Il troppo stress, abbinato a poche ore di sonno e all'ipertensione, aumenta il rischio di morte per cause cardiovascolari. I consigli per recuperare uno stile di vita salutare
Tanto stress in ufficio, poco sonno a casa e un'ipertensione già presente. Il mix, una volta servito, pone a rischio la nostra salute, in particolare quella cardiovascolare (i decessi per questa ragione sono la prima causa di morte nel mondo occidentale). Chi si porta dietro tutti e tre quelli che, anche singolarmente, possono essere considerati dei fattori di rischio, convive infatti con una probabilità quasi tre volte più alta di morire per cause imputabili alle precarie condizioni del cuore e delle arterie. A preoccupare non deve essere una giornata particolarmente stressante, al termine della quale può essere difficile assopirsi. Ma il persistere nel tempo di condizioni lavorative insoddisfacenti e stressanti, a maggiore ragione se vissute da una persona già alle prese con valori di pressione sanguigna troppo elevati.
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IPERTENSIONE, STRESS E POCO RIPOSO
La sintesi di alcune evidenze già note è racchiusa in uno studio pubblicato sulle colonne dell'European Journal of Preventive Cardiology: il primo a combinare gli effetti di un elevato stress correlato al lavoro, i tassi di insonnia e la mortalità per cause cardiovascolari. Punto di partenza comune ai 1.959 lavoratori coinvolti, di età compresa tra 25 e 65 anni, era l'ipertensione: fattore di rischio con cui convive un terzo dei lavoratori, che può (peraltro) ingenerarsi o essere accentuato da una condizione lavorativa non ottimale. L'aumento della pressione sanguigna può accrescere le probabilità di essere colpiti da un evento cardio o cerebrovascolare: con infarti e ictus riconosciuti come i più spesso fatali. Ma a fare la differenza, più dell'ipertensione, è la somma tra condizioni lavorative molto stressanti e riduzione del tempo e della qualità del riposo. La combinazione s'è rivelata in grado di aumentare di oltre due volte il rischio di morire per un evento cardiovascolare nell'anno e mezzo di osservazione portata avanti dagli autori della ricerca.
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LO STRESS FA DANNI SE DURA TROPPO
Le due componenti, già note come fattore di rischio cardiovascolare, rischiano dunque di fare la differenza se messe assieme, in persone già alle prese con l'ipertensione. A pagare il prezzo più alto, come precisato da Karl-Heinz Ladwig, responsabile del centro di ricerca per la salute ambientale dell'Università di Monaco di Baviera, «sono soprattutto i dipendenti di grado inferiore, gravati da importanti carichi di lavoro imposti da un responsabile che concede loro poca autonomia». Vivere una simile situazione equivale a essere in trappola. «Perché, seppure si conoscano i rischi per la salute, non si hanno strumenti per venirne fuori». Meno che uno: la scelta di un nuovo posto di lavoro, non sempre possibile però. Nel mentre, allora, converrebbe ricordarsi che «il sonno è un momento di ricreazione e un potente strumento per recuperare le energie». Il messaggio è rivolto «a chi vive una simile situazione per diversi anni, con una progressiva perdita di energia e di ristoro».
COME RECUPERARE IL SONNO?
Lo scarso riposo, secondo gli esperti, è quello caratterizzato dalla difficoltà nell'addormentarsi e dai frequenti risvegli. «Questo è uno dei problemi che si registrano con maggiore frequenza nelle persone stressate - prosegue l'esperto - C'è chi si sveglia durante la notte e poi fatica a riprendere sonno, sopraffatto dai pensieri per gli impegni del giorno dopo». Come fare allora a riposare di più? Suddividendo innanzittutto le ore della giornata, per alternare le ore di sonno a quelle di veglia. Importante è anche rilassarsi - a livello fisico e mentale - in avvicinamento alle ore di riposo. Nei casi più difficili può essere utile anche ridurre le ore di sonno per qualche giorno, in modo da poter avvertire la stanchezza e poter poi allungare i periodi di riposo. Oppure forzarsi per rimanere svegli in modo passivo: evitando cioè di portare la mente sulle questioni che provocano ansia.
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IMPARARE A RILASSARSI
Fin qui una terapia «sintomatica», considerando che per risolvere il problema alla radice occorrerebbe azzerare (o quanto meno ridurre) lo stress. Se cambiare lavoro non è possibile, qualche stratagemma è comunque attuabile: iniziando la giornata con un'attività rilassante della durata di cinque o dieci minuti, incrementando le relazioni sociali e prestando maggiore attenzione agli stili di vita (dieta, attività fisica, no ai consumi di alcol e sigarette) e anche ai più piccoli campanelli d'allarme. Il nostro cuore (e non solo) ci ringrazierà.
Fonti
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).