Soprattutto in età giovanile la donna non manifesta il dolore al petto caratteristico di un infarto. La conseguenza: un ritardo nella diagnosi
Se si chiedesse di descrivere un individuo colpito da infarto, in molti lo rappresenterebbero così: uomo, di età avanzata e con il tipico dolore al torace che rende riconoscibile una coronaropatia acuta. Vero, ma la realtà non è solo questa. Primo, perchè una ridotta percentuale di pazienti non manifesta questo tipo di dolore e di questa la maggior parte sono donne. Secondo, perchè, oggi, al pronto soccorso si presentano anche i giovani, in numero maggiore rispetto al passato.
LO STUDIO- Ad accendere una luce sulla situazione attuale è il lavoro svolto dai ricercatori statunitensi del McGill University Health Centre, pubblicato su JAMA. Analizzando le cartelle cliniche di 1.015 pazienti, tra i 18 e i 55 anni, ricoverati per sindrome coronarica acuta, è stato osservato che sono soprattutto le donne ad avere un infarto silenzioso: una su cinque. Solo il 13 per cento dei giovani uomini, invece, non segnala un dolore al petto. Se da un lato l’assenza di questo campanello d’allarme può ritardare la chiamata al 118 e la diagnosi, dall’altro non corrisponde a un quadro clinico meno grave e «paradossalmente a volte accade proprio il contrario» spiega Francesco Bovenzi, direttore di ANMCO (Associazione Nazionale Medici Cardiologi Ospedalieri). «Nelle giovani donne è più facile sbagliare la diagnosi. Se non c’è dolore toracico ci sono altri sintomi da non sottovalutare: sudorazione, vomito, ansia, mancanza di aria, dolore al dorso, dolore alla mandibola». Nell’80 per cento dei casi, però, il dolore toracico, che si può anche irradiare alle spalle, rimane il sintomo chiave per identificare l’ostruzione di una coronaria.
GRAZIE ALLA MEDICINA DI GENERE- Oggi inizia a consolidarsi la differenza tra donna e uomo, e si raccolgono conferme che esistono fattori di rischio, incidenza di patologie e sintomi specifici nei due sessi. Il cuore può ammalarsi in modo diverso: ad alte concentrazioni nell’età fertile, gli estrogeni svolgono un ruolo protettivo sulle coronarie delle donne, abbassando il rischio di infarto fino a cinque volte meno rispetto ai coetanei maschi. Con la menopausa, e il crollo ormonale, questo rischio inizia ad aumentare. «Si equivale nel primo periodo, dopo i 75 anni l’incidenza di mortalità ed eventi cardiovascolari di tipo ischemico nelle donne è molto più alta che negli uomini», prosegue.
PIU’ GIOVANI AL PRONTO SOCCORSO- La ricerca statunitense mette in luce un altro punto: si può essere colpiti da infarto anche in giovane età. «Finora questa fascia d’età è stata poco considerata. Oggi vediamo molti più casi legati a molte cause: droga, alcol, fumo, alimentazione ma anche stress per precarietà e stile di vita scorretto». Tutti elementi con cui si può intervenire con la prevenzione «purchè inizi da subito e sia continuativa per incidere realmente sulla salute individuale»
Cinzia Pozzi
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Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.