anni) e dell'adolescenza (a 14 anni). Così facendo si arriva a ottenere una protezione con efficacia superiore al 95 per cento, che cala però nel tempo. Per questo motivo ulteriori richiami sono consigliati a cadenza decennale. Questi non sono gratuiti, ma hanno costi abbordabili (inferiori a 50 euro, tenendo conto delle differenze regionali). La lunga incubazione del tetano (fino a tre settimane) permette di poter ricorrere al richiamo anche nei giorni subito successivi a un evento in cui si teme di poter essere entrati a contatto con le spore.
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).