E una delle tante proposte che utilizzano le nuove tecnologie per aiutare gli anziani. Con la prevenzione e l'innovazione tecnologica, spiega Sergio Pecorelli, presidente dell'Agenzia Italiana del Farmaco, possiamo riuscire a rispondere al crescente bisogno di cure di una popolazione che sta sempre più invecchiando
A colloquio con Sergio Pecorelli, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco. Con l'innovazione e la tecnologia possiamo rispondere ai bisogni di una società che sta invecchiando
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I più assidui clienti delle farmacie hanno i capelli bianchi, prendono 5, 6 anche 10 o 12 medicinali diversi ogni giorno e impegnano la fetta più consistente della spesa sanitaria e farmaceutica. Usano gran parte dei farmaci immessi sul mercato, che però non sono stati testati su di loro.
Sono solo alcuni dei problemi più urgenti che il rapporto fra anziani e farmaci pone a una società sempre più longeva. Quanto e come tutto questo sarà sostenibile per il sistema sanitario e sociale?
GARANTIRE IL DIRITTO ALLE CURE
Alla Conferenza mondiale The Future of Science, dedicata alla longevità e organizzata dalla Fondazione Veronesi, ne abbiamo parlato con Sergio Pecorelli, rettore dell’Università di Brescia, presidente dell’Agenzia Italiana del Farmaco e rappresentante per l’Italia nell’ambito della European Innovation Partnership on Active and Healthy Ageing. «E’ un progetto ambizioso, con obiettivi cruciali da raggiungere entro il 2020». Fra gli altri, quello di prolungare di due anni in media la vita in salute alla popolazione. «Gli anziani sono la fascia di popolazione che più di altre sviluppa malattie croniche, con le quali vivono in media 10 anni le donne e 7 anni gli uomini, con ricadute importanti sulla società intera» spiega Pecorelli. «Gli over 65 consumano il 64% dei farmaci». Un peso enorme che mette a dura prova la capacità di risposta del sistema sanitario che però, tiene a precisare Sergio Pecorelli non può essere messa in discussione «poiché si fonda sull’articolo 32 della Costituzione, sul diritto alla salute e alle cure gratuite di ogni cittadino». Che fare?
PRIMO: PREVENIRE – I bambini di oggi potranno essere anziani più sani. La vecchiaia non si evita, ma si può ritardare il momento in cui si sviluppano malattie croniche e invalidanti. «Bisogna fondare un nuovo tipo di medicina preventiva, a partire dagli stili di vita e dall’educazione. Ma bisogna partire a 6 anni, non a 60» propone Pecorelli. «Dobbiamo lavorare sulle prospettive per i prossimi decenni. Qualche esempio? Attività fisica nelle scuole, alimentazione adeguata, e tutti quegli elementi che incidono in modo benefico sulla vita psichica e fisica. E invece, diminuisce il numero degli insegnanti di educazione fisica, anche la musica, importantissima per la formazione dei bambini, è stata tolta dalle scuole» osserva rammaricato. «Oggi sappiamo che mezz’ora di attività fisica al giorno aumenta lo spessore dell’ippocampo, la regione del cervello cruciale per molte capacità cognitive, compresa la memoria».
MIGLIORARE LE CURE – Gli anziani possono essere curati meglio di quanto accade oggi. Un problema importante è che troppi pazienti con patologie croniche non seguono con costanza la cura prescritta. Si chiama aderenza alle terapie ed è uno dei temi centrali su cui lavora il gruppo italiano nel progetto Partnership on Active and Healthy Ageing. Sergio Pecorelli dà un’idea delle dimensioni del fenomeno: «Da uno studio condotto in Lombardia è emerso che il 40% delle persone a cui è stato prescritto un farmaco antipertensivo non segue le terapie, il 79% ha avuto almeno un episodio di discontinuità. Ed è grave, poiché abbiamo visto che delle persone con ipertensione vi è un 37% di ricoveri ospedalieri fra chi non aderisce alle terapie, e solo il 6,7% fra gli altri. Chi ha una migliore aderenza ha un 20-25% di rischio cardiovascolare in meno».
ANZIANI TRASCURATI DALLA RICERCA - Il tutto è reso più complicato dal fatto che la maggior parte dei pazienti anziani prende più farmaci. Come in un gioco di scatole cinesi, intorno a un problema se ne trova un altro. «Non ha senso parlare di aderenza alle terapie senza parlare prima di appropriatezza, ovvero della formazione necessaria a medici di medicina generale e farmacisti per prescrivere e gestire terapie così complesse in pazienti anziani. Dopo i 65 anni, in media si prendono 5 farmaci al giorno – più di 10 per l’11% degli anziani. Vuol dire non solo ricordarsi di prendere le pillole, ma considerare le interazioni, gli effetti collaterali. Ci sono tante ipotesi, ma pochi dati. Il 64% dei farmaci al mondo sono usati da persone con più di 65 anni, e solo una minoranza di studi clinici ammettono gli anziani». Quasi il 40% degli studi clinici randomizzati esclude persone con più di 65 anni e l’80% esclude persone con malattie concomitanti, riporta l’Oms. «Vanno formati i medici, vanno educati i cittadini, vanno incluse le persone anziane nelle sperimentazioni sui farmaci». In una recente analisi (Priority Medicine for Europe and the World 2013), l’Oms raccomanda che la ricerca farmacologica coinvolga gli anziani negli studi clinici, per appurare davvero i profili di sicurezza ed efficacia delle medicine di cui faranno uso. Raccomanda inoltre lo sviluppo di soluzioni per rendere più semplice la vita degli anziani che prendono medicinali (e più sicure le loro terapie).
NON SOLO FARMACI - «Ad esempio – spiega Sergio Pecorelli – possiamo chiedere all’industria confezioni più user-friendly per gli anziani, dei tracker che ti aiutano a tenere il conto delle compresse giù utilizzate; app o servizi di SMS gratuiti per ricordare tutti i giorni di prendere la medicina. Sta qui l’idea lanciata dalla Partnership for Active and Healthy Ageing: pubblico e privato insieme per sostenere un invecchiamento salutare e attivo attraverso l’innovazione tecnologica. ICT, telematica, sensoristica, domotica, smart cities, viabilità, energia. Le faccio un esempio: le cadute rappresentano un costo enorme, in metà dei casi c’è una frattura. Si è visto che spesso per le cadute fuori casa la causa sono le scarpe. L’Università delle Marche, regione di grande tradizione calzaturiera, sta lavorando a un progetto per realizzare suole più sicure. I bisogni della società possono essere tradotti in opportunità per le imprese».
The Future of Science 2013. I segreti della longevità: articoli, video, interviste
Donatella Barus
Giornalista professionista, dirige dal 2014 il Magazine della Fondazione Umberto Veronesi. E’ laureata in Scienze della Comunicazione, ha un Master in comunicazione. Dal 2003 al 2010 ha lavorato alla realizzazione e redazione di Sportello cancro (Corriere della Sera e Fondazione Veronesi). Ha scritto insieme a Roberto Boffi il manuale “Spegnila!” (BUR Rizzoli), dedicato a chi vuole smettere di fumare.