Un’indagine ha rilevato che anche i medici se ipertesi non seguono da bravi pazienti le cure. Perciò è utile ricordare come e quando fare la misurazione della pressione
In Italia i medici ipertesi sono restii ad assumere il ruolo di paziente e a mettere in atto ciò che chiedono invece di fare ai propri assistiti. E’ quanto emerge da una ricerca realizzata dall’università La Sapienza di Roma sui comportamenti dei medici di medicina generale nel momento in cui si accorgono di essere ipertesi.
La ricerca ha preso in considerazione 3000 medici di medicina generale ed è risultato che il 17,7% di loro è iperteso.
Nello studio sono stati coinvolti 2231 medici maschi e 769 donne. L’80% di loro si sottopone alla terapia farmacologica, ma dall’indagine risulta anche un elevato ricorso all’applicazione dell’automedicazione. Soltanto il 30% si rivolge a un cardiologo. Per le donne questa percentuale sale al 40%.
Come capita per i pazienti, anche i medici hanno scoperto la malattia in modo casuale e molti di loro, pur consapevoli dei fattori di rischio come il fumo e la familiarità, non hanno verificato la presenza della malattia. Molte le analogie di comportamento dei medici con quello dei pazienti: scarsa attenzione al monitoraggio della pressione, poca riduzione dei fattori di rischio come fumo e alcol, mentre, secondo il professor Angelo Pennella, docente della scuole di specializzazione in psicologia della salute dell’Università di Roma, afferma che un radicato convincimento a mantenere sotto controllo la propria ipertensione avrebbe anche un approccio più efficace verso il paziente iperteso.
Ma come mettersi al riparo dall’ipertensione, evitando comunque il fai da te? Queste le buone regole per il controllo della pressione.
- Rilevare la pressione in ambiente tranquillo e misurarla due volte lasciando trascorrere qualche minuto tra l’una e l’altra.
- Se anche i valori sono normali, si deve controllarla una volta all’anno dal medico e tre volte dal farmacista.
- Se i valori sono elevati vanno aumentate le misurazioni dal medico e magari acquistare un apparecchio per la misurazione domestica.
- L’automisurazione è utile anche se i valori riscontrati a casa sono leggermente inferiori a quelli ritrovati in ambulatorio.
- Tenere conto dei fattori di rischio come fumo, obesità, sedentarietà, ipercolesterolemia e diabete che aumentano il rischio cardiovascolare.
- Fate attenzione alla dieta: poco sale, poco alcol, evitare liquerizia e grassi animali saturi (formaggi, uova, insaccati, fritture e dolci) e prediligere frutta e verdura freschi.
- Fare attività fisica tutti i giorni (camminate mezz’ora al giorno) e controllare il peso.
- Fare esami del sangue annualmente per controllare glicemia e colesterolemia.
- Concordare con il medico se sottoporsi a ulteriori controlli diagnostici per valutare la funzionalità del cuore (elettrocardiogramma, ecocardiogramma, ecocolor doppler).
- Assumere correttamente i farmaci prescritti ed evitare il fai da te.