Glicemia e uricemia alte aumentano il rischio di diabete, gotta e malattie renali. Ecco i consigli dell'esperta per proteggere la nostra salute e tenere a bada questi parametri
Ho 55 anni, sono alto 1,75 m e peso circa 80 kg. Misuro frequentemente la glicemia al mattino a digiuno, che risulta essere tra 100 e 110 mg/dl, e l’uricemia, che supera gli 8 mg/dl. Fortunatamente, godendo di una buona salute, svolgo un lavoro che non è sedentario. La mia alimentazione è varia ed equilibrata. Con questi parametri, a quali possibili problematiche potrei andare incontro? E quali esami diagnostici sarebbe opportuno fare per accertare che non ci siano altre patologie che possano influire sull'innalzamento di questi valori nel sangue?
L. (domanda pervenuta tramite il Form l’esperto risponde)
Risponde la dottoressa Elena Dogliotti, biologa nutrizionista e membro della Supervisione scientifica di Fondazione Umberto Veronesi.
Una glicemia a digiuno tra 100 e 125 mg/dl rientra nella categoria del prediabete, ovvero una condizione che aumenta il rischio di sviluppare diabete di tipo 2, anche se non c’è la certezza che ciò accadrà.
I FATTORI DI RISCHIO
Ad aumentare il rischio di diabete possono concorrere altri elementi come la tolleranza al glucosio alterata e livelli elevati di emoglobina glicata, una forma di emoglobina legata con il glucosio che permette di stimare la media dei livelli di glicemia degli ultimi 2-3 mesi. Anche se si è normopeso può concorrere nell’aumento di rischio, anche cardiovascolare, una circonferenza vita più ampia di 94 cm negli uomini e di 88 cm nelle donne e valori elevati di colesterolo e trigliceridi.
IL RISCHIO DI GOTTA
Un valore di uricemia superiore agli 8 mg/dl , invece, potrebbe determinare un rischio aumentato di gotta, una forma di artrite infiammatoria caratterizzata da attacchi dolorosi alle articolazioni, specialmente ai piedi. Oltre alla gotta, livelli elevati di acido urico possono essere associati a un rischio aumentato di malattie renali e ipertensione.
CHE ESAMI FARE?
Oltre a caratterizzare dunque il pre-diabete attraverso esami dell’emoglobina glicata e, eventualmente, il test di tolleranza orale al glucosio potrebbe dunque valere la pena di indagare la funzione renale e monitorare la pressione sanguigna.
OCCHIO A DIETA E ATTIVITÀ FISICA
Tra i comportamenti legati allo stile di vita andrebbe anche indagato se effettivamente l’alimentazione, oltre che bilanciata, è volta a limitare il più possibile l’assunzione di zuccheri semplici, a favorire verdure e ad alternare le fonti proteiche limitando in particolare le carni rosse e evitando gli alcolici. Anche mantenere una buona idratazione è molto importante e l’acqua è in assoluto la bevanda migliore. Migliorare ulteriormente lo stile di vita è sempre auspicabile, ma diventa fondamentale soprattutto se si ha famigliarità per diabete, malattie cardiache o renali.
Infine, non basta accontentarsi di non essere sedentari. Le linee guida invitano a praticare almeno 180 minuti alla settimana di attività aerobica di media intensità e ad associare almeno due sessioni alla settimana di esercizi che allenino la forza.
Al di là delle considerazioni generali appena riportate, qualsiasi esame diagnostico ed eventuale iter preventivo o terapeutico personalizzati vanno prescritti dal proprio medico, che conosce nel dettaglio la sua anamnesi pregressa compresa quella famigliare.