Dalle malattie cardiovascolari alla sciatica al diabete sono tante le patologie quando l’ormone secreto dal pancreas non viene ”accettato”
La resistenza all’insulina risulta associata a 31 patologie e, nel caso delle donne, a un più alto rischio di morte prematura. I dati sono stati illustrati al recente congresso annuale dell’Associazione europea per lo studio del Diabete (Easd) a Madrid, in Spagna, dal gruppo del professor Ms Jing Wu, del Dipartimento di endocrinologia dell’Università di Shandong, a Jinan (Cina). Tali dati, però, non riflettono la situazione cinese, bensì quella britannica in quanto gli studiosi si sono avvalsi del materiale della Biobank del Regno Unito che detiene le informazioni genetiche, mediche e degli stili di vita di oltre mezzo milione di cittadini inglesi.
COS'È L'INSULINO-RESISTENZA?
Nella ricerca di Jinan sono state considerate circa 430 mila persone di età compresa tra 40 e 69 anni. I livelli di grassi e zuccheri nel sangue, incluso il colesterolo, sono stati impiegati per calcolare l’indice TyG di ciascuno, che è una misura della resistenza all’insulina. I valori raccolti variavano tra 5,87 e 12,46 unità, con una media di 8,71 unità.
Ma in che cosa consiste l’insulino-resistenza? L’insulina ha il compito di favorire l’assorbimento del glucosio da parte delle cellule, promuovendo l’utilizzo di questa molecola come fonte di energia. Se però le cellule del nostro corpo diventano meno sensibili all’azione dell’insulina, ormone prodotto dal pancreas che regola i livelli di glucosio nel sangue, il pancreas è costretto a produrne sempre di più per ottenere una risposta adeguata. Ciò può portare ad alti livelli di insulina nel sangue, noto come iperinsulinemia.
“RESISTENTI” PIÙ UOMINI, ANZIANI, OBESI
Le persone dello studio guidato da Jing Wu con un più alto punteggio TyG sono risultati in genere uomini, più anziani, meno attivi, fumatori, obesi. Monitorando la salute di tutti i partecipanti all’indagine, i ricercatori sono giunti ad associare alla resistenza all’insulina le 31 patologie di cui sopra.
Di queste, cinque hanno un rischio minore e includono l’anemia, il Parkinson e l’osteoporosi. A proposito del Parkinson questa associazione con l’insulino-reistenza è una novità per la scienza, così come per la gotta e la sciatica.
LE DONNE PIÙ A RISCHIO
Un legame più rischioso appare con le altre 26 patologie tra cui figurano disturbi del sonno, infezioni da batteri, pancreatiti. Particolarmente forte, ovviamente, è l’associazione col diabete di tipo 2 come pure con lo sviluppo dell’obesità, dell’ipertensione e di ischemie cardiache.
I ricercatori sono poi passati a considerare la resistenza all’insulina e la mortalità per qualunque causa ed è in questo ambito che hanno riscontrato un’associazione con la maggiore mortalità delle donne mentre non è emerso alcun elemento per i maschi. In particolare hanno visto che per ogni unità in più di insulino-resistenza aumentava dell’11 per cento la possibilità per una donna di morire nel corso dello studio.
LA PREVENZIONE HA LO SPAZIO PER AGIRE
Il professor Ms Jing Wu ha dichiarato: «Abbiamo dimostrato che valutando il grado di resistenza all’insulina è possibile individuare le persone a rischio di sviluppare obesità, ipertensione, disturbi cardiaci, gotta, sciatica e altri problemi. Questi dati costituiscono la base per interventi di prevenzione al fine di ridurre i pericoli».
Ha continuato Wu: «Rendere il pubblico consapevole che esistono fattori modificabili è importante in quanto permette di prendere contromisure a favore della salute metabolica. Già ricerche precedenti alla nostra hanno dimostrato che seguire un’attività fisica costante e seguire un regime alimentare con pochi zuccheri aggiunti e pochi carboidrati raffinati può aiutare a ridurre le probabilità di resistenza all’insulina».
IL DIFETTO DI UN INDICE POCO FINE
Il professor Stefano Del Prato, ordinario di Endocrinologia all’Università di Pisa, apprezza lo studio sopra esposto per l’amplissima platea considerata ed è leggermente critico sul tipo di indice adottato, il TyG in quanto non è uno strumento fine, basandosi soltanto sulla glicemia e sui trigliceridi. «Indubbiamente – aggiunge – è più pratico da usare e trattandosi di grandi numeri si comprende la scelta. Che la resistenza all’insulina sia fattore di rischio per tanti disturbi si sapeva, cardiovascolari in testa, ma qui ne figurano addirittura 31, dei più vari, perfino la sciatica».
Si stupisce, Del Prato, dello scarso collegamento indicato tra l’insulino-resistenza e il morbo di Parkinson perché «le malattie neurodegenerative, anche l’Alzheimer e appunto il Parkinson sono state inquadrate entro l’insulino-resistenza cerebrale, in questo contesto considerata una resistenza all’insulina locale simile al diabete, tant’è che si parla anche di diabete di tipo 3».
Serena Zoli
Giornalista professionista, per 30 anni al Corriere della Sera, autrice del libro “E liberaci dal male oscuro - Che cos’è la depressione e come se ne esce”.