Quello trascorso è stato il secondo miglior anno di sempre per i trapianti in Italia. Ma quasi un terzo dei cittadini si oppone alla donazione di organi
Il progresso (scientifico) dei trapianti d'organo è costante e diffuso in maniera omogenea. Ma adesso l'Italia, oltre a dover mantenere il trend del numero di interventi, è attesa da un profondo lavoro di sensibilizzazione della cittadinanza in materia di donazione. Se sul piano chirurgico e immunologico si riescono a vincere sfide prima improbabili, per dare speranza agli oltre ottomila connazionali in attesa di un organo occorre «impegnarsi» con la popolazione. Obbiettivo, nel rispetto delle volontà altrui, è quello di «rafforzare la cultura della donazione, ridurre il tasso di opposizioni e radicare la consapevolezza che il trapianto permette ai pazienti in attesa di tornare a una vita piena», per dirla con Massimo Cardillo, il presidente del Centro Nazionale Trapianti che ha snocciolato i dati italiani relativi al 2019.
Trapianto d'organo, morte cerebrale e coma: facciamo chiarezza
OLTRE 3.800 TRAPIANTI NEL 2019
Non è un record, quello raggiunto nel 2019. Ma il numero dei trapianti portati a termine lungo la Penisola lo scorso anno (3.813) è comunque di rilievo. Un dato inferiore soltanto a quello del 2017, quando gli stessi furono 3.950. Il maggior numero di interventi ha riguardato il rene (2.137), seguito dal fegato (1.302), dal cuore (245), dal polmone (153), dal pancreas (42) e dall’intestino (1). In ascesa anche l'attività di donazione e trapianto dei tessuti (cornea, osso, cute, valvole e membrana amniotica) e delle cellule staminali emopoietiche. Nello specifico, vale la pena di sottolineare l'aumento nei trapianti effettuati con un donatore vivente (364 nel 2019). In crescita anche gli interventi effettuati partendo da donatori «a cuore fermo» (64, rispetto ai 47 del 2018).
QUANTO TEMPO PUO' TRASCORRERE TRA
PRELIEVO DI UN ORGANO E TRAPIANTO?
DONAZIONI: RESISTE IL GRADIENTE NORD-SUD
Se si trapiantano più organi, vuol dire che ad aumentare è anche il bacino dei donatori. Alla fine del 2019, 2.766 italiani sono stati segnalati come possibili candidati al prelievo degli organi. Un dato in aumento (+3.8 per cento rispetto al 2018), «che indica una maggiore efficienza da parte del sistema», fa sapere il Centro Nazionale Trapianti. Detto questo, rimane forte la disparità territoriale. A fronte di una media nazionale di 22.8 donatori per milione di abitanti, a essere più solidali sono risultati (ancora una volta) gli abitanti delle regioni del Nord Italia. Una considerazione che, in linea generale, vale dalla Toscana (il dato arriva a 49.5 donatori per milione di abitanti) in su. Nel 2019 importanti risultati sono stati raggiunti in Emilia Romagna, dove i mancati consensi al prelievo degli organi si sono ridotti del 7 per cento. Quanto alle regioni meridionali, il numero più consistente di opposizioni è stato rilevato in Sicilia e in Calabria (quasi 1 decesso su 2 non è accompagnato dalla donazione degli organi). Sono migliorate invece le performance dell'Abruzzo e della Puglia, con la prima che oggi mostra un tasso di opposizione paragonabile a quello medio delle regioni settentrionali.
Cosa si intende per donazione samaritana?
ANCORA TROPPE OPPOSIZIONI
Quello delle opposizioni alla donazione rimane il tasto dolente della questione. Come tali, si intendono i rifiuti al prelievo, che possono essere comunicati dalla persona deceduta al momento del rinnovo della carta di identità o dai suoi familiari in rianimazione, una volta appreso il decesso di una persona cara (che non aveva chiarito in vita le proprie volontà). Il numero dei donatori potenziali - coloro che vengono segnalati nelle rianimazioni come possibili candidati al prelievo degli organi è aumentato dal 2018 (2.665) al 2019 (2.766). Al contempo, però, sono stati registrati 863 «no» alla donazione. A opporsi, di fatto, è stato quasi un terzo (31.4 per cento) dei pazienti deceduti con organi idonei per il prelievo. Un dato in aumento (+1.4 per cento) rispetto al 2018, che ha determinato il mancato trapianto di 122 persone. «Senza alcuna opposizione, nel 2019 sarebbero stati realizzati circa 2.200 trapianti in più», è quanto si evince dal rapporto del Centro Nazionale Trapianti (riportato integralmente nelle fonti).
Si può fare sport dopo un trapianto d'organo?
PIU' TRAPIANTI, MENO LISTE DI ATTESA
Sono 42 gli ospedali italiani che hanno effettuato trapianti nel 2019. Torino (360 interventi) si conferma in testa alla classifica nazionale, a seguire Padova (335) e Bologna (256). Per le singole specialità, il capoluogo veneto è risultato leader nei trapianti di rene (174), Pisa per il fegato (161), Milano Niguarda per il cuore (34), Milano Policlinico per il polmone (34) e Milano San Raffaele per il pancreas (9). La crescita dell’attività trapiantologica ha avuto un inevitabile impatto sulle liste d’attesa, i cui numeri risultano in flessione. Al 31 dicembre, i pazienti in attesa di un trapianto erano 8.615. Conferma per il rene come organo più «richiesto» (6.460 casi), seguito dal fegato (1.031), dal cuore (670), dal polmone (363) e dal pancreas (253).
La Fondazione Umberto Veronesi aderisce a:
Fabio Di Todaro
Giornalista professionista, lavora come redattore per la Fondazione Umberto Veronesi dal 2013. Laureato all’Università Statale di Milano in scienze biologiche, con indirizzo biologia della nutrizione, è in possesso di un master in giornalismo a stampa, radiotelevisivo e multimediale (Università Cattolica). Messe alle spalle alcune esperienze radiotelevisive, attualmente collabora anche con diverse testate nazionali ed è membro dell'Unione Giornalisti Italiani Scientifici (Ugis).