Finora farmaci ed esami sono sempre stati studiati sull’uomo e per l’uomo. Una medicina di genere maschile, quindi. Ma l’infarto al femminile ha sintomi diversi, le malattie coronariche sono in aumento solo tra le donne, le diabetiche ricevono meno terapie dei maschi
Finora farmaci ed esami sono sempre stati studiati sull’uomo. Una medicina di genere maschile. Ma l’infarto al femminile ha sintomi diversi. Ora un congresso nazionale a Padova e sempre a Padova la prima cattedra specifica in Italia (e seconda in Europa) cerca di mettere fine a questa disparità di trattamento
Le notizie sono due: il 10-11 ottobre si tiene a Padova il terzo Congresso nazionale sulla Medicina di genere e, ancora più importante, è stata istituita dal 1° ottobre, proprio a Padova, la prima cattedra di Medicina di genere in Italia. «E la seconda in Europa», aggiunge la titolare, professoressa Giovannella Baggio, orgogliosa che stavolta il nostro paese sia in buona posizione. Si tratta di un settore scientifico all’attacco: l’obiettivo è sconfiggere la “sindrome del bikini”, che non ha nulla di romantico ma la dice lunga, già dal nome, del pregiudizio maschile che l’ha creata.
Allude al fatto che la medicina ha studiato il genere femminile – negli esperimenti e nel mettere a punto le terapie –soltanto per il seno e per l’apparato riproduttivo, ovviamente perché negli uomini mancano. Ma per il resto, tutto è stato calcolato a misura di maschio, di cui la femmina sarebbe un adattamento o un’appendice. Se l’affermazione generale (e generica) può lasciare tiepidi, non c’è da essere femministi per scandalizzarsi quando si passa ad ascoltare solo alcune delle scoperte fatte sul confine tra generi. Per esempio, cita la professoressa Baggio, chi non sa che le malattie cardiovascolari («cui si devono il 50 per cento delle morti in Occidente tra infarto, ictus, aneurisma») sono tipicamente maschili? Errore. «Oggi si sta realizzando che sono prevalenti nella donna. In più, nella donna queste malattie non sono diminuite come nell’uomo nel corso degli ultimi 30 anni, anzi sono in aumento. Perché? Forse perché i metodi di prevenzione sono stati studiati sui maschi e non sono adatti a come il disturbo si manifesta al femminile».
MOLTE SORPRESE UTILI - Dalla conversazione con Giovannella Baggio, qualche flash: la cosiddetta aspirinetta, caposaldo della prevenzione dell’infarto, nella donna non funziona; il diabete è molto più aggressivo nella donna (provoca l’infarto 3 volte più che nell’uomo); il colesterolo totale ha un diverso significato.
Molte anche le differenze anatomiche ed elettrofisiologiche: la frequenza cardiaca è più veloce nella donna anche durante il sonno; nella donna si ammalano di più i piccoli vasi dell’albero coronarico mentre nell’uomo i grossi vasi per cui la coronarografia potrebbe non essere l’esame giusto nel sesso femminile.
Ancora: i sintomi di infarto possono essere profondamente differenti nella donna rispetto all’uomo, rendendo dunque difficile riconoscerlo subito; il cancro del polmone nella donna è localizzato prevalentemente in periferia, e quindi causa meno sintomi, nell’uomo invece più spesso si localizza a livello mediastinico e paramediastinico; il cervello nell’uomo è più grande e ha più cellule mentre il cervello della donna ha più connessioni intracellulari; la composizione della bile è differente nei due sessi e la donna ha più facilità ad avere calcoli. Infine (e c’è da stupirsi, a questo punto?) molti farmaci hanno azioni diverse nell’uomo e nella donna.
I TEMI DEL CONGRESSO - La messe di dati “sparati” dalla prima Ordinaria di Medicina di genere in Italia ispira le diverse sezioni del prossimo congresso nell’Aula magna dell’Università, che si occuperanno di sindrome dello scompenso cardiaco, di oncologia, di malattie del fegato, di demenza, di dolore cronico, dei diversi effetti dei farmaci sui due sessi, infine pure di trapianti.
IL CUORE DI LUI NEL PETTO DI LEI - I trapianti? Nascono forse problemi se, per esempio, un cuore maschile viene inserito in un torace femminile? «Ebbene, l’incrocio tra i sessi non è ininfluente», risponde la Baggio. «I maggiori rigetti in questa ipotesi li hanno le madri di figli maschi. Se una donna ha un bambino, che è contrassegnato dai cromosomi XY, per lei, che in quanto femmina ha solo X, è come subire un primo “trapianto” e scattano tutti gli antigeni di Y. Dopo il parto le cose si placano, ma se lei più tardi riceve un organo espiantato da un uomo i sistemi immunitari si riattivano contro alcuni antigeni codificati dal cromosoma Y. E può, allora, verificarsi un rigetto».
PIU’ STIPENDIO PIU’ VITA - Nel “manifesto” della Medicina di genere grande importanza si dà ai fattori psicosociali. Un esempio? «C’è questo dato fortissimo, ovunque: più alto è lo stipendio di una donna, minore è la sua mortalità per motivi cardiovascolari. Poi – ma questo vale anche per l’uomo – più elevato è il suo livello culturale e minore è la mortalità cardiovascolare». Non si sa infine a che cosa attribuire le seguenti evidenze emerse sia in Italia sia negli Stati Uniti: la donna malata di diabete riceve meno farmaci del diabetico. Così come le cardiopatiche ricevono meno bypass dei malati maschi. «Più in generale – conclude Giovannella Baggio – si può dire che la donna va più spesso dell’uomo dal medico, ma se ha malattie importanti è meno riconosciuta (perché ha sintomi diversi) e meno curata. E’ una situazione non più tollerabile».
Serena Zoli