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Cardiologia
Daniele Banfi
pubblicato il 03-09-2020

Ictus e Covid-19: come affrontarlo durante la pandemia



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La pandemia Covid-19 ha portato ad una riorganizzazione del sistema di intervento nel trattamento degli ictus

Ictus e Covid-19: come affrontarlo durante la pandemia

La gestione degli ictus durante la pandemia Covid-19 è cambiata radicalmente. A raccontarlo è l'articolo "Stroke care in Italy: An overview of strategies to manage acute stroke in Covid-19 time" (Il percorso dell’ictus in Italia: panoramica sulle strategie necessarie per gestire l’ictus acuto durante la pandemia Covid-19) recentemente pubblicato sull’European Stroke Journal da numerosi esperti italiani in collaborazione con Federazione A.L.I.Ce. Italia Odv (Associazione per la Lotta All’Ictus Cerebrale). La pandemia, con il suo grande carico sul sistema sanitario nazionale, ha infatti costretto in breve tempo gli addetti ai lavori a cambiare in corsa le modalità di intervento. Un cambiamento reso ancor più complicato dalla natura stessa dell'ictus, una condizione dove il fattore tempo è più che mai fondamentale.

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CHE COS'E' L'ICTUS

L’ictus è un’ostruzione a livello cerebrale delle arterie che garantiscono il corretto flusso di sangue. Quando ciò accade le aree a valle del blocco non possono essere sufficientemente irrorate e con il passare del tempo vanno incontro a morte cellulare. L'intervento principale per risolvere la situazione consiste nello "sciogliere" farmacologicamente il blocco o nella sua rimozione tramite intervento endovascolare. In Italia, si stima che, ogni anno, circa 120 mila persone vengano colpite da ictus, che si conferma la principale causa di disabilità e la seconda di demenza, con perdita di indipendenza nelle attività quotidiane.

IL FATTORE TEMPO

Intervenire il prima possibile per rimuovere l'ostruzione è di fondamentale importanza. Ogni minuto perso aumenta sensibilmente la probabilità di non sopravvivere all'evento o di rimanere con una grave disabilità. Il paziente con ictus acuto deve essere trattato in Unità di Terapia Neurovascolare o Stroke Unit, che, ad oggi, hanno raggiunto il numero di 190 sul territorio nazionale. Nel corso del 2018, le tre Regioni italiane che ad oggi sono state maggiormente colpite dalla pandemia (cioè Lombardia, Emilia Romagna e Veneto) hanno effettuato più di 4.500 trattamenti di trombolisi e oltre 1.700 trattamenti endovascolari che corrispondono al 36,5% e al 41,2%, rispettivamente, di tutti i trattamenti effettuati in tutto il Paese.

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RIORGANIZZAZIONE OSPEDALIERA

L’emergenza Covid-19 ha improvvisamente modificato la geografia delle Stroke Unit, soprattutto nelle Regioni più colpite dalla pandemia: in Lombardia, ad esempio, abbiamo assistito ad una riduzione del numero di Stroke Unit operative da 28 a 10 Unità e ad una conseguente riorganizzazione dell’assistenza e del trasporto in fase pre-ospedaliera. In altre Regioni, invece, come ad esempio l’Emilia Romagna, la riorganizzazione delle reti è avvenuta nelle singole aziende ospedaliere o per aree vaste, con minori variazioni rispetto all’organizzazione lombarda.

"La pandemia da Covid-19 ci ha messo di fronte ad una grande sfida nella gestione dei pazienti con ictus acuto -ha dichiarato la professoressa Valeria Caso, neurologa presso la Stroke Unit dell’Ospedale di Perugia, Past President European Stroke Organisation e supervisore dell’articolo-. Ci sono però alcune considerazioni da tenere ben presenti: l'ictus è un'emergenza sanitaria ma, anche nel corso della pandemia, è stato garantito un trattamento di alto livello. In caso di una seconda ondata, i pazienti colpiti da questa patologia saranno gestiti con un "codice di protezione ictus" per evitare l'infezione e questa gestione si protrarrà anche durante gli eventuali trattamenti. Infine, gli sviluppi tecnologici della telemedicina, già applicata alla cura dell’ictus acuto in forma di telestroke in quei territori che sono geograficamente svantaggiati, possono sicuramente offrire -in alcuni casi- uno strumento adeguato per una corretta gestione anche del paziente cronico".


Daniele Banfi
Daniele Banfi

Giornalista professionista del Magazine di Fondazione Umberto Veronesi dal 2011. Laureato in Biologia presso l'Università Bicocca di Milano - con specializzazione in Genetica conseguita presso l'Università Diderot di Parigi - ha un master in Comunicazione della Scienza ottenuto presso l'Università La Sapienza di Roma. In questi anni ha seguito i principali congressi mondiali di medicina (ASCO, ESMO, EASL, AASLD, CROI, ESC, ADA, EASD, EHA). Tra le tante tematiche approfondite ha raccontato l’avvento dell’immunoterapia quale nuova modalità per la cura del cancro, la nascita dei nuovi antivirali contro il virus dell’epatite C, la rivoluzione dei trattamenti per l’ictus tramite la chirurgia endovascolare e la nascita delle nuove terapie a lunga durata d’azione per HIV. Dal 2020 ha inoltre contribuito al racconto della pandemia Covid-19 approfondendo in particolare l'iter che ha portato allo sviluppo dei vaccini a mRNA. Collabora con diverse testate nazionali.


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